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Lettera aperta al Ministro Franceschini.
lunedì 15 febbraio 2016
Chi contesta è nostalgico della Legge Fascista di Bottai ma si considera progressista. Una Riforma che finalmente riforma
di Pierfranco Bruni
Caro Ministro Dario Franceschini non si meravigli del fatto che la Riforma dei e sui beni culturali abbia sollecitato una discussione arzigogolata. Tutte le Riforme, come Lei sa bene, quando seriamente riformano con intelligenza e lungimiranza fanno paura. Già perché si vanno a toccare degli stati e strati consolidati e ciò va a scardinare poteri. La Sua Riforma è fatta con saggezza ed è dentro il contesto di un Novecento/Duemila che si apre alle culture europee e internazionali.
Fa paura perché smuove la staticità di alcune strutture e fa capire che c'è una differenza sostanziale tra tutela - conservazione e valorizzazione - fruizione. Chi contesta la Sua Riforma ha sempre contestato ogni innovazione nel campo dei beni culturali (Cfr. le cronache degli ultimi decenni) perché è rimasto legato alla Legge Bottai. Ma chi contesta ha una sua appartenenza ideologica certa ma variabile come le culture tra tre bandiere. Proviene dalla sinistra e da quel mondo comunista che si considerava portatore di una verità culturale assoluta e unica. Ovvero comunista nato nella difesa del Fascismo regime con il buon Bottai comandante o liberale non alla Amendola.
Intorno alla questione Soprintendenza, a leggere alcune cronache, a Taranto si continua a fare un discorso stanco, storicamente datato, noioso, senza minimamente pensare che i territori mutano, la concezione della cultura come bene si trasforma, le metodologie di approccio alle risorse e alle vocazioni si consumano, e si innervano in nuovi articolati antropologici. E poi si continua a parlare come se si possedessero le verità in tasca e quelle verità di 50/70/e oltre... anni fa sembrano essere, come Le dicevo, sempre le uniche verità, quando non si sa altro e si prende ragione, nonostante tutto, e consapevolezza che il Fascismo era cultura...
Ma le stagioni non solo ci invecchiano, permettono di mutare persino le "cose". Le nostalgie sono modelli di cultura che non danno alcuna prospettiva. Quanti giovani laureati in beni culturali sono entrati a far parte del mondo lavorativo delle Soprintendenze? Quanta occupazione porterà una Soprintendenza? Quanti incontri e conflitti tra le Soprintendenze e le Università? La storia, ha insegnato De Felice, non è mai staticità. Lo storico deve saper guardare la memoria in prospettiva. Altrimenti recuperiamo la Legge Bottai e Bottai stesso con tutto il gruppo di intellettuali Fascisti da Argan a Bobbio. Ma la Bottai era la cifra filosofica della Legge Gentile per la scuola. Bene.
Le innovazioni riformano lungo lo scorrere della storia. Chi contesta non ha il coraggio di dirLe di ripristinare la Bottai e la Gentile. Si abbia il coraggio civile di chiamare per nome i fatti. Non ha il coraggio politico, chi contesta, di dirLe di ripristinare in toto la Legge Bottai recuperando gli istogrammi della Gentile. Molti signori con le tessere nei calzini non hanno il coraggio di esprimere idee che sono completamente fasciste. La storia d'Italia è zeppa di contraddizioni. Per me va bene. Anzi benissimo. Ma la coerenza di questi signori qui e altrove ... se poi è come quella di Argan di Bobbio di Dario Fo...
Io amo le innovazioni e non gli scantinati umidi... il Futurismo mi ha insegnato anche questo... pur restando nella mia formazione... I conservatori leggono con innovazione lavorando quotidianamente con le idee, con la progettualita' con il rischio mettendosi in gioco nel nome della cultura costantemente, mentre i rivoluzionari consideratisi tali recitano il lamento delle Ghitonie... Ministro la nostalgia per Bottai e Gentile, quando vengono intaccati alcuni sistemi, è tanta, ma Lei che viene dalla scuola di Zaccagnini, di Martinazzoli e soprattutto di Moro sa che le finestre bisogna aprirle per far entrare un vento nuovo come ebbe a dire proprio Aldo Moro in uno dei suoi ultimi discorsi.
La Sua Riforma fa paura? Perché è fatta bene e affronta finalmente la questione della cultura come risorsa reale e non come soffitta. Politicante ha una strategia che sa guardare lontano. Io da conservatore e tradizionalista appoggio pienamente la Sua Riforma.
Pierfranco Bruni
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