"Quando inaugurerete questo benedetto centro di sinologia?"
venerdì 12 aprile 2013
lettera aperta al Presidente della Provincia, Gianni Florido, ed invito partecipazione dibattito referendum 14 aprile
da CrispiusSantorius
28 marzo 2013 OGGETTO: Invito partecipazione dibattito referendum 14 aprile
Al Presidente della Provincia di Taranto Giovanni Florido, Egregio Presidente, ho il piacere di inviarLe, con la speranza di un suo apprezzamento, la nota stampa esplicativa riguardante l’iniziativa editoriale “TARANTO: REALTA’ E PROSPETTIVE” che la Redazione di Jo Tv organizza in occasione della celebrazione dell’imminente referendum (14 aprile 2013) consultivo sulla permanenza o meno dello stabilimento siderurgico. La sua esperienza, prima come dirigente sindacale confederale e poi come amministratore di lungo corso della Provincia, La aiuta a leggere e interpretare la drammatica realtà del conflitto in atto tra gli interessi della grande industria a ciclo integrale e la popolazione civile. Si tratta di una matassa intricata, difficilissima da dipanare qui ed ora, vista l’imminente celebrazione del referendum del 14 aprile. Eppure sulla vicenda spinosa del rapporto tra interessi della grande industria e quelli della città, Lei, in più occasioni, ha opportunamente pronosticato la creazione di centri di ricerca scientifica applicata “di eccellenza”, tra i quali miglior fichi del bigoncio il Parco Tecnologico Scientifico e il Centro per alti studi di Sinologia (scienza che si occupa dello studio del cinese mandarino, della letteratura, della storia cinese). Di questi, il Parco Scientifico Tecnologico è stato rilegato nel compendio del CISI Taranto a via del Tratturello tarantino a Paolo VI e affidato principalmente alle amorevoli mani dell’A.S.I.; del Centro studi di Sinologia “d’eccellenza”, purtroppo, si è persa ogni traccia. Eppure Taranto avrebbe l’occasione, serrando le fila, facendo ciascuno il proprio dovere con coraggio e lungimiranza, di partecipare alla grande corsa a tappe in corso di svolgimento nel Mondo, simile a quella del Giro d’Italia, tesa allo sviluppo della ricerca applicata sull’impatto ambientale, in cui partecipano poche selezionate e sperimentate “società sportive” capaci di mettere in campo squadre, con la presenza di direttori sportivi, equipe medica e tecnica, discesisti, velocisti, passisti e scalatori. Per salire sul podio di tale corsa occorre che la squadra sia affiatata e che, sin dalla prima tappa, agisca affinchè i propri campioni, selezionati dal Direttore Sportivo per meriti verificati, rimangano nel gruppo di testa; solo cosi è possibile conquistare la maglia rosa. Durante la corsa non sono ammesse distrazioni, slealtà ed egoismi distruttivi. La società sportiva e la squadra sono ben consapevoli del fatto che, in caso di forte distacco dal gruppo di testa, si rischia l’esclusione dall’edizione della corsa dell’anno successivo, con alta probabilità di perdere gli sponsor e con la possibilità di chiudere i battenti e di perdere gli atleti, i migliori dei quali possono passare in altre società e altri sono invece destinati ad appendere la bicicletta al chiodo. E la società è destinata a sparire. Questo è il rischio che può correre l’area di Taranto, se non organizza, attraverso il Parco Tecnologico Scientifico, - che certamente non può essere quello che si sta realizzando pomposamente al Cisi (via del Tratturello tarantino)- la struttura tecnico-operativa per entrare nel gruppo di testa che si va formando, con in testa l’industria siderurgica cinese e sudcoreana, e per nutrire la speranza di salire sul podio. Tra l’altro, è avvilente constatare che alcuni atleti irriverenti di squadre comparse da poco sulla scena mondiale, in competizione con quella tarantina, spesso e volentieri ci sorpassano in montagna e a cronometro e cosi, oltre a approssimarsi al gruppo di testa, si permettono il lusso, portandosi il pollice al naso a palmo aperto, di fare “pì pì lò lò” (marameo!). Peccato, perché la Cina, come Lei ben sa, in breve tempo è destinata a diventare l’economia leader a livello mondiale e, soprattutto, perché la nuova leadership venuta fuori con prepotenza dall’ultima sessione dell’Assemblea Nazionale del Popolo della Repubblica Popolare Cinese, ossia Li Keqiang quale premier del governo cinese e Xi Jinping come presidente della Repubblica, ha programmato di impegnare uomini e mezzi per affrontare, con determinazione, le questioni dell’attività industriale e della compatibilità di questa con l’ambiente, con particolare riferimento alla gestione dell’industria a ciclo integrale, petrolchimica, metallurgia e logistica, interconnessa con l’uso delle energie rinnovabili. Per poter comprendere come questo grande Paese, destinato ad essere la prima economia mondiale, affronterà queste questioni è indispensabile un approccio culturale a tutto tondo, per il quale è indispensabile la conoscenza della lingua cinese-mandarino. Si ha più di qualche dubbio sul compito affidato all’A.S.I., ente consortile nato in attuazione della legge n° 555 del 18.07.1959, che istituiva i consorzi di sviluppo industriali, con potestà di redigere in autonomia piani regolatori per le aree industriali e relative infrastrutture, ruolo che ha permesso a funzionari e amministratori, che, invece di informare la loro azione a scienza, coscienza e onore, ne hanno fatte più di Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno . Gli effetti sono stati quanto mai negativi perché quanto progettato dall’ASI era vincolante per i piani regolatori degli Enti locali facenti parte dei consorzi stessi. Speriamo che oggi, poiché l’ASI si avvale di un rinnovato consiglio direttivo composto da personaggi della caratura politico-amministrativa del Presidente Costanzo Carrieri, già assessore ai lavori pubblici e vice presidente della Provincia, Ippazio Stefàno, Luigi Sportelli, Martino Tamburrano e Angelo Miccoli, si possa voltare pagina per la storia dell’ente consortile. Non sarà né facile né immediato. Convincimento suffragato dalla conoscenza della storia pregressa dell’ASI. Tali perplessità sorgono a maggior ragione considerando i trascorsi non commendevoli dell’azione dell’A.S.I.. Sull’attuale Presidente Costanzo Carrieri incombe, qui ed ora, la responsabilità primaria di far decollare a Taranto il Parco Tecnologico Scientifico, la cui feconda azione, se fosse stato per tempo realizzato, avrebbe reso meno drammatica la celebrazione del referendum con cui scegliere un modello industriale economicamente, socialmente e ecologicamente sostenibile. In queste drammatiche circostanze, che determinano il destino di una città, i frutti della ricerca applicata sarebbero le armi migliori per affrontarlo e indirizzarlo, mentre oggi ci troviamo del tutto impreparati ad affrontare un referendum che sa di ordalia, pratica medievale il cui confronto era basato solo sulla fortuna e la forza bruta, ed oggi il ruolo è interpretato da chi più si agita, grida, lancia anatemi e ammannisce ricette semplificate e miracolistiche del tutto fuori scala. Occorre prendere piena contezza che oggi, in una civiltà post-industriale, diverso è il confronto per conquistare nuovi modelli di vita e di lavoro, orientati da un lato al sobrio e sapiente uso degli spazi e dei beni comuni e dall’altro al recupero della pratica diffusa dell’otium romano, per acquisire i beni immateriali (gli unici di cui l’umanità dispone in modo illimitato) nella direzione di una società diversamente ricca, inclusiva, solidale e glocal, all’insegna della parsimonia, frugalità e riuso dei beni, non facendosi ulteriormente bombardare dalla pubblicità consumistica anglo-americana. Anche l’immaginario collettivo europeo ne è stato vittima. Oggi, in piena epoca post-industriale, iniziata già ai tempi di Armando Peccei, nel lontano 1972 con la pubblicazione del saggio best-seller I limiti dello sviluppo del “Club di Roma”, si è presa contezza di quello a cui sarebbe andato incontro l’umanità per l’incontrollato incremento demografico, per la penuria delle risorse naturali, per la necessità di una loro attenta e parsimoniosa gestione, in particolare quelle non rinnovabili, in quanto non disponibili nella stessa quantità per tutto e in ogni Paese. Ai nostri giorni, invece della lancia da cavalleria, dell’ascia e della spada a due mani, dobbiamo avvalerci della ricerca applicata per l’invenzione e registrazione di brevetti, per le innovazioni tecnologiche già validate scientificamente in Europa, Corea del Sud e Giappone, e per le nuove conquiste tecniche da mettere a punto. Invece, per gravi inadempienze e ritardi delle pubbliche amministrazioni, per inadeguatezza del management industriale, per la asfittica azione dell’Università e degli istituti di ricerca tarantini, ci troviamo, in occasione del referendum, di fronte a improvvisati fuor d’opera in cui alcuni “scavezzacollo”, con spavalderia, senza avere scienza, competenza e ruolo si impancano a voler insegnare come e cosa fare per risolvere la questione ambientale di Taranto, dimenticandosi che si tratta di una matassa intricata da far tremare le vene e i polsi. Ne sanno qualcosa, purtroppo, quanti sono costretti ad interessarsene, dato che, da quello che sinora se n’è visto, annaspano, smarriti, non solo gli amministratori locali, ma anche i consiglieri regionali, il Presidente della Regione, l’assessore regionale all’Ambiente, il Presidente dell’A.S.I., il Presidente dell’Autorità Portuale, il dottor Ferrante (subentrato nell’attardata gestione dell’ILVA), il ministro Clini e il ministro Balducci. Bisogna finirla di continuare ad agire in modo aleatorio, senza considerare i punti di forza del grande sistema industriale tarantino per superarlo senza liquidarlo. Non è più tempo di sciorinare ricette miracolistiche e semplificate; invece di partire da questi punti di forza, puntellarli e rinnovarli, purtroppo molti finiscono col pensare che sia meglio azzerare e cominciare tutto da capo, cioè pretendere di rinnovarsi nel senso della Storia, ma autodistruggendosi. Lei, grazie alla duplice esperienza di dirigente sindacale e amministratore di lungo corso, non può sottrarsi dal dare, in occasione del referendum, un qualificato apporto che sicuramente contribuirà ad incanalare il dibattito verso la giusta direzione. La città, all’indomani della celebrazione referendaria, dovrà scongiurare il ripetersi di quanto si è verificato con l’acciaieria Italsider di Bagnoli, come raccontato nel romanzo “La Dismissione” di Ermanno Rea, in cui si descrivono le operazioni di smantellamento, pezzo per pezzo, dello stabilimento siderurgico, per pezzo, per trasferirlo in Cina. Così, mentre “L’Impero di Mezzo” è divenuto leader mondiale del settore, Bagnoli è rimasto cimitero industriale. Per l’intervento, a Lei la scelta: a partire dalle 15.30 del 5 aprile, potrà partecipare alle tavole rotonde di persona negli studi di Jo Tv in via Niceforo Foca, o con intervento scritto per via e-mail oppure in videoconferenza. Fiducioso di un Suo positivo riscontro, colgo l’occasione per porgerLe i più deferenti saluti.
Angelo Candelli – editore di Jo Tv angelocandelli@me.com
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