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Lasciamo da parte il vittimismo per una idea progettuale in una Taranto che vorremmo
martedì 1 marzo 2016

di Pierfranco Bruni


La grave crisi del siderurgico che ha attanagliato e attanaglia Taranto non è soltanto una questione che riguarda l’aspetto economico emergente o il dilagare della disoccupazione, oppure la manifesta difficoltà imprenditoriale che viene ad essere coinvolta in una crisi di investimento generale.
C’è una questione di fondo.
Queste difficoltà sono vissute da altre città. Potenza. Reggio Calabria. Cosenza. Cosenza è una di quelle città che, nella geografia meridionale, regge, con grandi difficoltà emergenti e antiche, all’impatto critico delle economie non investite o alle economie investite che hanno avuto un ritorno nel rapporto tra costi e benefici sempre in un legame tra risorse e vocazioni.
Cosenza reagisce perché ha una classe culturale forte che non è dovuta soltanto alla ormai storica università. Ma alla storica classe di intellettuali che hanno fatto gran parte del Mezzogiorno: dalla Riforma agraria ai processi culturali.
Taranto non solo è priva di una classe politica forte che abbia ruoli istituzionali robusti (sempre a menar contro la classe politica: io ormai mi sono stancato e non ci sto), bensì manca di una classe culturale robusta che sia in grado di dare un senso a un progetto.
Tutto ciò si è verificato in queste settimane sulla questione del definito “scippo” della Soprintendenza.
È stato dato un Museo autonomo tra i 20 d’Italia e non si è riuscito ad apprezzare … Invece di cogliere questa proposta come elemento per valorizzare Museo autonomo, territorio, biblioteca comunale, si sono usati gli strumenti del vittimismo e degli attacchi, ma contro chi? La controproposta qual è stata?
Si è detto la Soprintendenza non si tocca e basta. Non è un ragionamento progettuale. Così come nella caduta nel siderurgico. Non abbiamo più un Ente Provincia. L’Amministrazione comunale studia il giorno come fare rimpasti il pomeriggio. La Regione è una frontiera. Ma la Taranto che cerca di esprimersi culturalmente la vuole smettere con il lamento, le geremie, e il “… che male abbiamo fatto noi…”?
Non ho visto una idea, una sola, di Progetto in grado di legare la città culturale con le altre città culturalizzate. Il fatto di essere stata la capitale della Magna Grecia non ha alcuna importanza. Anche noi un tempo siamo stati giovani, eravamo coraggiosi e abbiamo dato voce alla spigolatrice di Sapri, ma il tempo passa.
Li vedo sempre rancorosi, questi intellettuali, lamentosi, a volte apatici e così via fino al che me ne fotte a me … Insomma Non basta ritrovarsi in un gruppo. Questo gruppo deve possedere la forza di proporre. Cosenza è una città che non si è mai arresa: ha un teatro comunale storico, una università storica, la sede della Rai, una splendida Biblioteca Nazionale e altre biblioteche, e il territorio è contornato da strutture importanti. Eppure hanno fatto progetto per realizzare tutto ciò che hanno.
Taranto fino a quando gioca a fare la vittima e a lamentarsi non otterrà nulla perché ha bisogno di idee innovative - innovatrici e non di ciò che è stata.
Il dibattito si potrebbe aprire, ma per favore, come usa dire Papa Francesco, con molta serenità e armonia.


Pierfranco Bruni (foto di P. Buscicchio)





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