UN ALTRO PROVVEDIMENTO
"SALVA-ILVA"?
IL GOVERNO SI DECIDA A PRETENDERE
DALL'ILVA E DAI RIVA
IL PIANO INDUSTRIALE E LE RISORSE FINANZIARIE
NECESSARIE AL RISANAMENTO DELLA FABBRICA
Nella
situazione drammatica che sta vivendo la città, i provvedimenti annunciati ieri
dal Governo si configurano come l'ennesimo intervento "salva-ilva"
continuando a rimandare ad un momento indefinito la necessità di fare chiarezza
sulla capacità e volontà dell'azienda e dei suoi proprietari di adempiere
effettivamente alle prescrizioni dell'AIA riconducendo a livelli tollerabili
l'inquinamento provocato dallo stabilimento tarantino.
Se
da una parte infatti si interviene pesantemente e dopo un provvedimento legislativo
su cui i dubbi di incostituzionalità sono diffusi e preoccupati - per garantire
la produzione, e con essa il pagamento degli stipendi ai lavoratori, dall'altra
non sembrano esserci interventi che impongano alla proprietà di fare quello
che da mesi chiediamo e che riteniamo sia l'unica strada per uscire da questa
drammatica impasse: la presentazione di un piano industriale con gli
impegni finanziari che la proprietà intende mettere in campo per attuare le
prescrizioni dell'AIA, anche accelerando gli interventi, e consentire così
allo stabilimento tarantino di continuare a produrre in maniera compatibile con
l'ambiente e la salute dei lavoratori e dei cittadini.
E'
stucchevole il refrain che l'azienda ripete da mesi circa
l'impossibilità di fare gli interventi di ambientalizzazione a causa del
sequestro della magistratura: basta ricordare che dal 26 luglio sono trascorsi
mesi e mesi in cui all'azienda è stato di fatto consentito di produrre e
commercializzare i propri prodotti e che in questi mesi oltre al balletto di
cifre del tutto inadeguate ad affrontare la situazione (prima 146, poi 400
milioni di euro) - gli unici segnali venuti dall'azienda sono stati il
braccio di ferro con i magistrati e il ricatto ai lavoratori e alla città.
Non
è accettabile che si vada avanti con provvedimenti a senso unico che
costituiscono preoccupanti precedenti rispetto all'equilibrio e ai contrappesi
tra i poteri dello Stato, ma si deve chiedere a quelli che sono gli unici
responsabili di questa situazione, ossia ai Riva, di dire se e con quali
risorse vogliono continuare a tenere in attività lo stabilimento di Taranto
adempiendo alle prescrizioni dell'AIA.
Ci
aspetteremmo dunque dal Governo e dal Ministro Clini, che il prossimo
mercoledì incontrerà i vertici aziendali e le istituzioni cittadine, che
questi impegni siano pretesi e che, in mancanza, si cominci a pensare ad altre
soluzioni, anche drastiche, per la gestione dello stabilimento tarantino.
Se
così non fosse, sarà inevitabile per i cittadini di Taranto guardare allo Stato
come a un soggetto che tutela gli interessi della produzione al di sopra di
tutto, anche del sacrosanto e costituzionalmente tutelato diritto alla salute.
A tal proposito ci attendiamo che i dati sulla valutazione del rischio
sanitario, che a breve saranno resi noti, siano tenuti nel debito conto
per l'eventuale imposizione di misure ulteriormente restrittive in materia di
emissioni inquinanti.
Chiediamo
inoltre al Governo provvedimenti urgenti per contribuire in tutte le forme a
raggiungere l'obiettivo di un deciso potenziamento dell'Arpa Puglia che,
a fronte dei compiti estremamente gravosi e altrettanto indispensabili
imposti dal contesto - basta citare i poli industriali di Taranto e
Brindisi , nonché la stessa Legge "salva-ilva" e la nuova AIA, è
ancora in una situazione di carenza di organico intollerabile, ulteriormente
aggravata dal blocco del turn-over e particolarmente critica a Taranto. Forse
sarebbe il caso di ricordare l'importanza di un organo di controllo come
l'Arpa, ed il fatto che limitarne i mezzi si trasforma di fatto in un modo
per limitarne l'azione.
Infine
chiediamo al Ministro Clini di promuovere in tempi brevissimi un incontro tra i
cittadini e le associazioni con il garante - di cui ad oggi ci è noto solo il
nome - al fine di capire cosa intenda fare per adempiere al suo delicato e
importante incarico.
Legambiente Taranto