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'A graste
domenica 31 agosto 2003
Attrezzi di casa in disuso......peccato!

A volte, vecchi attrezzi e modi di fare che possono sembrare anacronistici, riescono ad essere più efficaci della tecnologia che avanza prepotentemente.
Sarà la visione di chi vi scrive spesso a metà tra il nostalgico ed il tradizionalista, ma i vecchi rimedi funzionano sempre.
Un attrezzo di casa certamente (ahimè) in disuso è “a graste”. Si trattava di una grossa conca d’argilla avente un foro in basso che veniva tappato da un sughero.
Veniva riempita di panni preventivamente sciacquati e strizzati.
Sulla sua superficie si stendeva un ceneracciolo (‘u cornature) sul quale si cospargeva abbondante cenere ricavata dalle fornacelle, nonché cortecce d’uova e un’erba profumata detta “murtedde” (mortella), allo scopo di rendere candida e profumata la biancheria sottostante.
Dall’alto di questa conca veniva successivamente versata dell’acqua bollente che, filtrando attraverso il ceneracciolo, detergeva la biancheria.
Per consentire il lavaggio di maggiore quantità di biancheria si coronava quel recipiente con delle tavolette lunghe e strette in senso verticale dette “stascedde”.
Dopo diverse ore di riposo, generalmente una nottata, dal foro in basso si spillava l’acqua stagnante diventata lisciva (‘a lissìa) che si poteva usare da detergente per altri usi.
La biancheria così trattata era di un candore assoluto, abbastanza profumata, da oscurare tutti i reclamizzati detersivi usati nelle tristi e rumorose lavatrici moderne.
Anche lavare, detergere e profumare un tempo era arte…
Tarentum Nobilissima Urbs


N.B. Piccola curiosità etimologica: Pieno di fascino l’origine del termine in questione. I greci chiamarono “gastèr” oltre l’utero ed il seno materno, anche la pancia ed il ventre. In connessione si ebbe “gàstra” per ‘ventre di vaso’ e nel greco seriore passò a significare ‘vaso panciuto’. Entrando nel latino con “gastra”, conservò soltanto quest’ultimo significato restando nella sola area dei dialetti meridionali con “grasta”.



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