Porto di Taranto- M5S: chiarezza
sul project financing e sui soggetti coinvolti.
Il sistema “Incalza” riguarda
anche il porto di Taranto?
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OpacitĂ
negli affidamenti e sugli strumenti finanziari impiegati, cambiamenti di
progetti delle opere, costi lievitati in maniera esorbitante, dubbi sul
rispetto dei diritti dei lavoratori e problematiche ambientali e di sfondo il
“sistema Incalza” che entra nel porto di Taranto. Una storia lunghissima che
dal 2001 ad oggi ha visto coinvolti direttamente e indirettamente piĂą soggetti
nella realizzazione della piastra logistica del porto di Taranto, porto della
Rete Centrale europea delle TEN-T, che potrebbe rilanciare le sorti di un
territorio bisognoso di riscatto. Il M5S interroga i Ministri Delrio, Padoan,
Alfano e Galletti per fare luce su quello che sta avvenendo a Taranto.
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“Pretendiamo
chiarezza sui lavori al porto di Taranto!” - commenta il parlamentare pugliese, Diego De
Lorenzis, capogruppo M5S della Commissione Trasporti della Camera dei Deputati
- “Non basta che venga il Ministro a tagliare dei nastri e fare annunci:
ciò che salta agli occhi prima di tutto è l’impennata di spesa per un
progetto che nel 2001 aveva un valore complessivo di circa 51 milioni di euro e
che è quadruplicato, arrivando oggi a circa 219 milioni di euro. Inoltre, non
sono chiari i dettagli del project financing adottato, dato che è un meccanismo
finanziario che può avere conseguenze preoccupanti, come per i casi dell’alta
velocità ferroviaria e il “Ponte sullo Stretto”. Inoltre, come si apprende
dalle inchieste della stampa, la magistratura di Firenze sta cercando di
approfondire le modalitĂ di assegnazione del maxi appalto e soprattutto la
composizione dell'Associazione temporane di Imprese che dal 2002 guida i
lavori. L’ATI è composta da Grasseto Lavori Spa, Grandi Lavori Fincosit Spa,
Logsystem Srl, e in essa ci sarebbero nomi che sembrerebbero esser legati al
“Sistema Incalza”, come i Signorile; a questo si aggiunge che la Grandi
Lavori Fincosit è rimasta impigliata nelle inchieste del sistema di corruttela
del Mose di Venezia e il conseguente arresto del presidente
Alessandro Mazzi.”
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“Inoltre”
- aggiunge Diego De Lorenzis del M5S - “ci sono preoccupazioni dal punto di
vista ambientale che dovrebbero esser maggiormente considerate come la messa
in sicurezza e la bonifica della falda a cura della SOGESID, di cui poco o
nulla si conosce, oppure i sedimenti e i fanghi provenienti dai dragaggi
che in parte verranno reimpiegati per opere che si sono aggiunte
successivamente al progetto iniziale, e per le quali non è chiaro che
destinazioni di uso avranno. Inizialmente parte di questi sedimenti, vista
anche la contaminazione, dovevano essere smaltiti in discariche appropriate.
Non ultimo, le denunce mediatiche dei sindacati che hanno affermano che sono stati
sottoscritti due accordi in Prefettura che allo stato risultano non rispettati,
il primo sulla trasparenza e legalitĂ degli appalti, il secondo
rispetto l’assunzione dal bacino di crisi dei disoccupati locali.”
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“Per
questo” - conclude il portavoce del M5S, Diego De Lorenzis - “si chiede ai
Ministri Delrio, Padoan, Alfano e Galletti di fare chiarezza sull’intera e
complessa vicenda e quali iniziative intendano adottare al fine di stabilire
trasparenza sugli affidamenti, sui lavoratori impiegati e sul project
financing. Infine, pretendiamo chiarezza sulle modalitĂ di assegnazione del
maxi appalto, e di chiarire a che punto è giunta la messa in
sicurezza e bonifica della falda indicando quali, quanti e quale grado di
contaminazione sono i sedimenti e i fanghi provenienti dai dragaggi per le
opere nonché di indicare il luogo dove verranno smaltiti i fanghi che dovevano
essere smaltiti da TCT.”
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