“Chi può
mi perdoni per questi scritti oltre la poesia, oltre i versi ...”,
così chiosa Pierfranco Bruni nella sua memoria in versi “Alle soglie della
profezia” (Luigi Pellegrini Editore, Collana Zaffiri).
Un viaggio
poetico dedicato al ricordo melanconico più nobile, quello che avvolge di
nostalgia la figura materna.
Poesia alla
madre, bilancio di una vita, come messa a fuoco di un rapporto, incorniciato
nella straordinaria e profonda prefazione di Marilena Cavallo.
Lirica che si
eleva dal distacco, che impone i temi della lontananza, delle distanze, della
nostalgia.
“Figlio
mio non misurare più assenze, distanze, lontananze” rievoca nei versi di
Bruni una madre, la sua, la sua straordinaria madre che rivive nel canto triste
di un figlio poeta.
Bruni
magistralmente come Pascoli, Ungaretti, Montale e Quasimodo.
Poeta bambino
che racconta, coglie vita e vive e poi poeta adulto che canta liriche, commuove
e cerca ancora voci e suoni del tempo andato. La sua non è poesia del passato,
epica o drammatica, in cui la figura materna è “esemplata” su un modello
universale.
La sua opera
è ode ad una madre vicina, mai estranea, dedicataria di una poesia da parte del
figlio poeta, che si rivolge a lei in modo diretto, con il “tu”.
I versi di
Bruni, racchiusi tra un incipit e un epilogo cui segue un congedo, proiettano
luce sui sentimenti dell’autore ed acquistano individualità e caratteristiche
proprie.
Sua madre è
vera, è viva, si ode la sua voce, si avverte la sua presenza nell’assenza.
“Di te in
me c’è tutto di noi”.
Ecco la
potenza di un amore che non conosce confini terreni, di un rapporto che non
finisce, perché riempie i ricordi e ricopre di foglie eterne il cuore.
Dopo aver
letto con devoto trasporto i versi di Bruni, alla sua esortazione al perdono
per “questi scritti” non si può che rispondere con un inchino, perché di fronte
si ha un Uomo, prima ancora che un poeta, che a quel puro e meraviglioso
rapporto madre - figlio ha saputo donare il quadro poetico più bello.
E di questo
io lo ringrazio.
“Non ci
sono più crostate”, ripete l’autore nei suoi versi. Al loro posto un mare
tumultuoso di dolcezza eterna che sa di devozione, che sa di frammenti di
epoche, che sa di racconti che nascono nell’anima.