La mediocrità è sempre visibile.
Ma potrebbe essere anche invisibile nel momento in cui credi che l’ideologia
del impossibile possa essere una valenza necessaria. Il problema è che nella
mediocrità scivola anche chi pensa di essere intellettuale. Ma chi è
l’intellettuale? L’intellettuale si serve del possibile.
Garcia
disse in una conversazione svolta a Madrid:
“L’intellettuale è chi non credo di
sapere. Ovvero non è chi pensa di pensare e pensare bene. È chi invece vive la
vita dentro il pensiero e del pensare che conosce ha conosciuto e conoscerà ne
fa il suo vissuto e il suo vivere, esprimendolo o meno, ma sempre
sottolineandolo nel suo essere - esistere. Non è soltanto un testimone di
cultura. Trasforma la sua testimonianza in eredità. Non si resta intellettuale
per un’occasione. Lo si è intellettuale. L’intellettuale è comunque altro
rispetto all’artista vero”.
Poi
aggiunse:
“Certo, l’artista è quello che
trasforma i fantasmi in mistero, fantasia, magia, alchimia e recupera gli
orizzonti di senso in una metafisica che non smette di confrontarsi con il
pensiero delirante del filosofo. L’artista e il filosofi appartengono ad una
stessa famiglia che è quella del sottosuolo disperante. Senza il disperante
tragico non si ha arte e non si ha filosofia. L’intellettuale può fare a meno
di ciò perché si serve del pensiero parlante, ovvero delle parole pensanti. L’artista
ha dentro di sé il paesaggio dei linguaggi e viaggia dentro questi inesorabili
paesaggi. Ed è profondamente vero che l’artista traccia gli scogli
dell’impossibile e li rende immaginari possibili”.
Garcia resto in silenzio ed osservò le
onde del mare. Dalla stanza sul mare contava la diversità delle onde. Ad un
certo punto si rese conto che non esiste un’onda uguale ad un’altra e si chiese
il perché.
“Le onde sembrano partire, in
lontananza, da una stessa linea però lungo il percorso diventano nodi,
intrecci, alture, pianure, parole, rumori alti, bassi… Non è possibile fermare
un’onda e non è possibile contare le onde uguali, perché non esistono. Ognuno
di noi si ripete per non essere uguale. Anche se pensiamo di essere ripetitivi.
Viviamo di un paesaggio che è fatto di rocce, deserti, pietre, strade, case,
vie, palazzi e oggetti, tanti oggetti. Ma il paesaggio vero è quelle non si
vede e quello che non si tocca”.
Il paesaggio che cerchi non è quello
che vedi è neppure quello che vivi. È ciò che si trasmette involontariamente.
Il paesaggio che trasmetti è tutto il tempo che hai vissuto quando non pensavi
che ci fosse un paesaggio.
Non cercare mai nel quotidiano ciò che
hai vissuto come infinito. Ogni storia passa con il trascorrere della morte. La
morte è vera ma è anche non vera. È materiale e metafisica. Quando si muore
resta il ricordo. Ricordare è riportare o non aver mai dimenticato. Non aver
dimenticato significa che esiste ciò che avevamo. Dentro di noi.
Cosa è più vero? Ciò che toccavamo o
ciò che possediamo?
Così in questo tempo nostro di
mediocrità. La mediocrità è pensare che la morte esiste senza possederla. O
credere che si scompare senza aver lasciato l’immagine di sé nel vento. Il
vento ritorna e non è mai lo stesso. Come le onde. La mediocrità è sempre la
stessa. Non si è mediocri in modalità diverse.
La mediocrità è illudersi che con la
leggerezza si possano allontanare i pensieri incatenati. La mediocrità è non
avere pensieri. È l’intellettuale che si crede tale senza aver alcun pensiero
personale e ride come gli sciocchi che affollano la piazza di Arlecchino.
Nella piazza di Arlecchino ci sono i
Finti e i Veri.
I veri credono di ragionare alla pari
con i Finti, mentre i Finti si sentono superiori ai Veri. Pensate un po’ cosa
potrà succedere? Ognuno di noi trovi una propria risposta. I Finti hanno un
megafono. I Veri, invece, no. Hanno semplicemente la voce e la pazienza.
A un certo punto succede una
ribellioni. Grida, urla e bastonate.
I Veri non si sono mai mossi dal
centro della piazza e sono stati sempre impassibili, osservando e ascoltando.
Soltanto dopo che tutto è finito i Finti hanno preso atto che il putiferio era
scoppiato nel loro interno.
La mediocrità non è un male. Signori
miei! I Giusti Veri hanno lo sguardo lungimirante. I Finti Patetici non hanno
sguardo. Il resto è semplicemente monotonia. Il vero paesaggio è quello che
vive nell’anima scavando nel sottosuolo della propria coscienza.
Anche
se nella piazza di Arlecchino trionfano i mediocri. I mediocri!
Da
una lettera di Garcia:
“Osserva sempre l’onda più bassa.
Quella che giunge lenta. Mai quella che sembra un salto. Io sembra, dalla
finestra sul mare, ascolto e cerco l’onda bassa”.