Intervista
al Mago Forest, sabato 14 dicembre al “Metropolitan” di Ginosa
«Io, un
antieroe tutto da ridere»
«Mi sono
ispirato a Mac Rooney piuttosto che Silvan o Copperfield. Parto con Arbore, poi
incontro la Gialappa’s. Oggi con quale dei due soggetti lavorerei? Se mi
telefonassero insieme troverebbero occupato, dunque mi solleverebbero da un
“testa o croce” imbarazzante. Il pubblico che sceglie il teatro sa quello che
vuole”».
Divertente,
spigliato, la battuta fulminante, in testa il gioco degli equivoci e
l’improvvisazione. Sabato 14 febbraio al teatro Metropolitan di Ginosa, in
scena lo spettacolo “Motel Forest”. Protagonista dello show il Mago Forest. Ad
aiutarlo, o meglio, ad ostacolarlo, un improbabile personale di servizio: il
ragazzo dell’ascensore (rockstar mancata) e il responsabile della security (ma
con un curriculum imbarazzante). Numerosi i successi teatrali che hanno
scandito una carriera trentennale.
Da Arbore
alla Gialappa’s, passando per Zelig, il momento decisivo nel quale ha avvertito
la svolta?
«Nel
2000, quando la Gialappa’s fu ospite a Zelig; mi videro presentare e mi
ritennero, bontà loro, “sufficientemente deficiente” da propormi in “Mai dire
Maik”: la collaborazione è durata ininterrottamente una decina di anni. Che
dire, mi hanno rubato i miei migliori anni, ma li perdono».
La
presentano come lo sciagurato parente povero di Silvan e Copperfield, ricorda
un “collega” antesignano, tale Mac Roney?
«E’ stata
la mia prima ispirazione, diciamo anche che copiavo esattamente le sue gag in
tv, poi ho studiato molto per imparare a…fallire da solo».
Un
giorno, sbagliando un gioco di prestigio e sentendo il pubblico ridere, ha
pensato di cambiare mestiere?
«In
realtà da subito la mia intenzione è stata quella di cercare di far ridere, mi
ha sempre affascinato il ruolo dell’antieroe e del mago al quale i suoi stessi
attrezzi si rivoltano contro».
Ha una
vis comica, anche qui lo studio l’ha impegnata. Arbore, Gialappa’s, Frassica,
Chiambretti, Bisio. Quale ritiene il partner ideale?
«Vinicius
De Moraes, grande poeta siciliano diceva che la vita è l’arte dell’incontro; e
io, in quanto a incontri sul palco, mi ritengo fortunato. Per un comico il
contesto è tutto, rare volte mi è capitato di trovarmi nel posto sbagliato. Se
potessi scegliere, mi piacerebbe lavorare con…Homer dei Simpson».
I suoi
testi. Studia, prepara o è un work in progress?
«Parto da
un’idea e la osservo con la lente distorta della comicita’: visto come parlo
bene? Scherzi a parte, mi preparo molto ma mi piace lasciare margini per
l’improvvisazione, lasciarmi trascinare dagli umori del pubblico. Quello del
comico è uno spettacolo sartoriale cucito ogni sera su misura».
“Motel
Forest”, ospiti e comprimari sul palco.
«Motel
Forest, motel magico e bizzarro, in realtà è un mio investimento sul futuro. De
Niro apre ristoranti, Sting ha aperto un agriturismo in Toscana, Banderas un
mulino, io un Motel…Sarà come una visita guidata nelle stanze della vita, un
viaggio denso di magie, follie e peripezie, una visita tutta ridere, spero».
Lei, uomo
del Sud. Una volta si diceva che il pubblico meridionale fosse più passionale.
E’ ancora così?
“Credo
sia un luogo comune, ma detto questo in Puglia mi sono sempre trovato bene fin
dai tempi del “Dolce Vita” di Bari, gestita dai mitici Toti e Tata; sono loro
ad avermi presentato il mio manager di sempre che poi di Nardò. Il pubblico che
sceglie il teatro sa cosa va a vedere; il mio unico problema, a quel punto,
diventa dare sempre il massimo: oggi non è più così scontato che la gente
compri un biglietto, esca di casa d’inverno e vada a trovare parcheggio intorno
a un teatro per vedere uno show”.
La
chiamano Arbore e la Gialappa’s, a quale telefonata risponde per primo
“Arrivo!”?
«Per
fortuna se chiamano contemporaneamente trovano occupato, diversamente sarei
molto in imbarazzo».