Il caso Dario Fo
La morte ha bisogno di silenzio? Certo ma anche di verità, comprese quelle scomode! E di onestà.
domenica 16 ottobre 2016
di Pierfranco Bruni
Troppe parole in libertà sulla questione Dario Fo. Se la storia viene negata non è colpa di chi ricorda alcune verità. Scomode.
Diceva Pavese che i morti bisogna sempre scavalcarli. La storia e la letteratura. Ma di quale letteratura possiamo discutere?
La morte di Dario Fo. Un mediocre autore e attore. Siamo alle solite. I "mostri sacri" da vivi e da morti devono restare intoccabili. Il relativismo ha stabilito ciò. I maestri del pensiero anche.
Io non la penso così.
Da morti e da vivi diceva Papini bisogna avere il coraggio di raccontare un pensiero, di raccontarli. Lo diceva Papini, ma Leonardo Sciascia, dimenticato da chi oggi mi attacca perché dico la Verità su Dario Fo, ha sempre sostenuto che un intellettuale deve essere sempre contro. La verità va detta non per passione ma per studio critico.
Quando un artista muore è necessario parlarne bene? Non sempre è obbligatorio incorrere nella apologia degli elogi. Almeno per chi è libero come me. Io non ho mai apprezzato e stimato artisticamente Dario Fo. Non ho mai visto in lui originalità ironia arte. Non mi si venga a dire che non sono un addetto ai lavori. Lo sono e si sa bene e non da oggi. Era costruzione! La sua si.
Comunque! Sì la morte ha sempre un richiamato sentore di pietas. È giusto che sia così! Deve essere così. Per tutti c'e' un pensiero di pietà. Coloro che restano e vivono nella nostra anima nel nostro viaggiare e anche nel nostro immaginario.
Siamo nella cultura dell'umanesimo e siamo viventi in Cristo.
Sì deve essere cosi ed è così.
Ma in letteratura non si può accettare tutto. Come nella vita. È morto Dario Fo. Ho letto che gli elogi spellano le parole. Io non ho mai condiviso Dario Fo. Come chi ci ha insegnato a costruire una tesi di laurea (Eco). Fo. Non mi ha mai detto nulla. Non condividevo il suo essere e mostrarsi giullare sulla scena e qualche volta anche in politica. Leggete le cronache e così si imparerà a dare giudizi sulla invidia.
Letterariamente non meritava il Nobel per la letteratura. Negato ad Albertazzi, a Luzi. Io sono uno di quelli che ha protestato duramente quando è uscita fuori la notizia del Nobel a Fo. Documenti alla mano. Non nego e lo ripeto ora. Non mi sembrava e non mi sembra un personaggio che possa aver lasciato un segno caratterizzante nel contesto letterario. È un Cioran? Un Pavese? Un Ungaretti? Un Cardarelli?
Quella sua opera buffa è il già visto brektiano.
Il suo essere giullare è il già consolidato tra un Cecco Angiolieri e uno Jacopone da Todi giullare di Dio. Storia antica e letteratura vissuta.
Quel suo teatro "zampettante" è la maschera di Pulcinella, Arlecchino e una recita veneziana. Alla "Vita bella"...
Le sue contraddizioni politiche poi e le sue ambiguità politiche sono figlie di chi ha rinnegato giustificando la sua appartenenza al Fascismo repubblichino.
Era stato Repubblichino ma era un capitolo "scandaloso" e preferiva tacere. Chi conosce quella storia sa del Fo Repubblichino per amore nei confronti di Mussolini.
Certo in questa faccenda altro metodo della eleganza di Giorgio Albertazzi morto anch’esso recentemente.
Albertazzi maestro di stile e di conoscenze profonde. Memorie di Adriano! Confronti che non reggono sul piano teatrale. Due modelli completamente agli antipodi. Ma Fo non regge su Albertazzi, il vero maestro. Fo Il mediocre. Il suo teatro, che conosco molto bene a cominciare dai miei anni universitari, non è un sorridere o una ironia pirandelliana. Non è nulla. Tranne un modo di tentare di uscire dal conformismo. Nulla il Fo teatrale.
Un autore e un attore che non tramanda. Forse resta la sua pittura. I suoi colori. Forse. Non ho condiviso nulla del suo operato e nell'ora suprema della morte mi inchino davanti ad una umanità che vive il viaggio ultimo con molta pietà cristiana e offro una preghiera. Punto.
Il resto è stata una costante "impresa" non di arte ma di assoluta ideologia. Certo il conformismo ora dilaga. La mia è una voce controcorrente. Ma non reputo e non ho mai reputato Dario Fo un grande artista. Ripeto.
Il mistero buffo è il buffo mistero di Brecht. Il resto è ciò che in questi anni abbiamo visto. Ma non ciò che hanno cercato di farci interpretare e leggere. Dario Fo troppo sopravvalutato. Senza originalità si è mediocri. Non meritava il Nobel.
Troppo chiasso. Lo stesso che si è fatto su Umberto Eco. Ma questo è un altro capitolo che riprenderò presto.
Dario Fo. Noi cristiani preghiamo per la sua anima. Noi storici della letteratura che leggono il testo e osservano senza farsi accecare dalle ideologie andiamo oltre. Bisogna andare oltre. Dai Dario Fo a Umberto Eco e Roberto Benigni, ormai renziano sul cavallo bianco.
Ma la pietà ci richiama ai nostri riferimenti cristiani. Tutta la pietas possibile. Ma il letterato e il teatrante non esistono! I dibattiti si fanno con le parole. Con le idee.
Le parole di Dario Fo sui fratelli Mattei sono un tuono nella nostra coscienza. Nella coscienza laica e cristiana. Viaggiamo nella vita di un Nobel mai meritato.