La bonifica del Mar Piccolo: migliorerà o peggiorerà
la situazione?!
L’operazione di bonifica che si intende attuare nel
Mar Piccolo prevede “la rimozione di sedimenti contaminati da PCB dal primo
seno in corrispondenza delle aree di mitilicoltura” (come scritto nel
Protocollo d’Intesa per interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e
riqualificazione di Taranto; Roma 26 luglio 2012). Per tale operazione sono
stati stanziati 21.000.000 di euro. La rimozione di sedimenti può essere
attuata solo mediante dragaggio dei fondali, operazione drastica e invasiva,
che produrrebbe una lunga serie di problemi di tipo ecologico ed economico.
A differenza di quanto molti pensano, il Mar Piccolo
di Taranto ospita una comunità sottomarina ricca di vita animale e vegetale. Il
patrimonio sommerso è di grande valore naturalistico per le innumerevoli specie
rare o protette dalla legislazione vigente (Convenzione di Barcellona, Convenzione
di Berna, Direttiva Habitat), come l’Ippocampo. E ancora più sconosciuto è il
fenomeno dell’autodepurazione del mare mediata dagli stessi organismi marini
che tendono lentamente a bonificare il sistema del Mar Piccolo con una serie di
processi naturali che degradano o immobilizzano gli inquinanti ambientali.
I dragaggi provocherebbero un notevole incremento
della torbidità dell’acqua e rimetterebbero in circolo inquinanti ormai
depositati sotto strati di sedimento, che tornerebbero ad essere
biodisponibili. Paradossalmente la “bonifica” produrrebbe un aumento della concentrazione
degli inquinanti nella colonna d’acqua. Inoltre, l’enorme volume di materiale rimosso
dal fondale marino e seriamente contaminato non solo da diossine e PCB ma anche
da metalli pesanti come il mercurio, dovrebbe essere necessariamente trattato e
smaltito. Gravi danni si avrebbero alle praterie di alghe e piante marine, e a
tutti gli organismi che crescono sul fondo e sulle strutture immerse degli
impianti di mitilicoltura. Danni si avrebbero anche ai mitili allevati che patirebbero
molto l’incremento della sospensione e dei contaminanti nella colonna d’acqua mobilizzati
dal dragaggio, e non potrebbero essere allevati nelle aree bonificate per un
lungo periodo di tempo. Infine, sarebbe del tutto annullata la capacità
naturale di autodepurazione del mare, così importante per ripristinare
condizioni ambientali soddisfacenti.
In parole povere “bonificare” significherebbe
peggiorare la situazione e contribuire a mettere in pericolo il delicato
equilibrio ecologico alla base del variegato ecosistema del Mar Piccolo.
Molto più appropriato sarebbe utilizzare la cospicua
somma di denaro stanziata per realizzare operazioni volte all’individuazione e
all’eliminazione delle fonti inquinanti che continuano tuttora ad aggiungere
inquinamento ad inquinamento. Nessuna bonifica ha senso se la sorgente
inquinante continua ad immettere sostanze pericolose nell’ambiente. Se si
bloccassero le molteplici fonti di contaminazione ambientale, il sistema “mare”
da solo riuscirebbe a bonificarsi, metabolizzando lentamente gli inquinanti
residui.
Rossella Baldacconi
PhD in Scienze Ambientali