Il commissario straordinario dell'Ilva Enrico Bondi ha dichiarato alle
commissioni riunite Ambiente e Attivita' produttive che per quanto
riguarda i recenti picchi di polveri nel quartiere Tamburi, sopra i limiti,
essi in gran parte sarebbero riconducibili alla sabbia sahariana.
La sabbia sahariana e' dunque responsabile dell'eccesso di polveri a Taranto?
Per verificarlo, siamo pertanto andati a fare un sopralluogo nella casa dove e'
deceduto per tumore il signor Peppino Corisi. E' una delle case che dista di
meno dall'Ilva.
Una semplice calamita smentisce il dott. Enrico Bondi. Il video e' chiarissimo.
Se le case fossero piene di polveri del Sahara, esse non sarebbero nere e non
si attaccherebbero alla calamita.
Una sarcastica smentita delle affermazioni di Bondi e' quindi da oggi online in
un filmato spettacolare girato per conto di PeaceLink da Luciano Manna.
La smentita e' talmente lampante che solo dei ministri e dei parlamentari
ciechi e chiusi mentalmente - come i cardinali di fronte al telescopio di
Galileo - potrebbero dare peso alle parole di Bondi.
Il filmato e' online su:
http://www.peacelink.it/ecologia/a/38650.html
L'affermazione del commissario straordinario dell'Ilva Enrico Bondi nel video
viene commentata dalla gente del quartiere Tamburi in un luogo simbolico: la
casa della famiglia Corisi. All'esterno di quella casa il signor Peppino Corisi
decise di far affiggere sotto la finestra - per la sua morte dovuta al cancro -
un coraggiosa targa con la scritta: "Ennesimo decesso per neoplasia
polmonare".
La moglie del signor Corisi (visibile nel filmato) ricorda che in quella casa
ci e' andata ad abitare quando aveva 4 anni e adesso lei ne ha 64. Quindi la
casa e' del 1953. In quell'anno non esisteva l'acciaieria (l'avvio della
costruzione dell'Italsider di Taranto e' del 1960) ma una vasta distesa di
campagna e di olivi. La casa della famiglia Corisi - dove e' stato realizzato
il filmato - rientra in un piano pubblico di edilizia residenziale e a quel
tempo i bambini uscivano dalle case e andavano a giocare e a fare merenda sotto
gli alberi nella zona dove oggi produce l'Ilva.
Questo smentisce chi ancora oggi diffonde la falsa voce che il quartiere
Tamburi sarebbe stato costruito abusivamente "dopo" l'acciaieria e a
ridosso di essa.
Una annotazione tecnica: la presenza di sabbia sahariana e' stata
effettivamente registrata dall'Arpa a Taranto. Ma e' un fenomeno che non ha
determinato alcun inquinamento e nessun allarme a Taranto. L'Arpa e' in grado
di separare gli eventi sahariani e di defalcarli dal calcolo annuo dei
superamenti delle polveri sottili (PM 10).
Il fatto che le polveri del Sahara arrivino a Taranto significa che - quando il
vento soffia in direzione opposta - le polveri del parco minerali dell'Ilva
possono arrivare a inquinare anche il Sahara. Ilva si conferma quindi una fonte
inquinante transfrontaliera.
Se il Sahara non "inquina" Taranto, l'Ilva puo' invece inquinare a
elevate distanze per via dei venti.
Anche per tale motivo il parco minerali - dove sono accumulate le polveri
dell'Ilva - va assolutamente coperto.
Abbiamo invece l'impressione che il piano di Bondi non preveda la copertura del
parco minerali. Infatti appare non attendibile il commissario Bondi quando
parla di un impegno di economico di soli 1.800 milioni di euro sul
triennio 2013-2015 per allineare l'Ilva alle prescrizioni dell'AIA
(Autorizzazione Integrata Ambientale). La copertura del parco minerali, da cui
derivano le polveri che inquinano il quartiere Tamburi, da sola comporta un
impegno di spesa di circa un miliardo di euro. Come fa Bondi a coprire anche i
parchi minerali se con 1.800 milioni di euro se ben 1000 milioni servirebbero
al parco minerali? Con gli 800 milioni esistenti e' assolutamente impossibile
portare a termine i restanti interventi dell'Aia previsti per gli impianti
dell'area a caldo, per non parlare della non procrastinabile attuazione
dell'Aia relativa agli scarichi in acqua e alle discariche.
Quindi chiediamo a Bondi: quanto prevede di spendere per coprire i parchi
minerali?
Alessandro Marescotti
Presidente di PeaceLink
www.peacelink.it