L’umorismo salva Pirandello nell’originale lettura di Pierfranco Bruni in “Il tragico e la follia” con Video di Anna Montella
sabato 20 agosto 2016
di Sandro Marano*
Il nuovo saggio di Pierfranco Bruni Luigi Pirandello il tragico e la follia (edizioni Nemapress pp. 109) è un lavoro ricco di spunti di riflessione, di riferimenti critici e di raffronti stimolanti. Spicca tra questi ultimi il raffronto che l’autore fa con Pavese, cui mancava l’ironia presente invece in Pirandello. E questo spiega il diverso esito della loro esistenza. La tesi centrale del saggio, sicuramente condivisibile, a noi pare che sia in questa affermazione: “credo che in Pirandello tutto sia teatro.”
Per Pirandello l’essere si riduce all’apparire, la vita non può non mascherarsi, la sua nudità, che la riflessione scopre, porta l’uomo alla follia (è un motivo per la verità presente anche in Nietzsche: “tutto ciò che è profondo ama mascherarsi”). Ora se la vita è cieco e irrazionale impulso, se la vita è nella sua essenza tragica, se è un moto che di continuo e sempre crea e distrugge forme, allora tanto vale non prenderla sul serio. Ecco l’ironia! Se si vive e non si riflette su di essa, può apparire perfino gioconda (Mal giocondo non a caso è intitolata la sua prima raccolta di poesie). L’umorismo salva Pirandello dal male di vivere e dal suicidio. Un altro tema degno di nota è quello sul fascismo di Pirandello. Un tema assai dibattuto dagli interpreti che si erano posti varie volte la domanda sul perché Pirandello avesse aderito al fascismo senza trovare una risposta soddisfacente: infatti, l’adesione al fascismo non è una diretta conseguenza della sua filosofia relativista, tutte le maschere che la vita assume si equivalgono, la democrazia come lo stato totalitario. In riferimento a ciò la risposta di Bruni è senz’altro originale: il fascismo di Pirandello è a-ideologico. Per temperamento e formazione Pirandello non poteva non preferire l’ordine al caos, la sincerità all’ipocrisia, non poteva non disprezzare quella “tirannia mascherata da libertà”, che in fondo è la democrazia. Infine, notevole è la parte che Bruni dedica alla poesia di Pirandello (la critica letteraria su questo dice davvero poco o nulla!). Egli cerca, analizzando le varie raccolte di versi di Pirandello di valorizzare in qualche misura i suoi versi. Per parte nostra, riteniamo che l’autentica poesia di Pirandello è nel Fu Mattia Pascal e nelle Novelle, i suoi versi non vanno oltre l’800, stilisticamente ripropongono un certo classicismo lontano dalla ns. sensibilità. In ogni caso, quanto alle tematiche, ci sembra affatto condivisibile la notazione di Bruni secondo cui la sua poesia è “un vissuto da anticamera”. (Sul libro di Pierfranco Bruni è stato realizzato da Anna Montella un Video: http://pierfrancobruni.weebly.com/ oppure su: https://www.youtube.com/watch?v=vrzdqIxu5Ws).
* Scrittore, giornalista, saggista
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