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La serva padrona di Paisiello va a Bari, dopo i lunghi e scroscianti applausi di Taranto.
giovedì 14 settembre 2017
da Vito Piepoli
vpiepoli@gmail.com

Alla Cortese Attenzione

 Lunghi applausi per tutti, a scena aperta, nessuno escluso, per l’esecuzione de “La serva padrona” al Mudi di Taranto.

Nel Teatro Musicale settecentesco la recitazione degli attori cantanti fu una delle ragioni del successo che il grande  filone degli intermezzi musicale riscuote tuttora.

E nella corposa schiera di servette furbe, vecchi gabbati, servitori sciocchi e amanti delusi che popolano gli intermezzi, i personaggi de “La serva padrona” rappresentano un modello.

Ripreso e variato in decine di storie che obbediscono sempre e comunque agli antichi, eterni modelli della Commedia dell’Arte e della tradizione teatrale italiana.

A questo poi si aggiunga il coraggioso ed azzeccatissimo adattamento di Chicco Passaro,che ha curato la scena, i costumi e la regia, la bravura delle voci dei due cantanti e della loro gestualità, compresi i movimenti del mimo, e la maestria dovuta all’Orchestra Barocca Santa Teresa dei Maschi, con al clavicembalo e direttore Sabino Manzo che ha eseguito l’opera con strumenti originali. L’ensamble che suona strumenti storici è la formazione di riferimento dell’associazione Florilegium Vocis con la quale il Giovanni Paisiello Festival ha coprodotto l’allestimento.

L’attenzione ai particolari per la buona riuscita dell’esecuzione, fino ad arrivare a evitare i problemi sonori all’aperto che avrebbe indotto il vento, ha premiato tutti, con un grande riuscita e soddisfazione finale.

La prima serata, al Museo Diocesano Mudi di Taranto, “La serva padrona” di Giovanni Paisiello è quindi andata in scena, al chiuso e non nel chiostro, per evitare, come accennato, le folate di vento: “Per la prima volta in assoluto dai tempi di Paisiello, la serva padrona verrà eseguita con strumenti originali che soffrono le folate di vento e il suono del clavicembalo poi non permette di arrivare al palcoscenico, siamo qui in un contesto che paradossalmente ricrea non solo il sound originale di Paisiello, ma anche la situazione del luogo in cui è andata in scena” ha riferito il direttore artistico Lorenzo Mattei.

“La serva padrona” infatti è stata concepita nel piccolo teatrino di Palazzo Carskoe Selo, il 30 agosto 1781, che era la residenza della zarina Caterina II di Russia. Questo aveva una dimensione raccolta e quasi uguale al luogo al chiuso del Mudi, dove è andata in scena il 12 settembre. In questo senso i presenti che hanno partecipato alla prima, hanno avuto un privilegio, hanno ascoltato lo stesso suono che aveva ascoltato lo stesso Paisiello nella tipologia del luogo che ha ospitato la prima volta il suo intermezzo musicale, ha osservato Mattei.

Con la messa in scena de “La serva padrona”, con un adattamento all’American Graffiti anni ‘50, Taranto ha celebrato il genio di Giovanni Paisiello, accendendo i riflettori su un pezzo importante della storia dell’opera del 700. “E’ un’opera che si presta moltissimo ad un adattamento diverso, ad un collegamento temporale differente, tanto è vero che noi  abbiamo pensato di adattarlo a quella che era l’epoca di American Graffiti degli anni ‘50, tutto il taglio dell’opera si  indirizzerà in quella maniera” ha osservato Chicco Passaro.

L’appuntamento del Giovanni Paisiello Festival diretto da Lorenzo Mattei, che  si è svolto al Mudi di Taranto il 12 e 13 settembre, si svolgerà in trasferta a Bari sabato 16 settembre alle ore 21 nella chiesa di Santa Teresa dei Maschi.

L’opera torna nella chiesa di Bari, e grazie alla collaborazione con il Giovanni Paisiello Festival, dell’Associazione Amici della Musica “Arcangelo Speranza”, un pezzo della storia musicale pugliese è restituito al suo pubblico, nella splendida cornice della barocca Santa Teresa dei Maschi. Il libretto è di Gennaro Antonio Federico. I personaggi sono:Uberto, un anziano nobile interpretato dal  basso Giuseppe Naviglio, Serpina, la sua serva interpretata dal soprano Valeria La Grotta e Vespone, il  servo  mimo Gabriele Salonne.

La scena inizia con Uberto, che svegliatosi da poco, è arrabbiato perché la serva Serpina tarda a potargli la tazza di cioccolata con cui è solito iniziare la giornata (Aspettare e non venire) e perché il servo, Vespone, non gli ha ancora fatto la barba. Il  ricco e attempato signore Uberto ha al suo servizio la giovane e furba Serpina che, con il suo carattere prepotente, approfitta della bontà del suo padrone. Uberto, per darle una lezione, le dice di voler prendere moglie: Serpina gli chiede di sposarla, ma lui, anche se è molto interessato, rifiuta…..ma poi….. non vogliamo svelare la conclusione…..chissà come va a finire visto che Uberto ad un certo punto dice: Ah! Costei mi va tentando ; quanto va che me la fa…..e poi nella 9° aria …….son imbrogliato io già; ho un certo che nel core che dir per me  non so s’è amore, o s’è pietà, io sto fra il sì e il no, fra il voglio e il non voglio e sempre più mi imbroglio, me misero infelice che mai sarà di me  ?!

L’occasione è ghiotta perché per la prima volta in assoluto vengono utilizzati gli strumenti originali, con una prassi esecutiva storicamente informata, è davvero una chicca ed è come se fosse per questo una prima assoluta.

La speranza è che un prodotto teatrale così ben riuscito possa essere portato in giro per i teatri italiani e che non si fermi in Puglia, affinché sempre più persone ne possano godere e abbia il giusto successo che merita. Per informazioni e prenotazioni, telefonare al 348 492 2738.





Vito Piepoli
giornalista tess. n. 99479

 

 

 

 

 





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