L'indagine Womenbiopop sulla presenza delle diossine nel sangue delle donne di
Taranto (presentata al Padiglione Vinci dalla dott.ssa Elena De Felip,
dell'Iss) sembra tranquillizzare la popolazione.
Esprimo le mie riserve metodologiche su questo studio.
L'indagine ha infatti un limite di fondo: e' stata realizzata solo su donne
giovani. Poiche' le diossine sono bioaccumulabili, esse crescono di circa tre
volte nel corso della vita e si riscontrano in concentrazioni molto più alte in
donne anziane.
L'indagine presentata e' basata pertanto su una impostazione che minimizza le
differenze e che non consente di apprezzare le variazioni di concentrazione fra
esposti e non esposti; questa differenza si puo' apprezzare appieno solo
comparando donne anziane esposte e donne anziane non esposte.
Questo limite di fondo dello studio presentato adesso lo pone in contraddizione
con lo studio sugli allevatori (presentato nei mesi scorsi con la ricerca
Sentieri); lo studio sulla presenza di diossina negli allevatori ha riscontrato
una differenza fra popolazione più esposta (i più vicini all'Ilva avevano
concentrazioni maggiori di diossine nel sangue) e popolazione meno esposta (gli
allevatori in un raggio superiore ai 15 chilometri avevano una concentrazione
di diossina inferiore rispetto agli allevatori delle masserie vicine all'area
industriale). Lo studio sugli allevatori pertanto ha suscitato scalpore in
quanto sono state prese in considerazione popolazione con esposizione
prolungata, contemplando anche gli anziani.
Non appropriata e' stata inoltre la comparazione fra le donne di Taranto e
quelle di Terni. Terni e' infatti inquinata dalla diossina dell'inceneritore e
dei forni elettrici dell'acciaieria. A Terni vi e' un divieto di pascolo
analogo a quello di Taranto, per via dell'eccessiva concentrazione di diossine
nei suoli.
Non e' felice neppure la comparazione con i dati della zona del Lago di Garda,
che e' vicino a Brescia, fortemente contaminata dall'apirolio che e' stato
prodotto li' e portato nel polo industriale e militare di Taranto.
Ecco perche' questo studio non fa scalpore.
Questo studio sulle donne non presenta raffronti tali da far emergere le
criticita' emerse invece con lo studio sugli allevatori di Taranto. Ed ecco
perche' sarebbe azzardato concludere che a Taranto la diossina non ha inciso
sulla salute delle donne.
In poche parole di trova cio' che si cerca.
La questione l'ho posta durante il dibattito che ha seguito la presentazione
dello studio. La risposta della dott.ssa De Felip e' stata questa: non c'erano
i fondi per studiare anche le donne anziane.
Alessandro Marescotti
Presidente di PeaceLink
www.peacelink.it