Edito da Dellisanti
Editore, è stato pubblicato il secondo libro di Francesco Leggieri denominato “Camminando una notte d’estate due”. Vi
forniamo, di seguito, la prefazione a cura dell’avvocatessa Tiziana Molendi di Forte dei Marmi, figlia di uno
degli ingegneri che progettarono l’Italsider,
che ha voluto impreziosire il testo con alcune righe dedicate alla sua infanzia
a Taranto.
*La presentazione del libro avverrà il 20 di novembre alle ore 17.30,
a Palazzo della Cultura,
piano terra, zona Beni Stabili, nell’ambito
della rassegna dell’evento dell’associazione Melograno Art presieduta
dalla professoressa Letizia Lisi. Graditissima la presenza degli
organi di stampa.
Mi sento particolarmente onorata di poter presentare anche il
secondo libro di Francesco Leggieri.
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“Camminando una notte d'estate due”, la nuova creazione di
Leggieri che rappresenta una sorta di continuum e di completamento del primo,
ricco di nuovi spunti ed argomenti, libro per niente scontato, ma che si legge
tutto di un fiato, con avidità.
La prima opera è stato un successo e poiché “squadra fortunata
non si cambia”, eccomi ancora qui, anch'io, ancora una volta.
In tantissimi avevano
chiesto al giornalista ed amico Francesco Leggieri di cimentarsi in un nuovo
libro e lui, giustamente, non si è fatto supplicare e, di buon grado, si è
messo all'opera.”Camminando una notte d'estate“presupponeva una conclusione, ci
aveva lasciati tutti senza finale e con una storia non ultimata; i profughi
vietnamiti salvati nel 1979 dalla Marina Militare italiana, come loro stessi
hanno narrato, che cosa fanno attualmente? Vivono sempre in Italia? Hanno
realizzato i loro sogni e desideri? Oppure hanno conosciuto anche loro la crisi
economica italiana e se ne sono andati?
Nella seconda parte del
libro, alcuni nostri amici vietnamiti, trascorsi tanti anni in Italia, ci
raccontano come sia stato lo scorrere del tempo per loro, molti si sono
realizzati, con sforzi immensi e grande determinazione, diventando
parasanitari, medici o manager, dopo aver svolto infiniti lavori, molto spesso,
come nel caso di Ly Han Myn, grazie ad una madre che nonostante la vedovanza in
un paese straniero, lavorando notte e giorno, è riuscita a far studiare i suoi
figli.
Ly Han Myn ha dovuto emigrare nuovamente, questa volta in
Francia, lasciando l'Italia con rammarico, quasi vi fosse nato e si sentisse
italiano di nascita, ne parla quasi con la nostalgia dell'emigrante, ricordando
con nostalgia gli anni in Italia dal 1979 e dintorni.
L'Italia di oggi, ahimè, non è più quella degli anni '80 e '90;
impera la crisi economica, una forte disoccupazione, in prevalenza giovanile e
tante altre problematiche che Taranto ha vissuto prima del resto d'Italia e le
vive amplificate, perché Taranto è l'ombelico del mondo, in un certo senso.
Se negli anni passati il termine ‘disoccupato’, a Taranto, stava
per sfaccendato, in quanto un lavoro, se avevi intenzione di darti da fare, lo
trovavi con facilità, ora ha ben altro senso ( come evidenzia Leggieri in un
suo bellissimo racconto nella seconda parte). Anche la crisi economica, per
motivi congiunturali, Taranto l'ha vissuta in anticipo, come ha subito un
inquinamento esplosivo ed un caso di mobbing senza precedenti (vedi “All'ombra
delle ciminiere”).
Ecco fare breccia a Taranto una nuova cultura ambientalista, non
strettamente legata al movimento politico, ma fatto da e di cittadini che hanno
compreso l'importanza di vivere in un ambiente consono e sano, prerogativa non
certo di radicalismi politici. Taranto diventa, a sua insaputa e contro il
proprio volere, la capitale del tumore e vede i suoi figli morire di giorno in
giorno e non ci sta, orgoglio e dignità come narra il sapiente Leggieri in un
suo racconto- riflessione.
I giovani tarantini iniziano a cercare lavoro all'estero,
anticipando il grande esodo italiano giovanile, perché ora i disoccupati sono
tantissimi e senza speranza, ma non perché siano sfaccendati.
Ma tutti, giovani e non più giovani, non potranno non leggere
con commozione nuova o rivivere la Taranto dei tempi di Marche Polle, quando ci
si ingegnava a sbarcare il lunario, nel dopo guerra, in tutti i modi possibili
e Leggieri traccia il ritratto di quell'uomo rugoso e dall'età indefinibile,
con la sagacia che lo contraddistingue , descrivendolo, in pochi tratti, in
maniera così incisiva e vera, da far sembrare anche a chi non lo conobbe, una
persona del tuo quotidiano, riuscendo a farti vibrare d'emozione e sentire i
sapori del tempo e dei luoghi.
Tutti i brevi racconti che ha scritto meritano di essere non
solo letti, ma riletti tante volte per sentirti trascinato in quel tempo ed i
quei luoghi che lo scrittore Leggieri rievoca.
In Anna ad esempio, attraverso il racconto di incontri casuali
di Francesco -ragazzino, traccia una figura che pare stagliarsi davanti ai tuoi
occhi, una ragazza un po' maltrattata, pioniera di tante ragazze sfortunate che
si susseguiranno, purtroppo, nei tempi. Leggieri dà prova di maestria,
facendoti vedere, con la sua originalità ed ironia, l'immagine di lei, del
periodo, dei luoghi, quasi si facesse “un'immersione” indimenticabile.
Non poteva mancare una figura insigne della Marina Militare,
istituzione tarantina amatissima dallo scrittore e dalla sua città, nella
persona di Franco Papili, signor Comandante, come recita il titolo del suo
racconto, regalandoci anche un pezzo della sua vita, raccontandoci di lui.
Tutti piccoli capolavori questi racconti, direi una sintesi
riuscitissima dello spirito tarantino che si snocciola e snoda per meandri e
stradine, come quelle di Taranto vecchia.
E poi ci sono anch'io, con due miei piccoli racconti, una sorta
di testamento morale, dove narro alcuni avvenimenti filtrati attraverso il
ricordo, una Taranto vista da una bambina, approdata in quella città negli anni
' 70 per non dimenticarla mai. In verità a Taranto sono rimasta di più, mi sono
allontanata da lei che ero già una ragazza, ma i ricordi di fanciulla sono
rimasti incisi nella mia memoria come fosse ieri ed in questa occasione ho
voluto dare spazio a questi.
Ringrazio Francesco Leggieri per avermi dato questa opportunità.
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