Il mio viaggio accanto
Un cercare tra Alvaro la mia erranza e le memorie
Pierfranco Bruni
Cosa
racconto nel mio libro “Il viaggio accanto”? Forse racconto me stesso
servendomi di Corrado Alvaro. O forse attraverso l’Alvaro che ho vissuto in
tempi antichi e che ora ritorna con il suo fascino e la sua alchimia. Se non
trovo alchimia nella letteratura, la letteratura non mi parla. Posso anche
scrivere su una letteratura che non mi parla, ma non lascia dentro di me le
strisce di mistero. Ed è così che viaggiare accanto ad Alvaro ha significato
anche viaggiare dentro di me. Cosa è il mondo della alchimia in Corrado Alvaro?
È il labirinto che racchiude il senso del viaggio di Arianna e il buio. È la
memoria di un mondo sommerso che senza la magia non avrebbe senso. È il tutto è
accaduto che recupera il senso della memoria nella nostalgia del tempo
presente.
Alvaro
ha la nostalgia del tempo presente perché è consapevole che proprio ilo
presente si diluisce nel futuro. Ma ciò è una dimensione metafisica della memoria
che è segno della pazienza sciamanica. Perché cerco la favola e non la vita? Ogni
sera aspetto una telefonata. Una telefonata che non arriva. Mi capita,
involontariamente, di controllare anche il telefono per vedere se è acceso o
meno. Una telefonata che non arriva, non arriverà più.
Ormai,
come in Alvaro, mi interessa la "favola della vita" più che la vita
stessa.
Corrado
Alvaro mi ha insegnato molto perché ha saputo dialogare con la sua terra -madre
e con il viaggiare. Il suo viaggiare ha segnato il distacco non solo da una
terra, ma anche dal padre e dalla madre.
Il
padre e la madre rappresentano il vero viaggio alla ricerca di un tempo finito
che soltanto nella memoria diventa infinito.
Si
vive di infiniti.
Le
donne in Alvaro hanno sempre rappresentato un riferimento ancestrale.
Quell'incipit che ha legato il prima e il dopo (o il prima al dopo). L'immenso
delle donne in Alvaro è l'immenso di una alchimia che resta nel mito di una
terra.
In
"Quasi una vita" si legge: "Le donne serbano le tradizione,
conoscono i pensieri riposti degli uomini".
Le
donne custodiscono la profezia e la favola, la magia e la luna.
In
Alvaro c'è sempre la donna Angelo o la donna Serpente. Un viaggiare in una
antropologia che si presta ad una visione che è simbolica e magica.
La
figura di Melusina sembra aver segnato un tassello nel mosaico dei suoi
scritti. Come l’immagine di Medea che utilizza una formazione greco ellenica.
La
Melusina è la donna calabrese - mediterranea. La donna mito, favola e
sortilegio nasconde sempre segreti. La donna ispiratrice musa. È l'antico che
attraversa i coralli del nostro esistere.
La
donna, dunque, è sortilegio. La donna – luna, la donna – mistero.
Si
vive in un labirintico gioco di memorie. Memorie che segnano il vero umanesimo.
Molto amico di Pirandello, tanto che scrisse la Introduzione alle Novelle
pirandelliane grazie ad uno scavo profondamente esistenziale. Scrisse di
Pirandello sottolineando l’importanza dell’ispirazione che aveva come modello
iniziale: "… l'osservazione dei fatti, da un'inesauribile curiosità del
mondo e dell'inatteso dei fatti umani, inquadrati in una norma segreta, in una
specie di misura interiore".
L'ispirazione,
dunque, come fabula. Perché "…la speranza supera ogni cosa, vince ogni
difficoltà".
Avrò
mai la speranza di affidarmi ad una telefonata che aspetto da tempo e che mai
potrà arrivare?
Ebbene
Corrado Alvaro mi ha dato anche il modo di leggere nelle memorie del mondo
sommerso.
Sommerso
e immenso. Oltre ogni fatalità.
Alvaro
si incentra su tre vie. Quella di Gioachino da Fiore. Quella di Bernardino Telesio.
Quella di Tommaso Campanella.
Il
mito e il simbolo sono due camminamenti che toccano il magico in un terra di
magherie. Il mito per Alvaro ha sempre significato un intreccio tra simbologie
e credenze. L'infanzia, come in Pavese, è il tutto.
"Nulla
accade e tutto è già accaduto nell'infanzia". Mi ricorda Alvaro.
Il
suo mondo resta non scalfibile.
La
terra. La Calabria. Il Mediterraneo e la Turchia. La Turchia è un intreccio di
Orienti e di Occidenti. Un percorso che diventa onirico in un viaggio
indefinibile. Alvaro è la memoria che metaforizza l'ascolto e il labirinto.
Vivere
dentro il labirinto è accettare l’attesa e abitarla con la pazienza che ci
dice: ci sarà comunque un ritorno. Abitarlo, questo ritorno, significa non
perdersi e ascoltarsi costantemente.
Siamo noi labirinto perché abbiamo spesso bisogno sia del filo che di Arianna.
Una geografia che è metafisica, esistenziale e fisica.
Corrado
Alvaro non ha realismo da mostrare, ma un mondo sommerso che si fa memoria.
Appunto quella sua memoria del mondo sommerso è dentro una dimensione culturale
che diventa eredità di un pensiero filosofico e antropologico. Tutto può
diventare un pretesto o una profezia.
Nel
mio cuore quella telefonata continuerà ad arrivare tra il mistero e la magia.
Così la favola della vita mi interessa più della vita.
Le
memorie del mondo sommerso alvariano hanno anche questo mistero.
In
fondo, senza una lettura antropologica, che vada oltre il “familismo amorale”, non
è possibile rileggere Alvaro oltre la storia.
Gli
Orienti e gli Occidenti di Alvaro sono nella centralità del Mediterraneo.
Non
ci sono riepiloghi.
Alvaro
scrittore è oltre “Gente in Aspromonte”, ovvero oltre il realismo.
Una
conclusione? La non conclusione.
La
compiutezza? Sarebbe il fallimento dello scrittore.
E
anche il mio. Dunque alcun riepilogo è dovuto. A questo libro – viaggio.
Continuerò a viaggiare. Come un errante!
Potrei
vivere nell’erranza cercando la favola?
La
mia terra è armai l’erranza. L’erranza è l’erranza dei monaci del deserto ma è
anche il viaggio degli sciamani che cercano una terra, la loro terra. Alvaro ha
sempre cercato una terra, la sua terra. In questa sua terra ci sono i segni e
gli strappi che mi hanno insegnato che il mistero non si cerca. Il misteri
raggiunge la vita.