SE
TARANTO FOSSE COSI' IMPORTANTE PER L'ECONOMIA ITALIANA,SE DAVVERO IL PROFITTO
VALE PIU' DELLA VITA E DEI CITTADINI SE DAVVERO LO STATO ESISTESSE E VOLESSE IL
BENE DELLE PERSONE,TARANTO NON AVREBBE IL 40% DI DISOCCUPAZIONE,AVREBBE I
TRENI,LE NAVI,L'AEREOPORTO,UN ECONOMIA FLORIDA,SERVIZI E STRUTTURE
D'AVANGUARDIA,OSPEDALI,PARCHI,NEGOZI IN PIENA ATTIVITA' VI SAREBBE UNA NO TAX
AREA,SI RICONVERTIREBBERO L'INDUSTRIE CHE INQUINANO E SI PAGHEREBBERO
ALLA CITTA'LE ROYALITS PER I DANNI AMBIENTALI SUBITI,ECC.ECC..ED INVECE NO
...NOI SIAMO SACRIFICABILI,I NOSTRI FIGLI,I NOSTRI CARI DEVONO SUBIRE QUESTA
VERGOGNA,QUESTA VIOLENZA,QUESTO GENOCIDIO DEGNO DI BOPHAL SENZA NEPPURE AVERNE
NULLA IN CAMBIO,SENZA AVERE VOCE SULLE SCELTE,SENZA POTERSI RIBELLARE PERCHE'
IN GRAN PARTE IGNARI O DISINFORMATI..
CHIEDO A TUTTI UN ATTO DI COSCIENZA COLLETTIVA IN NOME DI UNA CITTA' DESTINATA
PER DECRETO LEGGE AD ESSERE DISTRUTTA INSIEME AI SUOI ABITANTI IN UNA GUERRA
NON DICHIARATA DI COLONIALISMO FEROCE NATO SULL'ILLEGALITA' E SUL SOPRUSO..IL
NS GRIDO DISPERATO E' ..AIUTATECI!!
Durante la riunione straordinaria convocata ieri a Bari dal governatore della
Puglia Nichi Vendola sulla vicenda Ilva, il dottor Sante Minerba direttore
dell’Unità Operativa di Statistica ed Epidemiologia della ASL/TA (che
ringraziamo per la sensibilità mostrata nei confronti della nostra testata), ha
illustrato alcune slide inerenti il registro tumori di Taranto, che lo scorso
27 marzo (insieme a Lecce) ha ottenuto l’accreditamento ufficiale da parte
dell’AIRTUM. L’accreditamento delle prime due sezioni del Registro Tumori
Puglia è avvenuto nel corso della XVII riunione annuale dell’Associazione
Italiana dei Registri Tumori che si è svolta lo scorso marzo a Bolzano.
All’accreditamento possono accedere solo
i registri che abbiano completato i dati di incidenza delle malattie
neoplastiche per almeno tre anni consecutivi. Il percorso di accreditamento ha
visto la Commissione di Valutazione sottoporre ad un lungo esame i registri
leccese e tarantino, guidati il primo dalla dr.ssa Anna Melcarne (responsabile
della UO Registro Tumori della ASL di Lecce) con il dr. Fabrizio Quarta
(direttore della UO di Statistica ed Epidemiologia della ASL di Lecce) e il
secondo dal dr. Sante Minerba (direttore della UO di Statistica ed
Epidemiologia della ASL di Taranto) con la dott.ssa Mincuzzi Antonia.
I dati del registro tumori di Taranto,
che riguardano il triennio 2006-2007-2008, evidenziano un dato certo ed
inconfutabile: il SIN di Taranto (che comprende Taranto e Statte) presenta dati
di incidenza superiori, per alcune tipologie di tumori, negli uomini che nelle
donne, se confrontati sia con i dai del resto d’Italia sia con quelli del
Sud Italia e delle Isole.
Negli uomini nel SIN di Taranto si
registra un’incidenza superiore rispetto resto della provincia ionica, per i
tumori di testa e collo (+32%), colon e retto (+23%), fegato (+39%), pancreas
(+38%), polmone (+58%), melanoma cutaneo (+89%), mesotelioma (+296%), (
prostata (+15%), rene e vie urinarie (+93%), vescica (+30%), linfoma non
Hodgkin (+45%), per un totale di +30% sul totale dei casi osservati. Nelle
donne invece, si registra per lo stomaco un clamoroso +108%, +13% per colon e
retto, +84% per il fegato, +50% per il polmone, +32% per melanoma cutaneo, +27%
per la mammella, +69% per il corpo dell’utero, per un +20% sul totale dei casi
osservati (esclusi cute e tumori non maligni del SNC).
Queste percentuali sono da riferirsi al
numero atteso di confronto. Per esempio: se per il mesotelioma l’atteso
sarebbero 3 casi, noi osserviamo nel SIN di Taranto 12-13 casi per il triennio,
il che equivale a circa un 300% di eccesso. Se confrontiamo i dati della
provincia con il resto d’Italia e il Sud/Isole i dati di incidenza sono
leggermente inferiori rispetto a quelli osservati dal confronto SIN-resto della
provincia ionica, ma pur sempre significativi.
Dati terrificanti, di fronte ai quali
bisognerebbe semplicemente fermarsi. Restando in silenzio per il rispetto del
dolore e della sofferenza che essi portano con sé. Quei dati raccontano la
storia drammatica di questa città, dopo anni ed anni di inquinamento prodotto
dalla grande industria e dalla Marina Militare. E le previsioni per il futuro
non sono di certo migliori. Dati che spiegano, meglio di qualsiasi teoria
economica e politica, il perché questo territorio deve essere liberato dalla
presenza invasiva e coloniale (aggettivo che usammo oltre quattro anni fa dopo
l’ennesima presentazione del Rapporto ambiente e sicurezza dell’Ilva del 2009)
degli impianti industriali.
Ciò detto, sentiamo il dovere morale di
ringraziare ancora una volta coloro i quali hanno lavorato e continuano a farlo
con grande ostinazione e passione, alla realizzazione del registro tumori di
Taranto: persone a cui l’intera comunità tarantina dovrà sempre essere
riconoscente. Antonia Mincuzzi (Dirigente Medico S.C. Statistica Epidemiologia
ASL TA Settore Registro Tumori e Studi Epidemiologici coordinatore attività del
Registro Codificatore), Simona Carone (Biologa, con contratto di collaborazione
con l’IRCCS Oncologico di Bari Rilevatore e codificatore), Margherita
Tanzarella (Operatore con contratto di collaborazione con l’IRCCS Oncologico di
Bari Rilevatore e collaboratore nelle attività di codifica) e Giuseppe Leone
(DirigenteAmm.vo S.C. Statistica Epidemiologia ASL TA Informatico Supporto
Informatico. Il tutto sotto la supervisione di Sante Minerba (Direttore Medico
S.C. Statistica Epidemiologia ASL TA Resp.le Registro, Codificatore). Anche
questa è la Taranto migliore da salvare e da cui ripartire.
Bene.
A quanto pare siamo alla resa dei conti. Dopo l’attuazione del decreto
(trasformato subito in legge) denominato “Salva-Ilva”, pareva che la stampa
nazionale avesse cancellato Taranto dalle proprie mappe, sin dal giorno dopo.
Adesso si riaffaccia, salvo rari casi, in modo clamoroso, invadente e
partigiano, facendo dichiarazioni degne di querela e riconducibili al più basso
e meschino terrorismo mediatico, senza che venga mai fatta menzione dei malati
di tumore, dei picchi di SLA, delle altre malattie direttamente riconducibili
all’inquinamento industriale, dei morti, delle morti bianche, del DNA
geneticamente modificato, dello sporco ricatto, degli interessi bancari, delle
lobbies laiche e clericali che si muovono all’ombra del ferro vecchio e di
tutto il fecciume che dentro e attorno ad esso gravita. Inoltre, i 12.000
lavoratori diretti dello stabilimento Ilva di Taranto, assieme ai circa 3.000
colleghi dell’indotto, sono diventati, all’improvviso, 20.000, 30.000, 40.000,
assestandosi, almeno fino a ieri, sul piano dei 50.000!!! Peccato, però, che
l’ammontare complessivo dei lavoratori dell’intero Gruppo Riva sparsi per il
mondo superi di poco le 20.000 unità. Forse aveva ragione William Burroughs
quando diceva: “Nulla è vero, tutto è permesso”. Ora, fermo restando che la
VITA e la DIGNITA’ di ogni singolo lavoratore siano SACRE e vadano tutelate, a
rischio di sembrare campanilista, non posso fare di un’erba un fascio. Non
posso considerare sullo stesso piano i lavoratori di Taranto, quelli di Genova
e compagnia cantante, perché sono solo i LAVORATORI TARANTINI ad essere
sottoposti a condizioni di lavoro da terzo mondo e costretti ad UCCIDERSI e ad
UCCIDERE per un tozzo di pane avvelenato. E’ facile alzare la “bandiera comune
del lavoratore” quando ci fa comodo, arte nella quale i sindacati sono maestri.
Eh, no! Questa volta no! Il lavoratore resta sempre un lavoratore solo e fino a
quando conserva pari dignità di UOMO LIBERO!!! A Taranto non esiste!!! Ecco
perché i nostri lavoratori sono differenti! Ecco perché chiedo a tutti gli
altri di avere la decenza di tacere!!! Quando si paventava la chiusura di
Taranto, a Genova scoppiava l’inferno. E’ forse scoppiato l’inferno quando
morivano i tre lavoratori nostrani negli ultimi mesi? E’ forse scoppiato
l’inferno allorquando veniva denunciato l’ennesimo caso di tumore e/o di
malattia rara o si srotolava per la città l’ennesimo corteo funebre? E’ forse
scoppiato l’inferno quando migliaia di lavoratori perdevano il lavoro a causa
del ferro-vecchio? Direi proprio di no. La solidarietà, cari amici, è come un
boomerang: se vuoi che torni, devi prima lanciarla. Per cui, senza offesa,
limitiamoci a parlare di Taranto. In tutto questo, nel grande festival
dell’ipocrisia e della pochezza d’animo, la grande guerra dei numeri non serve
ad altro che a scatenare l’indignazione popolare, terreno fertile sul quale
creare le basi per l’avallo alle soluzioni che il governo sta maturando.
Immagino!!!… Qui a Taranto già si parla ironicamente dell’ennesima “supposta”.
Ma ormai siamo in primavera e l’estate è ormai alle porte, motivo per il quale
reputo che il consumo di paracetamolo possa ritenersi ormai esaurito, proprio
come la nostra pazienza. Ringraziando dunque il governo per il siluro
medicamentoso che si appresta a rifilare alla città dei due mari (mi si
consenta la legittima diffidenza), preferisco restituire il gentil dono,
avanzando proposte esplicite che, seppur a titolo personale, sono certo che
interpretino gran parte della volontà popolare. 1) A fronte della gravissima
situazione sanitaria e ambientale in cui versa la città di Taranto e la sua
provincia, gli impianti inquinanti vanno immediatamente bloccati senza se e
senza ma, in quanto causa di malattia e morte. A tal riguardo ritengo
direttamente responsabili delle emissioni inquinanti degli ultimi mesi tutti
coloro che, con noncuranza o malafede, abbiano fatto in modo che si perpetrasse
il reato, ministero dell’ambiente in primis. In più tutti coloro che, nel
recente passato e in quello più remoto, avrebbero dovuto vigilare e non lo
hanno fatto per colpa o per dolo. 2) Una volta bloccati gli impianti, si
profilano due soluzioni: a) Abbattimento degli stessi, bonifica e riconversione
dell’intera area, impiegando gli stessi lavoratori Ilva, più qualsiasi
professionalità (tarantina) si ritenga necessaria al delicatissimo e durevole
lavoro in oggetto. b) Se si ritiene che l’acciaio tarantino sia così
indispensabile per l’economia del paese, si provveda dunque ad abbattere tutti
gli impianti obsoleti, per costruirne altri ex novo (sempre con l’utilizzo di
manodopera tarantina). Una volta superata questa fase, gli impianti verranno
sottoposti a test specifici e potranno entrare a regime solo se assolutamente
NON INQUINANTI, quindi esulando da qualsiasi norma scritta per l’occasione ad
hoc. A Taranto non sarà più tollerato nemmeno un nanogrammo di inquinante
riconducibile alla grande industria, e che sia ben chiaro, a scanso di
equivoci. Inoltre, qualora si dovesse procedere in questa direzione, dovrà
essere corrisposta ANNUALMENTE alla città di Taranto, oltre alle tasse
territoriali, una somma pari a 500 milioni di euro, rivalutata annualmente
secondo l’aggiornamento ISTAT, a titolo di compensazione per lo sfruttamento
territoriale corrente e di quello passato, e a titolo di risarcimento per il
gravissimo danno subito in termini di malattie, morti e impoverimento indotto
causati sia dalla gestione statale che da quella privata per più di 50 anni. In
entrambi i casi (vedi punto 1 e punto 2), dovranno essere immediatamente
avviati e completati i lavori per il porto turistico (per ospitare navi da
crociera in Mar Grande) e attivato al traffico passeggeri l’aeroporto di
Grottaglie (Ta), Arlotta. Inoltre, Taranto dovrà essere proclamata NO TAX AREA
per un periodo di almeno 15 anni, sempre a titolo di risarcimento e perché la
grande industria, anche qualora non dovesse inquinare, resta comunque una
presenza poco gradita a causa del suo pregresso storico e perché un’offesa al
senso estetico di questa perla. Considerando le gravissime responsabilità in
questione e a fronte degli sconfinati interessi che lo Stato Italiano cova su
questo territorio, lo stesso trattamento vale per tutte le altre consorelle non
gradite, attualmente presenti. L’ENI dovrà essere sottoposta a controlli
accuratissimi. Anche per questa azienda ci sarà “tolleranza zero”. Se i
controlli (inquinamento zero) non dovessero essere superati, gli impianti
dovranno essere bloccati immediatamente e valutare come nel precedente punto 1,
2/a e/o 2b. In merito alla materia risarcitoria e compensativa, anche qualora i
controlli fossero superati, se vorrà restare (sottolineo, sempre ammesso che
non inquini), dovrà corrispondere, oltre a quanto già previsto, royalties
territoriali consistenti in un abbassamento drastico e perpetuo del costo della
benzina su tutto il territorio cittadino, con un valore di riferimento per la
benzina verde di non oltre 1 euro a litro (con adeguamento annuale di non oltre
il 5%). Oltre a beneficiarne direttamente i cittadini, si creerebbe un flusso
non indifferente di avventori forestieri che, allettati dalla possibilità di
fare un pieno a cifre ragionevoli, approfitterebbero per visitare la città, con
tutte le conseguenze positive del caso. Si dia per scontato, a fronte di quanto
testé detto, che non verrà concessa autorizzazione ad ampliamenti che possano
ulteriormente sacrificare questo territorio (no a Tempa Rossa, no alle
trivellazioni, no al parco eolico in Mar Grande.) Parimenti per Cementir (alla
quale va subito interdetta l’autorizzazione a smaltire rifiuti) e qualsiasi
altra forma inquinante presente su territorio tarantino. Dovranno essere tutte
sottoposte alle stesse considerazioni del punto 1 e del punto 2, corresponsione
delle royalties compresa (in questo caso da stabilirle singolarmente). In
merito all’Arsenale e alla Marina Militare, si provveda immediatamente alla
corresponsione e alla restituzione alla città di aree di cui si è fatto uso
oltremodo, oltre a quelle già previste dalle attuazioni in corso. L’Arsenale, a
fronte del fortissimo ridimensionamento occupazionale patito negli anni, non ha
più necessità di estendersi su un’aria sconfinata della città, per cui si
provveda ad abbattere il muro denominato “muraglione”, restituendo uno degli
affacci più belli del mondo. Si provveda anche alla “restituzione” delle isole
Cheradi, assolutamente indispensabili per una città a vocazione turistica e,
allo stato attuale, assolutamente in disuso. Si provveda, altresì, allo
sgombero immediato di qualsiasi postazione dal Mar Piccolo, del cui
inquinamento è corresponsabile la stessa MM. Si provveda, altresì, alla
bonifica della nave militare Vittorio Veneto, attualmente in Mar Piccolo,
affinché diventi nave museo visitabile dai turisti (a Parigi ho pagato 10 euro
per vedere un sommergibile in secca!!!). Inoltre, sulla scia dell’eccellente
lavoro avviato e continuato dall’ammiraglio Ricci in merito alla
ristrutturazione del Castello Aragonese, e auspicando una serena e corretta
convivenza con la Marina, si invita la stessa ad aprire le porte della base
navale un giorno alla settimana, per consentire ai turisti la visita di navi e
quant’altro si ritenga lecito. Considerata le gravità in questione e l’enorme
mole di interessi dello Stato Italiano su questo territorio già ampiamente
sfruttato e martoriato da oltre un secolo di colonialismo scellerato e
assassino, confido che i diretti responsabili della sua gestione attuale
vogliano cogliere in Taranto una straordinaria opportunità, riconoscendole
quanto dovutole. E sempre poco sarà!!! Credo di essere ragionevole. O SI CAMBIA
REGISTRO, O TARANTO SI SENTIRA’ AUTORIZZATA, ai fini della propria
sopravvivenza (diritto sacrosanto), A VOLTARGLI LE SPALLE! Una minaccia? No,
solo un pacato consiglio! TARANTO LIBERA!!!”