Estetica e lingua nella letteratura ricordando Giorgio Barberi Squarotti
mercoledì 12 aprile 2017
di PIERFRANCO BRUNI
La letteratura italiana del novecento è la testimonianza di una eredità che pone in essere questioni linguistiche e modelli estetici. Uno dei lettori di una simile interpretazione è stato Giorgio Barberi Squarotti scomparso recentemente.
È stato per molti aspetti un interprete di un linguaggio poetico che ha saputo confrontarsi con altri linguaggi. Non solo un attento critico. Non solo una militanza letteraria nella scientificita' dei testi. Ma anche un deciso poeta la cui teoria letteraria è diventata nei suoi versi l'unicità di un lirismo ontologico.
Eravamo amici. Ci siamo frequentati nei tempi in cui io ho studiato Sandro Penna e ho scritto i miei saggi su Mario Luzi. Ha scritto sulla mia poesia. Era un testimone di un viaggio poetico in cui la tradizione aveva un senso.
Forse l'ultimo di una generazione che ha saputo intrecciare la poesia e la prosa dentro un linguaggio comune. Alla Cardelliana maniera. E forse un rondismo nel suo linguaggio era fortemente palpabile. Ma la poesia dei poeti veri era un sigillo sicuro nelle sue interpretazioni.
Ha saputo creare la prosa nuova d'arte su un testo di poesia. Guardava con molta attenzione alla storia attraverso la attualità. Era nato nel 1929.
Lascia un disegno di una strategia della critica applicata sempre al testo e mai alla dialettica.
La dialettica intorno alla poesia infastidiva. Mentre leggere un testo e interpretarlo aveva e ha un senso mai oggettivo ma sempre soggettivo.
Lunghe telefonate per capire comprendere e dirsi. La sua poesia è un Novecento che ha voci antiche e una tradizione che anticipa. Nel suo raccontare il poeta e lo scrittore non si elidevano mai dall'uomo.
Un'opera antropologica nel segno dell'umanesimo della parola. Se oggi la letteratura si pensa di leggerla con i soli strumenti della filologica o della Linguistica si commettono errori di valutazione. Così se si pensa di usare soltanto gli strumenti etetici e metaforici. La comparazione resta fondamentale.