Pierfranco
Bruni in “Che il dio del Sole sia con te” ci dice: “Ascoltati e ti salverai”.
Un
romanzo tra le foreste delle metafore
Maria Cristina Parise Martirano*
*Presidente Società Dante Alighieri – Cosenza -
Come tutti i libri di
Pierfranco Bruni ho trovato CHE IL DIO DEL SOLE SIA CON TE (Pellegrini
editore) molto intrigante. Nello stesso tempo però, come tutti i libri di
Pierfranco Bruni, un libro non facile da presentare, un libro complesso, e
probabilmente qui sta il suo fascino, nel senso che non è una storia che si può
raccontare…
Il titolo CHE IL DIO
DEL SOLE SIA CON TE di per sé è illuminante non solo perché evoca il sole,
ma perché come quando abitualmente diciamo “che Dio ti accompagni” allude ad un
viaggio non facile anticipato dall’ottativo , con la sua ambigua formula di
augurio ed insieme esortazione affinché non si risolva in un fallimento ( e qui
ritorna il tema caro all’autore del viaggio e dell’Ulissismo dantesco.
E’ un libro che va
letto e non solo una volta, perché, come nei libri di Pierfranco, ma qui ancora
di più, ci troviamo immersi in una scrittura che già ebbi modo di definire
labirintica. Qui l’autore usa un linguaggio sperimentale
che segue l’andamento fluido del linguaggio interiore multidirezionale, un
linguaggio capace di evocare simultaneamente e sinesteticamente più emozioni
ricordi sensazioni come succede con i fuochi d’artificio che esplodono in
immagini luminose e colorate, intrecciantisi e aprentisi in forme sempre
diverse in un gioco pirotecnico e caleidoscopico inafferrabile. Nello stesso
tempo, il magma del suo vissuto risulta da una lunga storia di sedimentazioni
culturali ed empiriche che affiorano nella sua scrittura: è per questo che ci
troviamo di fronte ad un libro non facile che ciascun lettore legge e coglie
in riferimento al sua storia culturale e personale, ma che allo stesso lettore
può parlare in modo diverso a seconda del particolare momento.
Ci rendiamo subito
conto che la lettura ci immette in un percorso che direi terapeutico
psico/sentimentale/spirituale in cui l’autore/sciamano ci guida per portarci al
raggiungimento di quel silenzio interiore e di quel vuoto assoluto, che egli ci
addita come le condizioni necessarie ed indispensabili per potere ascoltare la
voce che è in noi e che, sola, può salvarci. Ascoltati e ti salverai dirà
in chiusura Aquila di Vento. Qui sta per me il successo del libro: nel
coinvolgimento globale che l’autore riesce a realizzare con il lettore.
appena immessa nella
lettura, mi sono sentita Alice, persa in una sorta di mondo onirico,
smarrita nelle foresta di metafore e simboli evocati …ed attendevo una parola
illuminante fiduciosa che prima o poi sarebbe arrivata… ed infatti man mano che
procedevo nella lettura, mi accorgevo di divenirne sempre più partecipe, come
la protagonista interna di un bildugsroman. Ed ecco: Credo - sia alla magia,
quindi all’alchimia della parola,- sia al mistero del miracolo di una voce che
detta,- in modo indefinibile,- la trasformazione del silenzio in bellezza
dell’ascolto. Magia ed alchimia della parola! Era la prova che non con la
mente avrei capito quel libro scritto da un poeta visionario, sciamano lui
stesso.
L’eclettismo
che Pierfranco Bruni dimostra attraverso i suoi infiniti interessi ed impegni
culturali e la pluralità e profondità delle esperienze esistenziali accumulate
anche attraverso i suoi viaggi, a cui ho già fatto riferimento, lo hanno
collocato su un piano di superiore distacco e di un anticonformismo
aristocratico che alla fine paradossalmente lo porta ad aspirare all’
essenzialità, per potere arrivare alla verità del rapporto con se stesso e
con la realtà esterna, e così giunge alla riscoperta antropologica dello
sciamanesimo che ancora sopravvive in alcune culture orientali e con cui è
venuto in contatto.
Attraverso lo
sciamanesimo egli può compiere un’operazione di azzeramento del tempo e dello
spazio, indispensabile a ritrovare quella verginità che ritiene necessaria alla
salvezza personale e sociale, scevra dagli inquinamenti ambientali, fisici e
morali della modernità…Un ritorno alle origini in cerca di una palingenesi che
da individuale si fa collettiva e che lo pone nella scia dei grandi utopisti
della nostra tradizione, tra cui lo stesso Dante, che mirano alla rigenerazione
individuale e universale, quella che Pierfranco Bruni pensa si possa realizzare
attraverso lo sciamanesimo, l’originario
modo transculturale di vivere e di vedere il mondo che accomunava le
società primitive , la reductio ad unum riscontrabile nel sinecismo ante torre di Babele, prima cioè della confusione
delle lingue e della moltiplicazione delle culture…e lo stesso termine di
“indiani” è usato dall’autore ambiguamente in quanto si può riferire
indistintamente ai pellerossa, nativi d’America, così come agli indiani
d’oriente.
Ma non
si tratta di rimpiangere il Paradiso perduto né la mitica età dell’oro, perché
invece lo sguardo è rivolto al presente ma soprattutto al futuro, al
rinnovamento che come dicevo inizi da quello personale… Nel libro di Pierfranco
Bruni si pone, come lui stesso suggerisce, “sulla via dei monaci tibetani e
dell‘illuminazione che ha la pazienza della contemplazione e lungo la cerca
degli antichi sciamani nell’ascolto dei tocchi dei tamburi che sapevano
ascoltare il vento e pregavano il dio del Sole”. Simboli e immagini che
tuttavia non sono in contrasto con quelli del suo Cristianesimo quale troviamo
espresso in alcuni libri precedenti…l’aquila . il deserto il mare.
Anche
nel titolo stesso dove non si dice dio Sole, ma il dio del Sole. Apparentemente
diverso dal suo precedente percorso letterario e filosofico, il libro CHE IL
DIO DEL SOLE SIA CON TE è invece, come gli altri, il risultato della storia
personale dell’autore ed una tappa momentanea del suo pellegrinare che non si
ferma mai e che non esclude direzioni altre.
L’autobiografismo
è anche qui presente perché sciamano è lui stesso così come lui stesso è
Pirandello, D’Annunzio e di volta in volta Dante, Ulisse, Totò, Califano o
Tenco, Claretta o Mata Hari, tutti i personaggi che interpreta come proiezioni
di se stesso. Libertà e indeterminatezza sono le regole di una vita vissuta
come viaggio in perpetuo cammino senza soste. Indeterminatezza e incompiutezza
sono i caratteri che rendono la vita un mistero attraente e degna di essere
vissuta giorno dopo giorno sempre alla ricerca di quella serenità visionaria
che nel libro “Che il dio del sole sia con te” è il sonno sciamanico, il
perdersi estaticamente dietro il ritmo dei tamburi e delle danze quando l’immaginazione
prende il sopravvento sui pensieri comuni, quotidiani e personali che sono
propri dello stato di veglia.
Il
silenzio la solitudine e la pazienza sono le premesse indispensabili
all’ascolto della parola illuminante, la parola terapeutica che non insegna e
non offre consigli né verità assolute ma esempi e vie verso l’Illuminazione.
Quello di Pierfranco è un libro di cui si potrebbe parlare per ore e che mi ha
affascinato per quel suo vagheggiato ritorno alla pura essenzialità delle
origini, all’amore solidale, alla ricerca di un rapporto più autentico con la
realtà delle cose rispetto al rapporto di una modernità che non considera
l’uomo nella sua globalità, in cui una parte importante hanno i sentimenti e le
emozioni…
Un
libro da leggere!
Maria Cristina Parise Martirano