Cari Amici,
siamo lieti di segnalarvi che lunedì 14
marzo 2016, alle ore 21 al TaTÀ di Taranto, in via Grazia Deledda ai Tamburi,
verrà proiettato il film Un posto sicuro
(2015, drammatico, Italia). A seguire incontro con il regista Francesco
Ghiaccio e l’attore Marco D’Amore, che dialogheranno con la giornalista
Marina Luzzi. Interverranno Giovanni Guarino (Crest) e Alessandro Marescotti
(Peacelink Taranto). Biglietto 5 euro. Info: 099.4707948.
Casale Monferrato, 2011. Eduardo e Luca
sono padre e figlio, ma si sono persi da tempo. Una telefonata improvvisa li
rimetterà drammaticamente l’uno davanti all’altro, e questa volta, entrambi
lo sanno, non avranno una seconda occasione. Intorno a loro si agita l’intera
città, in cerca di riscatto alla vigilia della prima grande sentenza sull’amianto.
Il bisogno di dar voce a chi non l’ha mai avuta e l’amore per una ragazza
daranno a Luca la forza per rinascere, lottare, raccontare una storia fatta
di dolori e gioie quotidiane, di ricordi che tornano per farti del male o
salvarti per sempre.
Dalle note di regia: «Appena impari a
riconoscere l’amianto ti accorgi che è ovunque, in provincia come nelle
grandi città. Era considerato un materiale eccezionale, isolante e
indistruttibile, per questo l’hanno chiamato “Eternit”. Invece non è affatto
eterno, si sfibra e rilascia nell'aria dei filamenti che respiriamo. A Casale
Monferrato lo sanno bene: tutto era cominciato agli inizi del '900 quando la
fabbrica aveva aperto i battenti e il sogno di un posto sicuro, ben pagato,
aveva travolto tutti. Verso gli inizi degli anni ’70 però tutte quelle morti
tra gli operai iniziarono a non sembrare più naturali, poi il disastro iniziò
a colpire le mogli degli operai, che lavavano a mano le tute da lavoro
sporche d’amianto, e infine i cittadini vittime della polvere liberata dallo
stabilimento così a ridosso del centro città. In tutto quasi duemila morti,
uno sterminio in una città così piccola: e non è ancora finita, il picco di
vittime è drammaticamente previsto per il 2020».
«Quella di “Un posto sicuro” è una storia
analoga a tante altre sparse sul nostro territorio, da nord a sud: da Porto
Marghera a Gela a Taranto, ci sono tanti luoghi in cui la definizione di
“posto sicuro” è una contraddizione in termini: gli operai avevano tutto, dal
lavoro al doposcuola per i figli, il cibo gratis, le vacanze e addirittura
gli scarti di lavorazione per tirare su muri e cortili. Il problema è che
quel “posto sicuro” lavorativo ha distrutto il posto in cui sono cresciuti
loro e i loro figli. La domanda è: vale la vita o vale il lavoro? È possibile
far coincidere le due cose o bisogna soggiacere al ricatto per cui io ti
faccio lavorare ma tu devi stare zitto perché tutto quello che succede è
inevitabile? È esattamente ciò che succede a Taranto, c’è stato un
compromesso ed è stato quello di accettare il lavoro comunque, nonostante i
rischi gravissimi per la salute», annota l’attore Marco D’Amore (il Ciro
della serie tv “Gomorra” tratta dal libro di Roberto Saviano).
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