Governo. Fitto: E' "Renzi senza Renzi", uno schiaffo del Pd agli
elettori
"Ovviamente il Quirinale non può far altro che prendere atto delle
indicazioni della maggioranza. Ma, da parte del Pd, dopo la sgradevolezza delle
consultazioni parallele condotte da Renzi, viene un'altra prova di arroganza e
di non comprensione della realtà ". Così Raffaele Fitto, leader dei
Conservatori e Riformisti, promotore della Convenzione Blu.
"Proporre un governo
"Renzi senza Renzi", sia pure per "interposto" Gentiloni, è
uno schiaffo agli elettori del 4 dicembre. Ora sta al centrodestra svegliarsi:
e solo le primarie possono ridare slancio e competitivitĂ a un centrodestra
credibile e rinnovato".
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PIANO DI
RIODINO, MANCA (COR): PARLIAMO DI NUMERI E INTANTO A LECCE SI MUORE A 37 ANNI,
FORSE, PERCHE’ L’ANGIOGRAFO NON FUNZIONA
Il vicepresidente
della Commissione SanitĂ della Regione Puglia e consigliere dei Conservatori e
Riformisti, Luigi Manca, presenterĂ interrogazione urgente
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Quando si parla di Piano di Riordino Ospedaliero focalizziamo la
nostra attenzione sui livelli (base, di primo o secondo livello), sulle
eccellenze e sugli istituti di ricerca. Ci riempiamo la bocca di numeri e
statistiche, dei  livelli di assistenza da assicurare sulla carta e, poi, si
muore a soli 37 anni perché uno strumento diagnostico di vitale importanza non
funziona, ancora piĂą assurdo che tutto questo, poi, avvenga in ospedale di
secondo livello, quale è il Vito Fazzi di Lecce.
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Una giovane  vita stroncata non per negligenza dei medici,
che spesso non vengono messi nelle condizioni di lavorare in modo efficiente,
ma da quei livelli assistenziali che, appunto, vengono garantiti solo sulla
carta e non valgono nella quotidiana assistenza ospedaliera. Non hanno
funzionato l’altra sera quando alle 19.30 al Pronto soccorso di Lecce si è
presentato un paziente in condizioni gravi, con un’emorragia  celebrale,
al quale era necessario fare un’angiografia. Ma al Fazzi non funziona da circa
un mese, da quando cioè è stato effettuato un aggiornamento. A quel punto si
sono perse piĂą di tre ore per trovare un ospedale vicino dove poterla fare. La
beffa ha voluto che nella tarda serata, quando il 37enne è stato portato a
Brindisi, anche lì lo strumento fosse andato in tilt.
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Ora, lo dico da medico, è probabile che il destino avesse scritto
la parola fine per il giovane salentino. Ma resterĂ per sempre il dubbio che
se quell’angiografo fosse stato funzionante e si fosse intervenuti prontamente
il 37enne si sarebbe potuto salvare.
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Per questo, da vicepresidente della Commissione SanitĂ ,
presenterò un’interrogazione urgente per conoscere per quale motivo non si è
intervenuti immediatamente per ripristinare il funzionamento dell’angiografo a
Lecce?
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PRONTO
SOCCORSO MATER DEI, ZULLO (COR): L’ARROGANZA RISCHIA DI COLPIRE ANCHE CHI LA
IMPUTA A RENZI
Dichiarazione
del presidente del gruppo regionale dei Conservatori e Riformisti, Ignazio
Zullo
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A volte, per il semplice fatto di essere consiglieri regionali, ci
arroghiamo la presunzione di sapere e di capire tutto e di tutto.
Può essere capitato anche a me quando all’inizio del mio mandato
nel 2005 mi spingevo a parlare di questioni che nella mia vita e nella mia
professione non avevo mai trattato nonostante una lunga esperienza
professionale da ufficiale sanitario mi avesse portato ad agire
istituzionalmente in campi come l’urbanistica, l’ambiente, il commercio,
l’artigianato e l’industria, le professioni  etc. Successivamente,
anche in forza di studi e di specializzazioni mediche mi sono formato e
occupato di direzione, programmazione e organizzazione dei servizi sanitari e
di medicina del lavoro. Eppure tante volte, dopo un confronto con colleghi o
con funzionari e dirigenti regionali mi chiedo se non fossi stato arrogante nel
presentarmi come il “saputo” di turno. Ma l’arroganza che i fautori del NO,
primi fra tutti i grillini, attribuiscono a Renzi rischia di cogliere ognuno di
noi se non sappiamo riconoscere i nostri limiti e il perimetro dentro il
quale possiamo muoverci.Â
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Sparare a zero sul Pronto soccorso della Mater Dei  sulla
base di un periodo di attivitĂ molto breve non ha molto senso per dueÂ
ordini di ragione. La prima perché una funzione di emergenza-urgenza e di area
critica deve necessariamente inserirsi in un sistema  assistenziale per
gradi, poiché in sanità per ogni processo organizzativo e riorganizzativo vanno
tarate passo dopo passo procedure, protocolli, funzionalitĂ organizzative,
tecnologiche e strutturali con continui e immediati adattamenti risolutivi e
guai se un pronto soccorso fosse assalito dal primo giorno da quantitĂ
rilevanti di accesso. La seconda sta nel fatto che un Pronto soccorso non
agisce da sé e per sé ma è all’interno del sistema di emergenza-urgenza 118 che
coordina le attivitĂ e i soccorsi attraverso la centrale operativa che credo
stia calibrando gradualmente l’inserimento di un nuovo pronto soccorso nel
sistema dell’emergenza.
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Il tema del confronto è diverso e  a mio avviso e va spostato
in altre direzioni: è giusto avere una sanità privata senza pronto soccorso che
faccia solo attivitĂ di elezione e programmata scaricando sul pubblico
l’emergenza? Io dico di no, troppo comodo per il privato, troppo oneroso per il
pubblico.Â
Ed  ancora: i fondi impiegati per un pronto soccorso nascente
sono da considerarsi una spesa o un investimento? Io propendo per la seconda e
un tempo più lungo di valutazione potrà dirci se è un investimento riuscito.
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E potrebbe sorgere anche un’altra domanda: avremmo  potuto
potenziare i pronto soccorsi degli ospedali pubblici baresi? Il blocco
delle assunzioni che strozza la Puglia e il limite di spesa del personale non
l’avrebbe consentito ammesso che avessimo avuto la disponibilità di spazi e
attrezzature adeguate per non far pestare i piedi agli operatori negli ospedali
pubblici di Bari nonché di specialità di diagnosi e cura post-accesso al Pronto
Soccorso in altri presidi ospedalieri considerati di base.
C’è infine una domanda alla quale dobbiamo rispondere: serviva
alla cittĂ di Bari un altro Pronto Soccorso? Sono fermamente convinto diÂ
sì perché i tempi di attesa ai tre della città di Bari o al Miulli di Acquaviva
lo richiedevano.
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L’esito del referendum confermativo ci consegna una lezione. Io la
voglio cogliere. Altri vorrebbero impartirla a Renzi ma non a sé stessi.
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