Musica e cultura: Le donne nelle opere di Puccini
martedì 21 febbraio 2017
da Associazione "PRESENZA LUCANA"
PRESENZA LUCANA Presidente: Michele Santoro
Associazione Culturale e Sociale
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PRESENZA LUCANA – 27° Anno
MUSICA E CULTURA - Le donne nelle opere di Puccini
E’ stato presentato, presso la sede di Presenza Lucana di Taranto, un incontro dedicato alla cartella “Musica e Cultura” dal titolo “Le donne nelle opere di Puccini”. L’Associazione si prefigge, come fa, in tutti gli appuntamenti settimanali da ventisette anni, di portare a conoscenza dei soci e dei cittadini che seguono tramite la stampa, storie inserite in cartelle di varia natura, che contribuiscono alla diffusione di una cultura più ampia e a tutte le età.
L’appuntamento ha avuto, come relatore Pierfrancesco Galati, appassionato di musica, già intervenuto a Presenza Lucana con il Maestro Giuseppe Gregucci, in un appuntamento che ha esaminato “La storia della banda musicale di Squinzano” e dei suoi grandi maestri che l’hanno diretta.
Nella sua relazione Galati ha esaminato, nell’ordine di tempo, i personaggi femminili pucciniani, che hanno appassionato, con grandi e medie interpretazioni, le platee di tutti i Teatri e Arene del mondo.
La prima, in ordine di tempo, è stata Manon Lescaut che fu presentata, dal musicista lucchese al Teatro Regio di Torino nel 1893: “donna non vidi mai simile a questa…”. L’importanza delle donne nelle opere di Puccini trova il suo apice nelle arie che appena cantate contribuirono a renderle famose e immortali.
Nel giro di dieci anni si aggiunsero: “La bohème” (1896) “Mi chiamano Mimì ma il mio nome è Lucia”;
“Tosca” (1900) con il personaggio di Flora che canta “Vissi d’arte, vissi d’amore non feci mai male ad anima viva!”;
“Madame Butterfly” (1904) in cui struggente è la figura di Ciò Ciò San “Un bel dì vedremo levarsi un fil di fumo sull’estremo confin del mare.”
Dopo “La fanciulla del West” presentata nel 1910 al Metropolitan di New York con il fascino della partecipazione dell’autore, nel 1917 il musicista presentò a Montecarlo “La rondine”. Nel 1918 è di nuovo il pubblico del Metropolitan ad applaudire Giacomo Puccini che è presente al Trittico (tre opere di un solo atto): Il tabarro, Suor Angelica, Gianni Schicchi.
L’ultima grande opera che il compositore scelse fu “Turandot” del commediografo veneziano Carlo Gozzi. Lo studio rimase incompiuto per la morte del “grande autore” avvenuta, nel 1924, a Bruxelles procurata da una grave malattia alla gola.
Tuttavia l’opera fu completata da Franco Alfano, allievo del Maestro, e presentata al Teatro La Scala di Milano nel 1926 “In questa reggia or son mill’anni e mille, un grido disperato risonò”.
Le arie poeticamente sono state lette da Silvana Pasanisi.
E’ intervenuta all’incontro Angela Massafra soprano, diplomata in canto lirico al “Paisiello” di Taranto, in musica vocale da camera al Conservatorio “N. Piccinni” di Bari con laurea, secondo livello, ottenuta presso il Conservatorio di musica “Santa Cecilia” di Roma.
L’artista si è soffermata sull’importanza che ha avuto nella sua vita l’interpretazione delle opere di Puccini.
“Una cantante quando è sul palcoscenico rappresenta, nel miglior modo, quello che interpreta. Però se dovessi scegliere quale sia il personaggio più vicino, al mio essere donna, non avrei alcun dubbio, poiché mi sento Flora della Tosca” (A. Massafra) . Questo meeting di Presenza Lucana, dedicato alla lirica, è stato, culturalmente valido e potrebbe trovare spazio anche nella didattica per educare e avvicinare, tutti, a un campo artistico che, nella nostra città, non è curato come dovrebbe essere.
La prima parte degli incontri di Presenza Lucana, da Settembre, è dedicata a un tema della durata di cinque minuti, alcune volte di più come in quest’ultimo incontro, cui è stato assegnato il nome di “Pillole di tarantinità”, curato dallo studioso Antonio Fornaro.
Se la scorsa settimana il tema trattato era quello del fidanzamento con “’O parlamient” riunione dei genitori delle due famiglie per definire tutti i dettagli del matrimonio, in questo incontro il relatore ha trattato:
• L’innamoramento;
• Lo sposalizio con “la carrozza da zita”;
• La festa svolta in casa o in sale, più grandi, della città vecchia;
• La visita mattutina, della mamma dello sposo, per portare il caffè e controllare, in stanza da letto, che il matrimonio si fosse consumato nel migliore dei modi.
San Raffaele Arcangelo era il santo protettore delle donne alla ricerca del matrimonio.
Art. di Michele Santoro