AGRICOLTURA: L’ITALIA PERDE
POSIZIONI NEL MONDO MA IL PIANO OLIVICOLO STENTA A PARTIRE
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Per
fronteggiare il tracollo della produzione di olio extravergine d’oliva
italiano, su cui lancia l’allarme il Cno, risulta sempre più necessaria
l’attuazione del Piano olivicolo nazionale fortemente voluto dal M5S
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Da
leader indiscussi del mercato e punto di riferimento mondiale a “nobile
decadutaâ€, superata anche da paesi che non godono neppure di una stabilitÃ
politico-economica. È il destino a cui sta andando tristemente incontro l’Italia
nel settore olivicolo-oleario con un tracollo nella produzione di olio
extravergine d’oliva pari al 31% negli ultimi sei anni. A lanciare l’allarme è
il presidente del Consorzio nazionale degli olivicoltori (Cno) Gennaro
Sicolo, secondo il quale “il trend di lungo periodo della produzione è
in forte calo, mentre i più agguerriti concorrenti europei e mondiali
registrano tassi di crescita produttiva eccezionaliâ€. Stando ai dati
provvisori della corrente campagna di commercializzazione dell’olio di oliva
(ottobre 2016 – settembre 2017), pubblicati dalla Commissione europea su
dichiarazioni periodiche trasmesse dai singoli Stati membri, a superare le
183mila tonnellate italiane ci sarebbero anche paesi come la Tunisia e la
Siria, oltre la Grecia e la Spagna, attuale maggiore esportatore sul
mercato globale con una quota del 53%. Ciò, mentre l’Italia ha visto scendere
la propria percentuale di esportazioni mondiali dal 46% al 36% in 25 anni (dal
1990 al 2015).
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“Dopo
i dati del Crea e del Centro Studi Confagricoltura, resi noti in primavera, che
parlavano di una Italia scivolata al quarto posto e con prezzi medi per il
proprio prodotto esportato nettamente più bassi di quelli iberici, ecco un
altro eclatante segnale di crollo per l’olivicoltura italiana – dichiara
il deputato Giuseppe L’Abbate, capogruppo M5S in Commissione Agricoltura alla
Camera – Alcune delle motivazioni del tracollo della produzione sono
note da tempo come l’abbandono dei campi, la frammentazione delle imprese
nonché il mancato ammodernamento del settore. Ma se la Spagna ci ha superato in
maniera così evidente è anche perché mentre gli iberici in 30 anni hanno
realizzato ben cinque piani olivicoli, in Italia stenta ancora a prendere avvio
il primo piano ottenuto, nel maggio 2015, grazie alla nostra risoluzione in
Commissione a Montecitorio e atteso da tantissimi anni dal comparto.
Continuiamo a sollecitare il ministro Martina a mantenere gli impegni presi in
Parlamentoâ€.
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Ciò
che permette all’Italia di rimanere ancora il paese di eccellenza
dell’extravergine sono proprio le importazioni da quei territori oggi
maggiormente produttivi che forniscono materia prima, da cui vengono creati
blend miscelando le diverse partite e mantenendo i marchi nazionali. Secondo il
Cno, “per risalire le classifiche internazionali servirebbero almeno 150
milioni di nuovi olivi in produzione e almeno 25mila nuovi addetti per
assicurare il ricambio generazionale nei campi†ma senza una “politica
di investimenti†e “un orientamento favorevole verso la tecnologia,
l’innovazione e l’impresa†ciò non sarà possibile.
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“Sarebbe
ora, pertanto – conclude il deputato Giuseppe L’Abbate (M5S) – che
il Governo si concentri sul finanziamento dei piani produttivi nazionali di
filiera, ad iniziare da quello olivicolo, piuttosto che perpetrare una politica
di regalie al mondo delle banche, come per i 17 miliardi di euro per il decreto
banche veneteâ€.
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