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Con i beni culturali Taranto può diventare competitiva
giovedì 8 settembre 2016

di Pierfranco Bruni


Credo che ormai bisogna ammetterlo, con onestà intellettuale, che la scelta, partita da lontano, sulla autonomia del Museo archeologico di Taranto sia vincente per un processo culturale che dovrebbe portare la città ad essere competitiva all’interno delle realtà europee e internazionali. La Riforma, si ribadisce ciò, nasce da una volontà politica che ha come riferimento la cultura italiana nel mondo con le sue realtà geografiche e i vari comparti della cultura stessa: dalla storia antica alla etno-antropologia, dalla editoria alla musica del vivo.

Il “reale” della Riforma è proprio qui, e significa, già in nuce, e nell’atto giuridico nascente, spezzare il cordone con un passato che ha fatto della cultura una “riserva”. Bisogna creare eventi per cercare di legare la spaziatura concettuale del bene culturale all’immagine. È l’immagine che porta turismo. È l’immagine che trova veicoli internazionali. È l’immagine che sviluppa un immaginario metafisico nelle dimensioni tra costo e benefici per una Nazione, un territorio, una città.

Le potenzialità che ha avuto ed ha Taranto sono in una filosofia della partecipazione e il ruolo delle Soprintendenze non si è ristretto, anzi si è allargato vistosamente proprio sul piano dello scibile da trattare, perché il bene culturale, il Codice del 2005 ha sottolineato ciò, e nel mio libro mi soffermo su tale questione, e la Riforma Franceschini è un riferimento fondante e preciso nelle indicazioni culturali, non è soltanto archeologia o dinamica archeologica nelle attrazioni produttive, è anche il panorama delle Arti, delle Lingue, delle Musiche, delle Antropologie, del Cinema, del Folclore, della Favola, della Letteratura.

Taranto oggi può crescere con una progettualità culturale istituzione di grande rilievo. Porre un intreccio di attività e di eventi tra le tre strutture del Ministero (Museo, Soprintendenza e Archivio) significa creare una rete che parta da un pensiero convergente per far crescere una città che ha bisogno di andare oltre il sistema territoriale.

Abbiamo bisogno di eventi per fare di Taranto una città moderna nella contemporaneità di una filosofia delle strategie di sviluppo. Non parlo volutamente di insistere sull’immaginario che è Magna Grecia. Lo si sa già. Ma la Magna Grecia è la condizione per poter discutere di letteratura, di storia del Novecento, di De Chirico e il Mediterraneo (come nei tempi in cui si faceva cultura), dell’architettura Fascista, delle etno – antropologie che sono una granitica matrice identitaria della civiltà del Mediterraneo.

È impossibile parlare di cultura senza definire il ruolo delle culture. Qui e altrove. Le modalità di approccio al bene culturale non solo sono mutate nel tempo, sono soprattutto migliorate in una “intercettazione” tra utente, ricevente e ricercatore. Una intercettazione che adotta una metodologia educativa.

Mi sembra importante e necessario stabilire un approccio pedagogico come fa il Ministero, e le sedi periferiche, con le professionalità che si trovano, danno un contributo sostanziale alla crescita delle città. Nei miei viaggi, per conto del ministero, tra le etnie ho visto piccole realtà che fanno grande cultura. Taranto può oggi realmente essere motrice di eventi con una sinergia territoriale che punti alla armonizzazione di una ontologia delle culture.

Nel mese di ottobre il Centro per il Libro e la Lettura del Ministero ha organizzato, come gli altri anni, dal 24 al 29 ottobre l’evento “Libriamoci”, ovvero le Giornate di Lettura nelle Scuole. Ha avuto ottimi risultati nelle passate stagioni ed io ho collaborato a tale evento. Credo che anche Taranto con il Museo, la Soprintendenza di Lecce, e l’Archivio di Stato possano dare un contributo notevole in un raccordo tra scuola, istruzione e beni culturali. Mi auguro che intorno a tale iniziativa si costruiscano degli eventi che vadano nella direzione della alla educazione alla lettura tra territorio e pagine di vita. Il libro come bene culturale formativo per una città che non può fare a meno di essere competitiva con altre realtà.




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