Al Presidente del Consiglio dei
Ministri Enrico Letta
Piazza
Colonna
00187
ROMA
Al Ministro dell'Ambiente Andrea Orlando
Via Cristoforo
Colombo, n. 44
00147 - Roma (Italia)
Al Ministro dello Sviluppo Economico Flavio Zanonato
Via Veneto 33
00187 Roma
Ai Parlamentari tutti
Piazza
Montecitorio
00147 Roma
e, p.c.
Sindaco di
Taranto Ippazio Stefano
Piazza Castello
Taranto
Presidente Regione Puglia Nichi Vendola
Lungomare Nazario Sauro, 33
70121 Bari
Oggetto: Questione Ilva-Taranto –
decreto legge cd salva-Ilva bis
Siamo
cittadini attivi di Taranto e provincia,
con la presente intendiamo sottoporre alla vostra
attenzione alcune considerazioni in merito al recente intervento legislativo
adottato dal governo nella nota vicenda legata allo stabilimento Ilva di
Taranto. Ancora una volta, non riteniamo condivisibile il provvedimento nel suo
complesso, visto che l’emergenza sanitaria e ambientale nella quale versa la
città di Taranto, richiederebbe il fermo degli impianti inquinanti, quantomeno
per tutto il tempo necessario a ristabilire una produzione che non sia
portatrice di danni irreparabili all’uomo e all’ambiente.
Nel rapporto diffuso da Arpa Puglia sulla valutazione del
danno sanitario che, vogliano sottolineare, tiene conto dei rischi tumorali
legati alla sola inalazione delle sostanze inquinanti, è riportato che la piena
applicazione dell’Aia ridurrà del SOLO 50% il rischio di contrarre
malattie oncologiche della popolazione adulta; non viene, quindi considerato
che la stessa concentrazione può essere decine di volte più pericolosa per
bambini con una superficie corporea di molto inferiore a quella degli adulti,
anche perché colpisce organismi in fase di crescita.
Solo questo rapporto che, per la prima volta “fotografa” il
futuro dovrebbe spingere un Governo a chiudere uno stabilimento che provoca
malattie e morte, invece si preferisce salvaguardare gli interessi della
famiglia Riva e non quelli dell’intera popolazione di Taranto.
Per queste ragioni, la
scelta di nominare commissario straordinario prevista nel decreto legge, nella
persona del dott. Enrico Bondi appare sconcertante ed in conflitto con gli
obiettivi del decreto 61.
Ed infatti, come noto e come riportato dagli organi della
stampa, Enrico Bondi è stato scelto dalla proprietà dell'Ilva, dapprima come
consulente a fine dello scorso anno, per poi essere nominato dalla stessa
proprietà membro del cda nell'aprile 2013, incarico ricoperto fino alle
dimissioni dello scorso 25 maggio 2013.
Ultimo atto compiuto dal Enrico Bondi come rappresentate
della Ilva spa, secondo quanto appreso dalla stampa, è la firma sulla richiesta
al Tribunale di riesame del provvedimento di sequestro disposto dal Gip di
Taranto di circa 8 Mld di euro nei confronti delle società del Gruppo Riva.
Ora anche un osservatore disattento, potrebbe notare una
certa distonia tra quanto dichiarato dal governo e quanto effettivamente
posto in essere con la nomina di Bondi.
Da una parte infatti si vuole intervenire per porre fine all'inerzia
dell'azienda, dando un segnale di discontinuità, dall'altra si chiama al timone
dell'azienda per la gestione commissariale, un soggetto che di quella inerzia è
in qualche modo responsabile.
Con la nomina di Bondi, la continuità non appare solo formale,
ma anche sostanziale.
È stata ormai conclamata l’omissione da parte dell'azienda
rispetto alle prescrizioni dell'AIA ed anzi nell'ordinanza del GIP, che siamo
certi le SS.VV. avranno letto attentamente, si apprende che l'azienda non era
neanche dotata dei necessari strumenti atti a prevenire infortuni anche
mortali, come gli ultimi tre episodi recentemente avvenuti.
Ci piacerebbe dunque sapere se si è tenuto debitamente
conto del fatto che Bondi potrebbe essere chiamato a rispondere di queste
omissioni, in quanto membro del cda, visto che peraltro, a quanto risulta, la
situazione non è migliorata con la consulenza del dott. Bondi.
D'altronde perché Bondi, e l'intero cda, si sarebbe dimesso
dall'incarico?
Viene poi da chiederci come può il governo che dichiara di
non fidarsi più dell'azienda (peraltro dopo aver assicurato tutti a parole
sulle buone intenzioni della proprietà), e poi affidarne la gestione
straordinaria a chi di quella azienda ha fatto parte prima come consulente e
poi come membro del cda!
Inoltre, che Stato è quello che affida la gestione
commissariale a chi, quale ultimo atto come membro del cda, ha posto la firma
sul ricorso avverso una decisione di un organo dello Stato stesso?
Forse la risposta è nel comma 11 dell'art. 1 del decreto
salva Ilva bis:
11. Il
giudice competente provvede allo svincolo delle somme per le quali in sede
penale sia stato disposto il sequestro, anche ai sensi del decreto legislativo
231 del 2001, in danno dei soggetti nei cui confronti l'autorità amministrativa
abbia disposto l'esecuzione degli obblighi di attuazione delle prescrizioni
dell'aia e di messa in sicurezza, risanamento e bonifica ambientale, nonché
degli enti o dei soggetti controllati o controllanti, in relazione a reati
comunque connessi allo svolgimento dell'attività di impresa.
Le predette somme sono messe a disposizione del commissario e vincolate alle
finalità indicate al periodo precedente.
A parer nostro il governo ha sostanzialmente accolto la
richiesta di riesame firmata dal dott. Bondi, come rappresentante dell'azienda,
restituendo allo stesso Bondi, come rappresentante del governo, i soldi
sequestrati.
Con questo pseudo
commissariamento dunque, si è voluto ancora una volta scavalcare completamente
l'ordine di competenze previsto dalla Costituzione, ma del resto gli
orientamenti “all’avanguardia” della nostra Corte Costituzionale li conosciamo.
A questo punto, non ci
stupiremmo se come sub commissari vengano nominati Ferrante e De Iure, così da
ricomporre il cda.
Di conseguenza è legittimo pensare che tale invasione di
competenza possa sia giustificata dalla previsione del vincolo delle somme
sbloccate da destinare al risanamento.
Infine, alla luce della notizia fonte stampa del rinvio a
giudizio di E.Bondi per reato di falsa testimonianza nell’affaire “dossier
Telecom”,ritieniamo inopportuna la nomina dello stesso a Commissario, visto il
delicatissimo ruolo nella gestione della questione ILVA.
Ci piace concludere con
le parole di ROBERT KENNEDY:
“Non troveremo mai un fine per la nazione né una
nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del benessere economico,
nell'ammassare senza fine beni terreni.
Non possiamo misurare lo spirito
nazionale sulla base dell'indice Dow-Jpnes, nè i successi del paese sulla base
del Prodotto Interno Lordo.
Il PIL non tiene conto della salute
delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei
loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia o la
solidità dei valori familiari, l'intelligenza del nostro dibattere o l'onestà
dei nostri pubblici dipendenti. Non tiene conto né della giustizia nei nostri
tribunali, né dell'equità nei rapporti fra di noi.
Il PIL misura tutto, in breve, eccetto
ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta.
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