Decreto
ILVA bis: si rischia un altro provvedimento scritto sotto dettatura
dell'azienda che sarebbe la pietra tombale per il risanamento degli impianti.
Durante l'audizione a Taranto con i rappresentanti delle Commissioni Ambiente e
Industria del Senato LEGAMBIENTE ha presentato le proprie
Osservazioni e Proposte di emendamento al decreto chiedendo profonde modifiche
Osservazioni
e proposte di Emendamenti pubbicate integralmente negli allegati al link
http://www.legambientetaranto.it/index.php/industria/item/221-decreto-ilva-bis-sono-necessarie-profonde-modifiche-si-rischia-un-altro-provvedimento-scritto-sotto-dettatura-dell'azienda-che-sarebbe-la-pietra-tombale-per-il-risanamento-degli-impianti.html
"La scelta del
commissariamento dell'Ilva di Taranto, inevitabile conseguenza delle gravi e
reiterate inadempienze dell'azienda nell'applicazione dell'Autorizzazione
Integrata Ambientale, è stata accolta da Legambiente come l'unica, estrema
possibilità di affrontare il risanamento degli impianti e del territorio
tarantino senza chiudere la fabbrica. Il Decreto 61, che andrà in discussione
al Senato nella versione modificata in senso peggiorativo dalla Camera dei
Deputati, rischia di diventare la pietra tombale del risanamento degli impianti
se non verrà profondamente emendato. Nel testo in discussione
si conferma ancora una volta, infatti, l'uso di particolare solerzia e
sensibilità per i provvedimenti che garantiscono l'azienda e la produzione
mentre si posticipano, se non si omettono del tutto, le attività a difesa della
salute e dell'ambiente".
È questo il commento
di Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente,
in occasione dell'audizione in Prefettura con i rappresentanti delle
Commissioni Ambiente e Industria del Senato, a cui ha partecipato la presidente
del Circolo Legambiente di Taranto, Lunetta Franco. Durante l'audizione
l'associazione ambientalista ha presentato le sue proposte di emendamento al
decreto 61 - il cosiddetto salva Ilva bis - che sarà a breve discusso al
Senato, chiedendo profonde modifiche a tutela della salute e dell'ambiente.
Secondo l'associazione ambientalista la
vicenda Ilva sta producendo una legislazione straordinaria in campo ambientale
che rischia di modificare i capisaldi dell'attuale normativa ambientale senza
la dovuta consapevolezza degli effetti che potrebbero prodursi nel nostro Paese
a scapito della difesa dell'ambiente e della salute, della
trasparenza delle procedure e dei contrappesi democratici a garanzia dei
cittadini. Tale
legislazione straordinaria sembra andare nel senso di un ulteriore
intollerabile allungamento dei tempi di attuazione delle prescrizioni imposte
dall'AIA e di un depotenziamento - se non proprio della eliminazione di
strumenti e figure, come la Valutazione del Danno Sanitario o il Garante - che
garantivano salute e ambiente fungendo da contrappeso alla
potenza di fuoco messa in campo dall'Ilva e da Federacciai in questa vicenda.
"Come leggere, se
non con questa prospettiva, lo slittamento di circa un anno dei termini per
l'applicazione dell'Aia? – denuncia
Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia - E il depotenziamento pressoché
assoluto della valutazione del danno sanitario presentata da Arpa Puglia, uno
degli elementi portanti dell'AIA emanata il 26 ottobre scorso?
Nel decreto in discussione la valutazione del danno sanitario, se anche desse
esiti catastrofici, non comporterebbe un riesame automatico dell'Aia che può
essere richiesto dalla Regione, ma può altresì essere negato dal Governo. Nello
stesso decreto si prevede che la valutazione del danno sanitario debba essere
conforme ai criteri metodologici - molto meno protettivi della salute pubblica
rispetto a quelli utilizzati da ARPA Puglia in base alla legge regionale -
stabiliti da un decreto interministeriale attualmente all'esame della Corte dei
Conti".
È bene ricordare - secondo Legambiente - che l'Ufficio Legislativo del
Senato, nel commentare il testo che andrà in discussione, evidenzia come
"la norma nasce da alcuni rilievi formulati dal Commissario straordinario
Enrico Bondi, il 27 giugno 2013 in una lettera inviata all'Arpa Puglia e al
Presidente della Giunta Regionale". Si tratta della lettera in cui si attribuiva al fumo e
al consumo eccessivo di alcool l'eccesso di tumori che si registra a Taranto,
lettera aspramente contestata da più parti sia nel contenuto –
i dati epidemiologici di Taranto rivengono da studi condotti da organismi al di
sopra di ogni sospetto quali l'Istituto Superiore di Sanità - sia nella forma,
considerata l'inopportunità che tali osservazioni siano state presentate da un
commissario nominato dal Governo appositamente per far fronte all'emergenza
sanitaria e ambientale del territorio tarantino.
Altrettanto
grave per Legambiente sarebbe la proposta di emendamento apparsa in alcune
indiscrezioni di stampa che, dopo sette anni di lavori e le contestazioni
dell'Unione Europea, abolisce l'iter di discussione e approvazione dell'Aia per
discariche, acque e rifiuti, prescrivendo che la stessa Aia per questi settori
dell'Ilva sia concessa entro 30 giorni dall'entrata in vigore della legge,
evidentemente senza alcuna possibilità di confronto con i portatori di
interesse. Anziché accelerare il normale procedimento per
giungere a un'Aia efficace e corretta, si bypassano le procedure, senza tener
conto della convenzione di Aarhus cui pure si fa appello nel decreto e il
coinvolgimento dei cittadini.
"Cosa dire di un decreto in cui non vengono specificati
i criteri di scelta del commissario consentendo di fatto che il Governo nomini
l'ultimo Amministratore Delegato dell'azienda commissariata? - conclude
Lunetta Franco, presidente di Legambiente Taranto -. Come leggere
ancora l'esonero della responsabilità del Commissario in merito all'attuazione
dell'Aia? E la deroga per cui è sufficiente che la stessa struttura
commissariale presenti i piani e che i piani vengano approvati da un ministro
perché di fatto salti la possibilità che venga revocata l'AIA e, con ciò, il
deterrente della chiusura dell'impresa? Chi
garantirà i cittadini sull'attuazione dell'AIA? Dove si
attaccherebbe un eventuale intervento della magistratura? Con
questo decreto il governo, anzi persino uno o due ministri, avoca a sé
qualsiasi decisione con semplice decreto ministeriale o del Presidente del
Consiglio. Per questo motivo Legambiente chiede che il decreto sia
profondamente modificato a tutela della salute e dell'ambiente di Taranto.
I cittadini non si fidano più dei loro rappresentanti, perché le loro decisioni
sono troppo spesso prese sulla loro pelle. Questa
è veramente l'ultima occasione per dare una svolta alla drammatica situazione
di Taranto e a decenni di omissioni e protezioni nei confronti del polo
siderurgico. Il Senato non perda questa occasione".
Legambiente Taranto
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