Ieri il Consiglio regionale ha approvato la cosiddetta ”Legge
per Taranto”, uno strumento normativo che abbiamo seguito sin dalla sua genesi,
avvenuta con la Delibera di Giunta n. 1270 del 4 agosto 2016 , in quanto
fortemente convinti che potesse rappresentare un’importante opportunità di
riconversione economica e sociale per la nostra comunitĂ . Chiedemmo ed
ottenemmo, per il tramite dell’ufficio di Gabinetto del presidente Emiliano (si
legga QUI) di poter partecipare alla sua progettazione con
spirito costruttivo e coerentemente con quanto previsto dalle linee di
indirizzo che ponevano giusta e opportuna attenzione al coinvolgimento del
territorio, intendendo la nostra partecipazione come estesa a tutta la cittĂ .
Purtroppo non ci volle molto per comprendere che non si trattava di una reale
apertura, ma “su chiamata”. Il
gruppo di lavoro sorto per la stesura dell’atto normativo fu affidato al
consigliere tarantino, Liviano, il quale condusse l’intera operazione con un
metodo che denunciammo subito essere “privatistico”, con inviti mirati e
riunioni nella sede dell’associazione che presiede (QUI la
nostra denuncia dettagliata). Su tutte le audizioni effettuate spicca
l’interpellazione, non si sa a quale titolo, dell’ex Presidente della
Provincia, Gianni Florido (ascoltato il 12/10/2016), attualmente semplice
cittadino e indagato per concussione nel maxi processo “Ambiente Svenduto”.Â
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Neppure gli svariati solleciti inviati alla Presidenza della
Regione hanno mutato l’ordine delle cose, fino al punto in cui ci ritroviamo
oggi con una legge che, non solo pecca nel metodo, ma anche nel merito. Il
testo non rappresenta altro, infatti, che una generica dichiarazione di intenti
del tutto aleatori, laddove non proprio imprecisi, che rimandano peraltro alla
Regione il compito di individuare successive azioni concrete e la ricerca dei
fondi necessari.Â
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Sinceramente la condizione di Taranto meritava molto piĂą di un
disegno di legge generico per enunciare delle assolute ovvietĂ . Eppure gli
intendimenti della delibera regionale che dette avvio alla costruzione della
legge erano chiari: siccome Taranto è fanalino di coda in Puglia quanto a
presentazione di progetti da candidare a finanziamenti europei e regionali, si
intendeva creare un coordinamento stabile fra strutture regionali e territorio
per rafforzarne le capacità progettuali. Ciò in termini di pianificazione
urbanistica, ambientale, turistica e culturale. Sinceramente non comprendiamo
affatto i motivi di soddisfazione delle forze politiche di maggioranza ed
opposizione che hanno deliberato quest’approvazione.Â
Questa Legge sa fortemente di ennesima occasione sprecata e la
cosa duole non solo per la situazione di Taranto, ma per l’esclusione di tante
energie propositive presenti sul territorio che erano pronte a dare il proprio contributo di
idee a un testo che avrebbe potuto costituire una rampa di lancio verso la
doverosa riconversione ecologica della cittĂ .
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