La Settimana Santa a Taranto, occasione di unità da perseguire
domenica 16 aprile 2017
di Vito Piepoli
La gente non riesce a trattenere le lacrime, che scendono mentre la banda esegue le suggestive musiche sacre e i perdoni avanzano nazzicando a coppie celandole sotto i copriviso e che scorrono invece copiose sui volti dei portatori di statue, nella processione dei Misteri a Taranto.
Dopo la Domenica delle Palme si è entrati nella particolare Settimana Santa tarantina.
E dal lunedì successivo Taranto si è apprestata a vivere un momento di riflessione.
Quest’anno, in modo speciale, bisogna fare delle sottolineature.
È un momento per Taranto assolutamente importante, perché tra non molto si decide la prossima classe dirigente e tutti hanno bisogno di momenti di concentrazione e di riflessione.
Taranto ha vissuto i suoi giorni più belli, i più attesi, perché senza nulla togliere al Natale, è del tutto evidente che la Pasqua è quella che segna la radice dell’anima tarantina.
Non c’è tarantino che non senta questi riti, e può essere credente o non, vive intensamente i momenti del giovedì santo, del venerdì santo fino al sabato mattina.
Tutta la gente che ha affollato le strade della città vecchia e nuova, in questi giorni, a seguito delle processioni, è espressione corale di una partecipazione molto profonda e sentita.
Taranto si trasforma nella Settimana Santa, diventa un’altra e anche il tarantino diventa un’ altra persona.
Solitamente è descritto come un cittadino lamentoso, piagnone, disfattista, e si possono aggiungere a questi elementi anche alcune caratteristiche purtroppo negative della città, come la conflittualità, la litigiosità, il fatto che non ci sia una propositività costruttiva.
Bene, nei giorni della Settimana Santa si vede una città diversa, e anche quest’anno è così.
Tutto ha inizio dal rito della Benedizione delle Palme, a cui hanno partecipato migliaia di cittadini, poi a seguire, indispensabili, ci sono state le assemblee straordinarie riservate solo ai confratelli delle confraternite per l’aggiudicazione delle statue delle processioni, le cosiddette gare.
I tre momenti principali sono stati come sempre, l’uscita della posta di campagna alle 15 del Giovedì Santo dalla Chiesa del Carmine, che sono i confratelli andati in visita ai Sepolcri.
Alle 24 del Giovedì Santo, ha avuto inizio il Pellegrinaggio della B.V. Addolorata.
La statua della Vergine viene portata in processione dalla Confraternita di Maria SS. Addolorata e San Domenico. Il corteo religioso parte dalla Chiesa di San Domenico in città vecchia e raggiunge alle prime luci dell’alba la città nuova.
Infine, la processione dei Misteri, organizzata dalla Confraternita di Maria SS. Del Carmine, alle 17 del Venerdì Santo che dalla chiesa del Carmine percorre solo il centro cittadino.
Da sottolineare che oltre alle offerte riservate all’asta, per accaparrarsi le ambite “sdanghe” delle statue da portare a spalla, tanti confratelli, in forma anonima, hanno versato delle offerte spontanee libere per le mense dei poveri e la beneficenza.
La Chiesa del Carmine ad esempio gestisce una mensa, purtroppo molto frequentata.
La Chiesa dell’Addolorata ha una serie di strutture che si occupano dell’assistenza ai bisognosi della città vecchia, del doposcuola ai bambini.
Tutte queste attività, che rappresentano il segno del disagio che questa città sta vivendo in forma sempre maggiore, hanno avuto un contributo in più di beneficenza dato da tanti confratelli, come segno di donazione e generosità.
Si è vista quindi una città amata dai suoi stessi cittadini e sarebbe bello che questo segno di partecipazione, di condivisione che si trova attorno ad un grande momento aggregante come quello della Settimana Santa diventasse l’inizio di un grande impegno civico e partecipativo: la città ha quanto mai bisogno di questo.
La speranza è che non succeda quello che è avvenuto negli anni precedenti, cioè che la cittadinanza, riprenda le sue negatività e che si appresti ad affrontare le scelte amministrative nel modo migliore, con lo spirito giusto, affinché queste non siano vissute come occasione perdente frutto di divisioni ma vincente di condivisioni, vissute pur su steccati diversi.
Perché solo un’unità diffusa di intenti e di umiltà, e un rimboccarsi le maniche facendo tutti al meglio il proprio compito con sacrificio, come quello dei perdoni, può far rinascere la città.
Vito Piepoli