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“La Magna Grecia. Dal materiale all’immateriale”

lunedì 11 aprile 2016

da csrbruni@alice.it


 

 

I Beni culturali, la Magna Grecia, il Mediterraneo e la Riforma Franceschini nel saggio di Micol e Pierfranco Bruni: “La Magna Grecia.

Dal materiale all’immateriale

Un testo nella dialettica dell’innovazione delle culture

 

 

Pubblicato il saggio di Micol e Pierfranco Bruni sui Beni culturali dal titolo “Magna Grecia. Dal materiale all’immateriale”, edito per conto del Sindacato Libero Scrittori Italiani, dell’Istituto di storia, di antropologia e di letteratura (CSR – ISAL - SLSI), con elegante copertina di Maria Zanoni.

Si tratta di un testo che attraversa il concetto di cultura e bene culturale dall’immateriale al materiale, ovvero dal visibile all’invisibile. Il concetto di base è filtrato da una visione filosofica e antropologica del bene culturale. Concetti che vengono riflessi nelle estetiche della cultura che hanno come punto centrale la geopolitica della Magna Grecia e il Mediterraneo.

Ma si parla anche della nuova Riforma dei beni culturali. Riforma attuata dal Ministro dei Beni e attività culturali e il turismo Dario Franceschini con il pensiero scientifico e tecnico del prof. Giuliano Volpe, grande esperto di patrimonio storico.

 

 

Micol Bruni, esperta di minoranze linguistiche, è autrice di numerosi saggi storici sul Risorgimento, il Regno di Napoli e storia del Diritto italiano, già cultrice di Diritto all’Uniba e studiosa dei fenomeni delle Riforme del Ministero dei beni e delle attività culturali oltre già componente di comitati nazionali e presidente dell’Iral. Di recente è stato pubblicato un suo testo sul colonnello Agostino Gaudinieri nella Grande Guerra.

Pierfranco Bruni, storico di beni culturali e più volte rappresentante della cultura italiana all’estero, (già rappresentante del Ministero nell’Unesco) e studioso attento dei fenomeni socio – antropologici e filosofici dei beni culturali con incarichi come esperto del Mibact, oltre ad essere un funzionario dello stesso dicastero, come archeologo direttore coordinatore, e si occupa da anni del Progetto delle Etnie e Mediterraneo con numerosissime pubblicazioni e notevoli risultati scientifici, avendo rivestito anche l’incarico di Presidente del Comitato Nazionale sulle Minoranze storiche, (diversi sono i suoi testi pubblicati proprio sul patrimonio storico e archeologico sino al commento del Codice dei beni culturali con il patrocinio del Mibact e l’attuale dibattito sulla Riforma Franceschini lo ha visto e lo vede protagonista, come esperto, nella valorizzazione e promozione della cultura italiana), propone una lettura importante della Riforma Franceschini partendo dalla Magna Grecia come filosofia, tra il visibile e l’invisibile, sia dal punto di vista delle innovazioni amministrative sia nella interpretazione delle culture come fenomeni che devono confrontarsi con una progettualità per la valorizzazione.

Nel suo testo Bruni sottolinea che “la Riforma è un vero punto di riferimento nella modernità delle culture senza mai perdere di vista le identità storiche, le civiltà di appartenenza, i radicamenti antropologici dei vari comparti dei beni culturali. La Magna Grecia è una filosofia per il futuro”.

La Magna Grecia va letta attraverso i parametri di ciò che si vede e di ciò che si legge ma anche di ciò che si sente e si pensa in termini di antropologia del vissuto. Di Magna Grecia si vive da Napoli a Taranto, da Paestum a Reggio Calabria.

“Siamo convinti che proprio la Magna Grecia dovrà essere al centro di una nuovo visione del bene culturale e gli strumenti, sottolineano Micol e Pierfranco Bruni, ci sono tutti. Bisogna lavorare per un progetto ampio, articolato nelle comparazioni delle culture e la Riforma va verso questa direzione perché di Magna Grecia si vive e la Magna Grecia si abita con il pensiero e con il corpo, dall’invisibile al visibile”.

 





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