Domani, giovedì 4
aprile, i mitilicoltori tarantini saranno a Bari per il Tavolo tecnico regionale
sulla “vertenza mitili”. Tavolo tecnico che segue la riunione interlocutoria di
pochi giorni fa nella sede dell’assessorato regionale all’Ambiente, richiesta
dal neo-assessore alle politiche agricole Fabrizio Nardoni.
La crisi ambientale
tarantina ha da tempo colpito duramente uno dei mestieri più tipici della città
di dei Due Mari, con un corollario di lungaggini burocratiche e di conflitti tra
autorità civili e militari. Le grane per i mitilicoltori del primo seno di mar
Piccolo, i cui fondali sono pesantemente contaminati da diossine e pcb,
principalmente sversati in più di un secolo di cantieristica navale, continuano
dopo aver già perso due annate consecutive di produzione. Anche il trasferimento
dei mitili in Mar Grande, già rischioso per la produzione a causa delle diverse
caratteristiche idrologiche del bacino, è messo in dubbio dal provvedimento
emesso dai Servizi Veterinari della Asl che “revoca in autotutela della Dia
sanitaria rilasciata dallo stesso ufficio per l’attività di molluschicoltura
nella Concessione Dem. n. 56 del 27.11.2012 rilasciata dal Comune di Taranto in
mar Grande (Lungomare)”. Nuova Dia che potrà essere rilasciata esclusivamente a
seguito della classificazione della suddetta area. Ancor più preoccupante, il 31
marzo 2013 è stato il termine ultimo per lo spostamento del novellame ancora
presente nel primo seno di mar Piccolo e dall’1 aprile 2013 è scattata la revoca
della Dia Sanitaria del 10 ottobre 2012, riferita alla concessione demaniale n.
79 del 17.11.2004 e n. 15/2012, rinnovata dal Comune di Taranto nel primo seno
di mar Piccolo.
La revoca della Dia
fa calare pesanti ombre sulla possibilità di salvare la mitilicoltura jonica.
Il Centro Studi
Documentazione e Ricerca Le Sciaje non può che schierarsi in difesa di
un’attività tradizionale di infinito valore economico, storico e culturale per
la città. In più di due anni di attività, infatti, abbiamo monitorato
l’andamento della vertenza attraverso la campagna di informazione e sostegno
SAVE MAR PICCOLO.
Soprattutto,
rivendichiamo insieme ai mitilicoltori la ferma necessità di difendere la
biodiversità locale. Biodiversità professionale, in tempi in cui è pressante la
necessità di uscire dalla monocultura della grande industria, nonché
biodiversità in senso ecologico. La cozza tarantina, infatti, non è espressione
di mero campanilismo ma una varietà della specie Mytilus
galloprovincialis, evoluta in virtù delle tipicità uniche dell’habitat Mar
Piccolo, culla della mitilicoltura moderna. Impedire nel primo seno la
riproduzione dei mitili e la raccolta del “seme”, ovvero delle piccole cozze
appena passate dalla fase larvale alla fase sessile, rischia di determinare la
perdita definitiva della preziosa varietà locale. E’ il caso di ricordare che
l’ecologia non è un’opinione: i ritmi riproduttivi non seguono le procedure
burocratiche e una specie, una volta persa, è persa per sempre. Il “seme” del
primo seno, per altro, alimenta l’80% della mitilicoltura tarantina.
Riteniamo, però, di
vincolare il nostro sostegno non ad una semplice richiesta di rimborso economico
priva di strategia di sviluppo. Questo tipo di politiche, infatti, è sempre
stato alla base di clientele e di inutili accanimenti terapeutici su attività da
riformare drasticamente. E’ questo il caso della mitilicoltura tarantina:
decenni di malagestione, di isolamento dei virtuosi e di laissez faire
hanno fatto danni comparabili con quelli dell’inquinamento ambientale.
E’
oggi il caso, invece, di richiedere fortemente sostegno economico alle
istituzioni – e giusti risarcimenti da parte di chi ha inquinato – ma in vista
di una radicale svolta nella gestione della molloschicoltura. Un settore che,
con una nuova e partecipata progettualità e adeguate bonifiche, coinvolgendo
esperti del settore come i ricercatori dell’Istituto Talassografico, un vero e
proprio patrimonio di conoscenze, potrebbe diventare un importante volano di
sviluppo per la città, indirizzandosi verso una produzione sostenibile, di
qualità e caratterizzata localmente, valorizzando le vocazioni marinare di
Taranto e garantendo occupazione svincolata da ricatti ambientali.
Note sull’associazione: il Centro Studi Documentazione e
Ricerca Le Sciaje ha iniziato le sue attività grazie al progetto risultato
vincitore del bando regionale Principi Attivi 2010 e continua a seguire un
percorso di approfondimento culturale in rete con le realtà attive sul
territorio.
In
particolare, ha incentrato la sua proposta di promozione culturale su due punti
cardine: la riscoperta dell’eredità marinara tarantina e la riqualificazione dei
luoghi più importanti della sua marineria civile, tra cui spiccano la Città
Vecchia e il Mar Piccolo.
Inoltre, si occupa da due anni della
gestione di eventi e visite guidate all’interno dell’Esposizione permanente Il
Tempo del Mare, allestita in partenariato con il Centro Ittico Tarantino e il
Comune di Taranto all’interno della Torre dell’Orologio in Piazza
Fontana.
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Associazione di Promozione
Sociale
CENTRO STUDI
DOCUMENTAZIONE E RICERCA LE SCIAJE
Vincitore di Principi Attivi 2010 - Giovani
idee per una Puglia migliore - REGIONE PUGLIA