Lunghi applausi per tutti, a scena aperta, nessuno
escluso, per l’esecuzione de “La serva padrona” al Mudi di Taranto.
Nel Teatro Musicale settecentesco la
recitazione degli attori cantanti fu una delle ragioni del successo che il
grande filone degli intermezzi musicale riscuote tuttora.
E nella corposa schiera di servette
furbe, vecchi gabbati, servitori sciocchi e amanti delusi che popolano gli
intermezzi, i personaggi de “La serva padrona” rappresentano un modello.
Ripreso e variato in decine di storie che
obbediscono sempre e comunque agli antichi, eterni modelli della Commedia
dell’Arte e della tradizione teatrale italiana.
A questo poi si aggiunga il coraggioso ed azzeccatissimo
adattamento di Chicco Passaro,che ha curato la scena, i costumi e la regia, la
bravura delle voci dei due cantanti e della loro gestualità, compresi i
movimenti del mimo, e la maestria dovuta all’Orchestra Barocca Santa Teresa dei Maschi, con al clavicembalo e direttore Sabino Manzo che ha eseguito l’opera
con strumenti originali. L’ensamble che suona strumenti storici è la formazione
di riferimento dell’associazione Florilegium Vocis con la quale il Giovanni
Paisiello Festival ha coprodotto l’allestimento.
L’attenzione ai particolari per la buona riuscita
dell’esecuzione, fino ad arrivare a evitare i problemi sonori all’aperto che
avrebbe indotto il vento, ha premiato tutti, con un grande riuscita e
soddisfazione finale.
La prima serata, al Museo Diocesano Mudi di Taranto, “La
serva padrona” di Giovanni Paisiello è quindi andata in scena, al chiuso e non
nel chiostro, per evitare, come accennato, le folate di vento: “Per la prima
volta in assoluto dai tempi di Paisiello, la serva padrona verrà eseguita con
strumenti originali che soffrono le folate di vento e il suono del clavicembalo
poi non permette di arrivare al palcoscenico, siamo qui in un contesto che
paradossalmente ricrea non solo il sound originale di Paisiello, ma anche la
situazione del luogo in cui è andata in scena” ha riferito il direttore
artistico Lorenzo Mattei.
“La serva padrona” infatti è stata concepita nel piccolo
teatrino di Palazzo Carskoe Selo, il 30 agosto 1781, che era la residenza della
zarina Caterina II di Russia. Questo aveva una dimensione raccolta e quasi
uguale al luogo al chiuso del Mudi, dove è andata in scena il 12 settembre. In
questo senso i presenti che hanno partecipato alla prima, hanno avuto un
privilegio, hanno ascoltato lo stesso suono che aveva ascoltato lo stesso
Paisiello nella tipologia del luogo che ha ospitato la prima volta il suo
intermezzo musicale, ha osservato Mattei.
Con la messa in scena de “La serva padrona”, con un adattamento
all’American Graffiti anni ‘50, Taranto ha celebrato il genio di Giovanni
Paisiello, accendendo i riflettori su un pezzo importante della storia dell’opera
del 700. “E’ un’opera che si presta moltissimo ad un adattamento diverso, ad un
collegamento temporale differente, tanto è vero che noi abbiamo pensato di
adattarlo a quella che era l’epoca di American Graffiti degli anni ‘50, tutto
il taglio dell’opera si indirizzerà in quella maniera” ha osservato Chicco
Passaro.
L’appuntamento del Giovanni Paisiello Festival diretto da
Lorenzo Mattei, che si è svolto al Mudi di Taranto il 12 e 13 settembre, si
svolgerà in trasferta a Bari sabato 16 settembre alle ore 21 nella chiesa di Santa
Teresa dei Maschi.
L’opera torna nella chiesa di Bari, e grazie alla
collaborazione con il Giovanni Paisiello Festival, dell’Associazione Amici della Musica “Arcangelo
Speranza”, un pezzo della storia musicale pugliese è restituito al suo
pubblico, nella splendida cornice della barocca Santa Teresa dei Maschi. Il
libretto è di Gennaro Antonio Federico. I personaggi
sono:Uberto, un anziano nobile interpretato dal basso Giuseppe Naviglio, Serpina, la sua serva interpretata dal soprano Valeria La Grotta e Vespone, il servo mimo Gabriele Salonne.
La scena inizia con Uberto, che
svegliatosi da poco, è arrabbiato perché la serva Serpina tarda a potargli la
tazza di cioccolata con cui è solito iniziare la giornata (Aspettare e non
venire) e perché il servo, Vespone, non gli ha ancora fatto la barba. Il ricco
e attempato signore Uberto ha al suo servizio la giovane e furba Serpina che,
con il suo carattere prepotente, approfitta della bontà del suo padrone.
Uberto, per darle una lezione, le dice di voler prendere moglie: Serpina gli
chiede di sposarla, ma lui, anche se è molto interessato, rifiuta…..ma poi….. non
vogliamo svelare la conclusione…..chissà come va a finire visto che Uberto ad
un certo punto dice: Ah! Costei mi va tentando ; quanto va che me la fa…..e poi
nella 9° aria …….son imbrogliato io già; ho un certo che nel core che dir per
me non so s’è amore, o s’è pietà, io sto fra il sì e il no, fra il voglio e il
non voglio e sempre più mi imbroglio, me misero infelice che mai sarà di me ?!
L’occasione è ghiotta perché per la
prima volta in assoluto vengono utilizzati gli strumenti originali, con una
prassi esecutiva storicamente informata, è davvero una chicca ed è come se
fosse per questo una prima assoluta.
La speranza è che un prodotto teatrale
così ben riuscito possa essere portato in giro per i teatri italiani e che non
si fermi in Puglia, affinché sempre più persone ne possano godere e abbia il
giusto successo che merita. Per informazioni
e prenotazioni, telefonare al 348 492 2738.
Vito Piepoli
giornalista tess. n. 99479