Il Movimento 5 Stelle per iniziativa del Deputato Portavoce
Diego De Lorenzis, ha depositato una interpellanza sulla vicenda Ilva per
chiedere al Governo come intende procedere per la vertenza che riguarda
l’industria collocata di fianco alla città di Taranto.
Ancora una volta riscontriamo dal mondo politico in generale,
volontà che sembrano mostrare maggiore interesse alla produzione dimenticando
la salute degli operai, dei cittadini e la tutela dell’ambiente. La politica,
si dimentica presto dei bambini del quartiere Tamburi che durante le ore diurne
a scuola respirano aria non certo pura e che non possono giocare nelle poche
aree verdi disponibili a causa dell’inquinamento, la politica si dimentica di
donne e uomini che ogni giorno spazzano elevate quantità di polveri minerarie
dalla propria abitazione, si dimentica presto degli eventi di malattia e morte,
che nessuno ha dimostrato essersi arrestati.
Così come ormai sembrano dimenticati dal mondo politico le
attività lavorative già esistenti che hanno subito fortissimi danni come le
piccole e medie imprese del mondo agricolo, dell’allevamento e della
mitilicoltura. Imprenditori e lavoratori non tutelati da sindacati che non solo
hanno subito l’inerzia dei politici e il veleno dell’inquinamento ma che
ancora oggi non hanno avuto una indennità adeguata per i danni subiti.
La politica è sempre intervenuta malissimo nella vicenda
Ilva, con estrema miopia a riguardo dei problemi ambientali e della salute.
Leggendo le 46 pagine del decreto di sequestro
preventivo del 22 maggio 2013 firmato dal GIP di Taranto, Patrizia Todisco, si
apprende di come la situazione di oggi, non sia differente rispetto a prima
dell’intervento legislativo del “Salva Ilva”.
Scoprendo il testo depositato dal GIP ci si accorge che se da
una parte, quindi, c’è veleno per chi è fuori dalla fabbrica, invece per chi
è dentro oltre al veleno da respirare, ci sono anche impianti che non
garantiscono la sicurezza per chi ci lavora e le morti dei lavoratori avvenute
in questi ultimi mesi, sarebbero dovute soprattutto a quest’ultimo aspetto.
A questa situazione tragica, si somma adesso anche la
consueta minaccia di instabilità lavorativa che subiscono perpetuamente gli
operai, questa volta l’intero Consiglio di Amministrazione dell’Ilva Spa si è
dimesso e si è in attesa da Palazzo Chigi della soluzione al problema.
Ripetutamente le decisioni vengono prese lontano da Taranto e
dai suoi abitanti, ignorati per l’ennesima volta dalla politica a tutti
livelli, compresa quella regionale del governo Vendola che preferisce discutere
di Ilva a Bari e non a Taranto.
E mentre tutte le amministrazioni si interrogano sul come
fare per far continuare, e non si sa ancora per quanto tempo ancora, a produrre
acciaio da un impianto enorme, obsoleto, troppo vicino alla città, che si è
dimostrato fino ad ora deleterio per qualsiasi organismo vivente, fortemente
energivoro, che si impossessa di diverse decine di milioni di metri cubi di
acqua appartenenti al territorio, che produce immense quantità di rifiuti
speciali, che con la sua attività, pregiudica le alternative economiche, in
questo stato dei fatti, nessun politico pensa alla pianificazione e al futuro
di Taranto.
Per questo si chiede tramite l’interpellanza ai ministri
dell’Ambiente e dello Sviluppo Economico,
- se non ritengano opportuno
valutare metodologie di conversione industriale della produzione di acciaio
attraverso l’utilizzo di nuove tecnologie quali il Corex e il Finex.
-se non ritengono procedere come è avvenuto a Genova,
attuando la chiusura dell’area a caldo, per salvaguardare l'ambiente e la
salute della cittadinanza;
- se non ritengano possibile procedere ad una riconversione
economica dell’area, guardando ad esempi virtuosi come il modello di
Pittsburgh, di Bilbao o della valle della Rhur;
- se non reputino necessario adottare delle misure volte a
garantire il reddito dei lavoratori, anche alla luce delle recenti dimissioni
del consiglio di amministrazione.
Pianificare il futuro di Taranto darebbe risposte sensate
al presente di una città troppo spesso sacrificata ad un’idea maledetta di
sviluppo!
Roma
2 Giugno 2013