Siete appena tornati a casa
dopo una lunga giornata di lavoro. La vostra macchina è in garage. Fuori sta piovendo.
Vi sentite stanchi. Cenate e vi rilassate sul divano davanti alla Tv.
Terminate così la vostra
routine quotidiana addormentandovi nel giro di qualche minuto.
Appartenete a quei
"fortunati" che hanno ancora un lavoro. Avete una casa, ma anche un
mutuo. L'attività che svolgete è totalizzante e non vi lascia tempo per vivere.
In questo modo, però,
potete permettervi di pagare le tasse, le rate, qualche capo d'abbigliamento
alla moda e di concedervi una vacanza comandata nei periodi di ferie.
Impiegate il vostro scarso
tempo libero per uscire nei centri commerciali, nei bar o per cenare nei
ristoranti.
Probabilmente credete in
Dio e nel fatto che il libero mercato implichi la libertà dell'essere umano.
Perfetto: avete una vita
normale.
Avete mai riflettuto sul
concetto di normalità? Che cosa significa essere "normali"? Perché le
persone vivono secondo una certa tipologia di normalità e non un'altra?
Siete realmente voi che
state scegliendo come spendere il vostro prezioso tempo? Ha senso vivere in
questo modo? Rende felici gli esseri umani?
La normalità non è una
condizione casuale ma il riflesso delle esigenze del sistema nel quale un
individuo sperimenta la propria esistenza.
In un mondo dove predomina
il credo della dottrina neoliberista, risulta "normale" tutto ciò che
è utile al capitale.
La società in cui viviamo,
con le sue regole e le sue prassi, ci appare normale perché siamo cresciuti al
suo interno.
Ma se avessimo avuto la
possibilità di crescere in un'altra società, quella attuale ci sembrerebbe del
tutto folle, anche se in effetti, soffermandoci a pensare, bisogna ammettere
che ci apparirebbe folle perché in fondo lo è.
Oggi la maggior parte dei
lavori non vengono scelti dai lavoratori in modo volontario, ma è il sistema
che costringe a svolgere determinate mansioni e a subordinarsi nei confronti di
altri esseri umani, per mezzo di un potente ricatto economico e d'incessanti
processi di condizionamento mentale.
Se il capitale per
raggiungere i suoi fini ha bisogno di saldare delle parti metalliche alcuni si
specializzeranno nelle saldature, se necessita di software nasceranno i
programmatori, se invece deve realizzare disegni tecnici ecco che si svilupperà
la figura del disegnatore. E così via...
In questo modo i lavoratori
si adeguano alle necessità delle aziende, che li condanneranno a svolgere per
tutto il giorno le medesime operazioni fin quando lo riterranno utile e
profittevole.
Interessi e desideri dei
lavoratori, così come la salute, passano in secondo piano nella Società
Capitalistica, perché quando il dio è il profitto, l'umanità deve rinnegare
bisogni e volontà per sottomettersi ai suoi dettami.
Anche i luoghi di ritrovo
usuali risultano distorti quando l'intento è di sfruttare la socialità degli
individui per ricavarne un profitto.
Non è affatto casuale che
invece di riunirsi in un parco, a camminare in un bosco o in riva a un fiume,
le persone preferiscano passeggiare in un centro commerciale.
Nel sistema capitalistico
gli individui vengono appositamente indotti a preferire la squallida opulenza
dei negozi allo splendore della natura.
Osservando una via
affollata, un elevato numero di persone indossa puntualmente il medesimo
modello di scarpe, che però varia di stagione in stagione e di anno in anno.
Quelle calzature
rispecchiano in modo palese la strategia della massificazione utile ad
accrescere il profitto delle aziende.
Gli stili e le mode sono
stabiliti dalle grandi marche e dalla grande distribuzione.
Alcuni non utilizzano più i
capi dell'anno precedente, non perché inefficienti, bensì perché fuori moda.
Se ne deduce che costoro
non stanno scegliendo neanche cosa indossare, perché in realtà è il sistema che
glielo suggerisce.
Anche i percorsi di studio
sono fortemente influenzati dalle esigenze del mercato del lavoro, perché
all'interno della Società Capitalistica lo scopo della scuola non è di fornire
agli studenti gli strumenti cognitivi necessari per maturare un sano spirito
critico, né di aiutarli a coltivare e sviluppare le proprie passioni più
autentiche, ma di sfornare lavoratori docili e ubbidienti, disposti a credere
alle presunte verità diffuse dal potere, e a subordinarsi spontaneamente per
8-12 ore al giorno, svolgendo diligentemente i ruoli utili al capitale, senza
lamentarsi, né avere pretese rivoluzionarie.
E via che ci si iscrive
agli indirizzi tecnici e alle facoltà d'ingegneria, che notoriamente consentono
di ottenere molto più facilmente di altre un contratto di schiavitù
legalizzata;
ed ecco che in molti
sognano di fare il medico non per passione, ma per il prestigio sociale e in
virtù dell'alta remunerazione assicurata da quella professione.
Altri, improvvisamente,
diventano desiderosi di apprendere le lingue orientali, perché credono che in
questo modo avranno delle ottime opportunità lavorative.
Si tratta di palesi
distorsioni indotte dal sistema, ovvero scelte che solo raramente scaturiscono
da una passione sincera e che troppo spesso sono il risultato dei
condizionamenti sociali.
La maggioranza delle
persone risulta fortemente influenzata nella scelta del lavoro,
dell'abbigliamento, del corso di studio, dei luoghi di svago e persino nel modo
di pensare, perché il sistema ha il potere di stabilire l'ordine naturale delle
cose, quello che per l'appunto in molti chiamano "normalità".
Quegli individui non
scelgono come vivere la propria vita, ma si arrendono inconsapevolmente a un
modello, lasciandosi trasportare da quello che gli appare come il fisiologico
decorso degli eventi, ma che in realtà è stato subdolamente delineato e
suggerito dai condizionamenti sociali che essi hanno subìto.
In realtà le imposizioni
dell'odierna società sono ben evidenti e iniziano fin dalla tenera età:
obbedisci, vai alla messa,
vai a scuola, vai a lavorare, sposati, fai dei figli, compra una casa, compra
una bella macchina, paga il mutuo, paga le tasse, segui la moda, guarda la Tv,
leggi i giornali, vai a votare, non lamentarti, non protestare, evita di
pensare e soprattutto non dimenticarti mai di ripetere:
«Io sono libero, io sono
libero, io sono libero, io sono libero...»
Si potrebbe ritenere
ingenuamente che i condizionamenti siano finalizzati ad assicurare delle buone
condizioni di vita per l'umanità.
Purtroppo, però, oggi il
sistema socio-economico-culturale non insegue la libertà, né la felicità o il
benessere degli esseri umani, ma è orientato a soddisfare la brama di potere e
di profitto dei membri di una minoranza.
Il sistema ha bisogno
d'individui disposti a schiavizzarsi per 8-12 ore al giorno, di consumatori
incalliti che vestono alla moda e di menti stanche, distratte e assonnate
davanti alla Tv.
Il sistema ha bisogno di
cervelli non allenati al pensiero critico, che credano nei dogmi religiosi,
economici e politici, necessari per ottenere gli obiettivi delle élites.
Il sistema ha bisogno
d'individui docili, ubbidienti e incapaci di ribellarsi, che vadano a votare
chi userà il potere dello Stato contro di loro.
Il sistema ha diffuso un
insieme di valori e inscenato un'esistenza stereotipata sulla base delle
esigenze del profitto, suggerendo di tollerare l'ingiustizia dello sfruttamento
dell'uomo sull'uomo e del divario sociale, causando un evitabile iper-consumo
che a sua volta ha portato a un considerevole incremento dell'inquinamento
ambientale, oltre ad aver condannato l'umanità a un iper-lavoro.
La legittimazione dei
processi d'accumulazione stratifica la società. Gli individui si dividono in
classi, in base al loro reddito o al ruolo sociale.
Non ci sono esseri umani
che condividono comparabili condizioni di benessere e ricchezza, ma sfruttati e
sfruttatori, schiavi e schiavisti, parassiti e lavoratori, ricchi e poveri,
occupati e disoccupati...
A forza d'inseguire il
profitto si è concretizzata una sorta di follia sociale. Ed ecco che per poter
accettare un simile destino gli esseri umani devono convincersi del fatto che
tutto ciò sia "normale".
A tal fine il sistema
insidia le menti con l'istruzione e la propaganda, distrae e disorienta
impedendo di pensare, anche per mezzo di un lavoro alienante e totalizzante.
Ci si deve convincere che
la normalità rappresenti la migliore delle condizioni possibili, che dev'essere
addirittura difesa e ricercata, in quanto considerata come una
"nobile" aspirazione.
Il sistema spinge gli
individui ad ambire all'insignificanza dovuta a una vita "normale".
È così che la massa viene
condannata a una routine meccanica, vuota e priva di significato, nella quale
viene negato il tempo per vivere la vita e cessano le condizioni necessarie per
esprimere l'unicità tipica di ogni individuo non condizionato.
La massima espressione
della naturalezza e della spontaneità di un essere umano si può osservare nei
primi anni dell'esistenza di ogni bambino, quando il loro stile di vita è
ancora puro, perché non ha ricevuto stimoli sufficienti a snaturarlo e renderlo
normalizzato.
Il bambino è gioioso,
iperattivo, curioso, esplorativo, creativo, non ha paura, è libero, la sua casa
è il mondo...
se per caso queste
caratteristiche venissero mantenute integre anche in età adulta, gli esseri
umani minerebbero dalle fondamenta l'odierno sistema sociale, che sfrutta,
opprime e annulla gli individui, trasformandoli in semplici ingranaggi
appositamente forgiati per soddisfare al meglio le necessità del capitale.
Per mantenere la sua
stabilità il sistema non può permettere che fioriscano esseri umani gioiosi,
energici e vitali, né teste pensanti, critiche, scettiche e razionali, ancor
meno menti creative, originali e stravaganti, né individui rivoltosi,
disubbidienti e rivoluzionari, che pretendono la libertà per sé e per gli
altri:
il sistema ha bisogno di
esseri "normali".
Da qui discende la
necessità del controllo dei processi formativi e informativi condotto in
concomitanza di apposite tecniche di condizionamento, note ai più come
istruzione, indottrinamento e propaganda.
Quando un individuo cede
adattandosi alla normalità, il sistema ha vinto. L'essere umano sperimenta così
un fallimento che si riassume con la parola sopravvivere, anziché vivere.
Il doppio ruolo di
lavoratore-consumatore che il capitale ha ideato per la massa, non contribuisce
a migliorare l'esistenza degli individui che lo sperimentano, semmai causa
smarrimento e malesseri, sminuendo il senso della vita.
Il bisogno di consumare
viene artificialmente creato e indotto mediante apposite campagne pubblicitarie
e precise strategie di marketing, che riescono a influenzare gusti e abitudini.
Affinché il consumatore si
trasformi in un perfetto strumento per il profitto deve perennemente vivere
nell'insoddisfazione e nell'invidia, pensando di poter trovare sollievo acquistando
ancora, ancora e ancora di più.
Ma il consumismo non
riuscirà mai a colmare le profondità di un'esistenza svuotata di significato,
perché in realtà gli esseri umani non hanno bisogno di iper-consumare, mentre
invece avrebbero un forte bisogno di vivere.
La felicità non è una
questione di consumo, ma di tempo in abbondanza da vivere in libertà per
sviluppare il proprio essere al riparo da ricatti, costrizioni e povertà.
Oggi invece gli individui
dividono il loro inestimabile tempo della vita tra la disperazione dovuta alla
disoccupazione e l'asservimento del lavoro, quando non sono costretti a cercare
di riparare il fisico o la mente dai danni dovuti a un'attività lavorativa che
di certo non è concepita per essere salutare.
Il lavoro protratto e
forzoso, tipico dell'odierna Società Capitalistica, infatti, è da sempre causa
di infortuni, stress, depressione, ansia e altre malattie sia fisiche che
mentali.
Nella Società Capitalistica
le relazioni umane vere e sincere, i rapporti disinteressati, il tempo per
l'arte, la scienza, il gioco, l'ozio e l'amore, vengono sacrificati per una
dimensione economica ipertrofica, che è divenuta totalizzante e che non riesce
a concepire altra meta se non quella d'inseguire il profitto, invece che la
felicità degli esseri umani.
Ecco che cos'è oggi, in
estrema sintesi, la normalità: una massa d'individui normalizzati che lavora e
consuma senza rimettere in discussione il paradigma dominante, alimentando il
sistema che li sfrutta, li opprime e annulla il senso della loro vita.
La normalità è un insieme
di costrizioni travestite da false necessità sociali utili al profitto, ma non
di certo agli esseri umani.
La normalità è ciò che
consente a chi detiene il potere di ottenere i suoi fini, sacrificando le
esistenze degli altri membri della società.
Mentre l'inestimabile tempo
della vita, la libertà e perfino la sostenibilità ambientale, vengono
sacrificati in nome della ricchezza di una élite, miliardi d'individui vedono
sfumare la possibilità di condurre un'esistenza di felicità.
Cedere ai condizionamenti e
adattarsi alla normalità, invece di ribellarsi, opporsi, disubbidire e
impegnarsi per cercare di ideare e costruire una società migliore, è
esattamente quello che il sistema vuole che la massa faccia, perché in questo
modo ciascun individuo contribuirà a mantenere in essere l'ordine delle cose
mediante l'esercizio della propria normalità.
Chi accetta di essere
sfruttato dal capitale e invita gli altri a seguire il suo esempio, invece di
cercare di superare quella misera condizione affinché non avvenga più né per
sé, né per gli altri, deve essere anche consapevole del fatto che sta gettando
le basi per lo sfruttamento della propria generazione e di quella che verrà.
Per superare le imposizioni
e le ingiustizie, e liberarsi dalle costrizioni che ancora oggi caratterizzano
le vite di miliardi di esseri umani, creando così le condizioni necessarie per
realizzare una Nuova Società, la massa deve fuggire dalla normalità, cercando
di esprimere la propria unicità.
Le più grandi menti, gli
artisti più talentuosi e i più formidabili atleti di tutti i tempi, sono da
sempre stati tutt'altro che individui normali.
La normalità dettata dal
sistema stermina le capacità, impedendo agli individui di realizzarsi
sprigionando le potenzialità racchiuse nel loro essere.
L'avere una vita normale
rappresenta una meta subdolamente suggerita dal sistema, perpetrata con il
preciso scopo di relegare alla massa specifiche funzionalità, riducendola in
condizione di asservimento e privazione di libertà. Un processo deleterio e
limitante, che a cascata condanna l'intera umanità.
Per riappropriarsi del
tempo necessario alla vita è doveroso sottrarre terreno a quella normalità
economica che oggi è divenuta totalizzante, per restituire spazio alla
creatività, al gioco, ai sentimenti e all'ozio.
Per fuggire dalla trappola
che attanaglia l'umanità, è necessario spezzare la normalità della forma mentis
fideistica, iniziando a esercitare lo scetticismo e la razionalità;
studiare, informarsi e
criticare in modo costruttivo le dinamiche sociali, al fine di smontare pezzo
dopo pezzo tutti i dogmi e i luoghi comuni utili al sistema ma non all'umanità.
Superando quella normalità
fatta di egoismo e di ricerca del profitto, gli esseri umani potrebbero
iniziare a cooperare per costruire un sistema sociale nel quale
"normalità" significhi essere liberi di esprimere la propria unicità,
senza più condizionamenti e false necessità, che riducono gli individui a meri
schiavi al servizio delle esigenze del sistema economico e di una élite
sfruttatrice e parassitaria.
La strada della rinascita
dell'umanità passa per il rifiuto della normalità.
Mirco
Mariucci