HOME D.E. GUEST BOOK SPORT ISCRIVITI DELFINARIO LINKS COOKIE POLICY


•   Taranto, tutto pronto per la Festa di Sant'Antonio 2019
•   “Storia e Architettura”
“San Pietro: l’altra Basilica”.

•   Attenti a quei due: confronto diretto tra Mare e Terra in una sfida tra grandi chef
•   “Percorsi educativi per una società interculturale”
•   MAGNA GRECIA AWARDS 2019


•   MANDURIA (TA): La Coldiretti nella gestione del Parco dei Messapi
•   RICONOSCIMENTO NAZIONALE PER IL PIZZAIOLO TARANTINO PROFESSIONISTA MICHELE DI BARI
•   PULSANO: IL COMUNE FA COPRIRE TUTTE LE BUCHE SU VIA TARANTO



•   Riesame AIA ex Ilva: le valutazioni e richieste di Legambiente
•   Il Dossier Taranto di Legambiente sull’ex Ilva
•   GRETA CHIAMA TARANTO


•  U Tarde nuestre -
rassegna quotidiana

•  Basket
•  Atletica
•  Delfini Erranti Touch Rugby Taranto
•  Altri


Notizie
Ricorrenze
Raccolta Foto


Google
Web DelfiniErranti.Org



stampa l'articolo
Intervista a Pierfranco Bruni sul libro “Il Canto di Nessuno” che sarà presentato a Firenze mercoledì 20 settembre
sabato 16 settembre 2017

di Stefania Romito



---

Mercoledì 20 settembre l’Ulisse di Pierfranco Bruni apre a Firenze con anteprima alla libreria NARDINI Bookstore – LiberPop.


Pierfranco, è sempre un grande piacere intervistarti. Hai appena pubblicato un bellissimo libro dedicato a Ulisse dal titolo “Il Canto di Nessuno” (edito da Edizioni Saletta dell’Uva). Un libro che ho letto tutto d’un fiato e che ho amato moltissimo, come tutti i tuoi libri del resto. Perché leggere i tuoi libri non è soltanto concedersi qualche minuto di evasione, ma è sempre un viaggiare attraverso i grandi personaggi del passato alla riscoperta del proprio Io, infatti come spesso affermi, si parte soltanto per cercare se stessi, il viaggio è un costante ricercare. Alla fine c’è sempre una grande scoperta e riscoperta esistenziale che emerge. Non è così?

“È proprio così. Hai toccato un punto nevralgico non solo di questo libro ma di tutta la mia ricerca sul viaggio, la ricerca omerica dell’ulissismo. Si parte sempre per cercare se stessi pur avendo la consapevolezza che si parte, e una volta partiti, ci si rende conto che si è partiti per trovare se stessi. Siamo tutti come Ulisse, si parte con la non volontà di partire perché si ha “l’isola sicura” e non sappiamo a cosa andiamo incontro, se il mare diventerà una mareggiata… Ciononostante, una volta che si è dentro la vela, ci si rende conto che tutto questo viaggiare diventa un vero e proprio processo esistenziale, la ricerca di noi stessi.

Ulisse ha compiuto questo viaggio, impiegando decenni, per ritornare a Itaca e lungo il viaggio ha ritrovato se stesso. Dopo aver lasciato Troia in fiamme, il destino lo ha fatto viaggiare costantemente facendolo fermare su diverse isole incontrando maghe, magie, alchimie, miti. Il suo è stato un viaggiare anche attraverso il regno dei morti tramite il personaggio di Tiresia che andrebbe di sicuro rivalutato. Ulisse, a mio avviso, è il punto di contatto non soltanto della cultura occidentale, di quella che noi abbiamo definito cultura occidentale all’interno di una dimensione dell’erranza geometrica quale è la Grecia, ma è un punto centrale per unire quel Mediterraneo spezzato che diventa parte dell’Oriente e del Mediterraneo. Riflettevo su un fatto serio che forse non ci siamo mai posti per pudore: Ulisse quanto anticipa la figura di Cristo? Questa è la domanda centrale che oggi dovrebbe porsi l’uomo dell’erranza: senza il mito, il sacro sarebbe stato tale? Senza la figura emblematica di Ulisse, al di là del mistero biblico o meno, la teologia del Cristo si sarebbe costruita o sarebbero stati in grado di costruirla senza Omero? Con questo libro tento di trovare delle risposte che non ho e che cerco dentro di me rileggendomi attraverso la figura di Ulisse”.

In questo libro (Cfr. il Video: https://www.youtube.com/watch?v=yj_77DUs0TI&feature=share) tendi a contemplare il tema dell’ulissismo da diversi punti di vista rifacendoti ai più grandi autori della letteratura quali Joyce, Pound, Eliot, Pavese, Pascoli, D’Annunzio, e molti altri. Ritieni che oggi il tema dell’ulissismo sia ancora attuale in un’epoca come la nostra che pare aver perso di vista il valore del sentimento dell’appartenenza, “del ritorno al focolare domestico”, un concetto tanto caro a Eliade?

“Io credo che sia un concetto chiave per uscire da questa decadenza, da questa leggerezza e da questo relativismo nel quale siamo caduti perché il relativismo ci porta a relativizzare tutto. Ulisse diventa il senso dell’assoluto, ma il senso dell’assoluto è la figura cristiana di Gesù Cristo stesso.  Il guaio, a mio avviso, è che la rottura di questi schemi siano stati dati dalla teologia perché ha imposto delle regole che sono fuori il senso del mistero. Dobbiamo recuperare il senso del mistero perché dobbiamo recuperare il senso dell’appartenenza, delle radici. Questo nostro tempo, che è un tempo prettamente relativista, ha perso il punto di riferimento che è quello dell’uscire dal labirinto. E’ come se si vivesse in un kaos costante, ma il “kaos” è un concetto diverso dal “labirinto” perché noi dobbiamo ritrovare il “focolare domestico”. Questo è l’insegnamento del grande etnoantropologo Eliade. Dobbiamo attraversare questo labirinto, che non è solo mentale ma è anche delle coscienze, del cuore, per capire come il “focolare domestico” diventi il punto di riferimento e di attracco. Ecco, allora, la nave che viaggia verso questo ritorno che non trova più. In questo nostro tempo bisogna ritrovare nuovi presupposti, ritornare alla classicità della cultura perché c’è troppa modernità che si lascia passare per modello contemporaneo. Il modernismo è un elemento che fa i conti con l’attualità, ma l’attualità è la cronaca, con la cronaca non si fa cultura, filosofia. La filosofia e la poesia, come diceva Maria Zambrano, non possono essere scissi.  La filosofia non la fa un “Festival della filosofia” come la poesia non la fa un “Festival della letteratura”. Sono presupposti e metafore che vivono dentro l’uomo, non dentro le società, ma dentro le civiltà. Noi oggi viviamo in una società che ha perso il senso della civiltà, ecco perché bisognerebbe ristabilire il senso delle civiltà. Come si ristabilisce il senso della civiltà? Con un processo profondo riscoprendo e recuperando le nostre identità, l’identità della cultura e dell’identità dell’uomo, la centralità dell’uomo e non delle cose. Questo è uno degli insegnamenti che la scuola dovrebbe impartire più che insegnare l’analisi dei testi. La sua dovrebbe essere un’operazione prettamente antropologica”.



 

Tu scrivi che l’ulissismo, (cfr. il Video: https://www.youtube.com/watch?v=QaR1LhLfyXw) in termini letterari, è una metafora, ma rappresenta anche una “contestualizzazione esistenziale”, nel senso che può assumere il significato metafisico di “cerchio esistenziale”, ossia un ritornare da dove si era partiti con una nuova maturità e consapevolezza. Ci vuoi parlare di questo?

“Diventa una metafora ed è una metafora perché anche geograficizzando questo modello dell’erranza di Ulisse, non si può ritornare nella storia, perché Ulisse non è storia. Ulisse è mito ma la metafora del viaggio, che in fondo è proprio questo, ci deve insegnare a capire che viaggiando si acquisisce la consapevolezza di essere uomini, popolo, civiltà. Pensiamo a cosa ha compiuto Ulisse. Ulisse va via da Troia ma sempre con l’obiettivo di ritornare. La differenza tra Ulisse ed Enea sta proprio in questo. Ulisse è l’impatto tra Occidente ed Oriente perché trova nel suo messaggio il bisogno di catturare il senso della nostalgia. La nostalgia è un tema classico, un tema che la nostra contemporaneità dovrebbe riproporre come senso del “nostos”. La nostalgia non è rimpianto, la nostalgia è la capacità di non dimenticare, di conservare la memoria, la capacità di essere nel tempo e di attraversare il tempo senza farlo diventare rappresentazione del reale.

Noi veniamo da una scuola che ci pone davanti a due eroi: Ulisse ed Enea, i due miti per eccellenza. C’è una differenza di fondo, però. Ulisse vuole ritornare a Troia, Enea invece lascia una città in fiamme e scappa. Pensiamo a queste metafore della fuga. Ulisse vive la metafora del viaggio, Enea vive la metafora della fuga. Prende con sé le persone più care e scappa lasciando la città in fiamme dietro le spalle. Due miti che rappresentano due modelli di civiltà, di cultura, di processi esistenziali diversi. Enea cosa fa? Va a fondare una nuova città, Roma, e quindi l’Occidente. Enea viene oggi da quella che è stata Troia che si trova in Turchia, quindi Roma non è la capitale dell’Occidente in sé, è l’imbarbarimento di alcune civiltà, il meticciato di alcune civiltà. Il mondo asiatico si sposa con il mondo latino, questo è il dato di fondo su cui riflettere e non porre sullo stesso piano Enea ed Ulisse. Omero è grecità, è il mondo occidentale che incontra il mondo dell’Epiro, il mondo archeologicamente più compatto dal punto di vista dei presupposti civili, culturali, di interazione, mentre Virgilio è all’interno di un mondo che è un mondo non solo puramente latino ma un mondo che porta dentro di sé l’esperienza di Troia con una differenza di fondo. Enea scappa da una città che avrebbe dovuto difendere e la lascia bruciare, Ulisse ha invece la necessità di trovare Penelope, Itaca, Telemaco, di parlare con la madre nel regno dei morti. Questa è la grande diversità tra Ulisse ed Enea che non abbiamo il coraggio di dire perché siamo stati infarciti da una cultura completamente sbagliata. Ovidio non amava Enea proprio per questo motivo. Ovidio era la latinità pura perché aveva capito il confronto con la Grecia, con il mondo mediterraneo, con il mondo egiziano”.

Dedichi un intero capitolo alla questione se Ulisse può essere un nostro contemporaneo, un Ulisse che, secondo Dante, osa sfidare le Colonne d’Ercole, che torna vincitore da Troia, che supera con la sua astuzia mille difficoltà, un uomo che riesce a resistere al canto delle sirene ma che cede al fascino della ninfa Calipso, continuando a rimanere fedele a Penelope. Quanto di questo eroe epico si è perso nel tempo, non solo in ambito letterario, e quanto, invece, è stato recuperato e conservato, e in certi casi “personalizzato”, dai grandi autori che hanno fatto la storia della letteratura?

“Ci sono alcune riflessioni su questo aspetto. La riflessione popolare vuole Ulisse furbo, astuto, un personaggio donnaiolo, ma c’è una classicità della letteratura che interpreta Ulisse come figura metafisica. Pensiamo a Pascoli. Pascoli non fa ritornare Ulisse da Penelope ma lo fa morire tra le braccia di Calipso e questo è già in sé una chiave di lettura molto bella, singolare. Dante, da parte sua, in modo nobile fa andare Ulisse fuori dalla cornice omerica e lo fa penetrare oltre le Colonne d’Ercole. Poi ci sono le interpretazioni classiche nelle quali ci si chiede come abbia fatto Penelope a non riconoscere Ulisse al primo impatto, quindi non è vero che fosse questa donna che tesseva e ritesseva la tela. Oggi le interpretazioni sono diverse ma credo che Ulisse resti il simbolo di un destino, quello del viaggio dell’ulissismo, all’interno dei processi culturali ed esistenziali. Forse è uno dei miti più studiati e più espressi in modo articolato e contraddittorio ma in grado di resistere all’urto della storia. Tutto ciò che non resiste all’urto della storia diventa cronaca, rappresentazione”.

Hai affermato che anche tu, come Ulisse, avresti accettato lo sguardo di Calipso, però saresti rimasto con lei sull’isola di Ogigia, perché come scrivi «Calipso è il tutto oltre la storia. La sensualità che va oltre la noia». Che cosa rappresenta per te Calipso, e che cosa rappresenta invece per Ulisse?

“Questa è una domanda molto complessa. Ne “La bicicletta di mio padre” ho scritto che chi ci ha fregato è stato Ulisse perché non si doveva aspettare il cristianesimo per avere una lezione di fedeltà. Ulisse dimostra il senso della fedeltà al di là degli incontri con Circe, Nausicaa, le sirene e Calipso. Il suo ritornare a Penelope significa avere dentro di sé il senso della fedeltà, quindi il ritornare a casa da Penelope significa avere in sé il senso della fedeltà. Gli incontri che facciamo lungo la strada sono gli incontri del destino, ma hanno un senso questi incontri? Se non fosse stato con Circe, Ulisse si sarebbe salvato? Circe viene descritta come una maga, ma era una donna esemplare, così come lo era Calipso che invita Ulisse a restare sull’isola in cambio dell’immortalità. Ulisse rifiuta l’immortalità perché vuole ritornare dalla sua Penelope. Io forse sarei rimasto con Calipso, non voglio essere ipocrita. Questo è un fatto che mi fa molto riflettere, che pone davanti alla questione dell’essere uomo, dell’essere divinità. Ulisse dimostra di essere un uomo vero proprio perché rifiuta l’immortalità. Ulisse ci ha educato in modo occidentale alla fedeltà”.

Pierfranco, è sempre un grande piacere, ma più che un piacere è sempre un “arricchimento”, parlare con te dei tuoi libri. Sono tutti lavori letterari che lasciano la loro impronta non solo nella nostra mente e nella nostra anima, ma anche nel nostro cuore e questo perché vi è sempre una sorta di identificazione tra te e i personaggi di cui ami parlare, e questo amore nei loro confronti emerge in maniera tangibile. Ed è proprio questo grande amore che ti ha spinto ad avviare un progetto teatrale che si prefigge la finalità di far rivivere questi personaggi anche a teatro. Ti va di anticiparci qualcosa in merito?

“Stiamo lavorando su alcuni progetti che abbiano la loro consistenza sia dal punto teatrale, sia da un punto di vista innovativo. Tra questi progetti ve ne sono alcuni che riguardano Ovidio, Ulisse, Pirandello. Una triangolarizzazione importante perché comprende diverse epoche, la classicità e la contemporaneità. Mi auguro di non fermarci qui perché sono molti i personaggi che bussano alla porta dell’anima come Cesare Pavese, Hemingway e tanti altri, personaggi che hanno un disegno ben preciso nella vita non soltanto della letteratura, ma nella vita di tutti noi”.

Stefania Romito

***************************************************************************



 

PIERFRANCO BRUNI PRESENTA A FIRENZE IN ANTEPRIMA NAZIONALE "IL CANTO DI NESSUNO" PER CONTINUARE A VIAGGIARE NEL MITO!
Mercoledì 20 settembre, alle ore 18, presso la libreria NARDINI Bookstore - LiberPop a Firenze si terrà un importante evento letterario. Pierfranco Bruni presenterà in anteprima nazionale il libro "Il Canto di Nessuno" (edito da Edizioni Saletta dell'Uva).
L'Ulisse omerico viene vissuto, da un Pierfranco Bruni archeologo delle esistenze, nelle sue infinite personalità mediante il pensiero dei grandi letterati del passato tra cui Joyce, Eliot, Pound, Whitman, Eliade, Pavese, D'Annunzio e Pascoli. Autori che hanno interpretato il tema dell'ulissismo vivendolo e otrepassandolo proprio come osò oltrepassare le Colonne d'Ercole l'Ulisse dantesco ed è, dimostrando lo stesso coraggio e propensione alla sfida, che questo ultimo capolavoro di Pierfranco Bruni sarà in grado di sfidare le barriere del tempo annoverandosi tra quella "letteratura che non si perde" ma che rimane per sempre nelle nostre memorie e coscienze. Un viaggio mefatisico dal carattere mitologico alla scoperta della propria vera essenza.
Prenderanno parte all'incontro Ennio Bazzoni e il poeta Emanuele Martinuzzi.
Evento organizzato dal CENTRO LEONARDO DA VINCI.

 





Segnala questa pagina
mappa del sito

Per un tuo commento scrivi sul Guest Book del Delfini Erranti


home   cookie policy guest book   sport   cultura   società   ambiente   delfinario   blunote