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Migranti: Ass."Salam" invita a fare una riflessione in maniera collettiva
lunedì 19 ottobre 2015

soprattutto alla luce dello sbarco domani a Taranto anche di otto salme.

da Antonietta Podda
addetta stampa Salam ONG







NOTA STAMPA ASSOCIAZIONE SALAM ONG

Siamo stati abituati a vedere Taranto come città di sbarchi di migranti: città che accoglie nonostante le mille difficoltà che ogni giorno incontra nello svolgere questo importante compito. Domani, Taranto però sarà messa davanti ad un’altra e più complessa sfida umanitaria. Perché lo sbarco dei 633 migranti previsto appunto per domani, non sarà uno sbarco come gli altri.

Insieme ai vivi, ai superstiti sbarcheranno a Taranto anche otto salme. Corpi senza vita che pesano sulle nostre coscienze: perché gli otto migranti sono stati inghiottiti dal mare, ma soprattutto dal male dell’indifferenza. Un male esteso, che colpisce e uccide ogni giorno quei migranti, che per terra e per mare, cercano di raggiungere l’Europa in cerca di un futuro migliore.

Questi corpi, intrappolati per sempre dal canale di Sicilia al Mar Egeo, spingono ad una riflessione comune: che riguarda tutti, in quanto tutti ne siamo coinvolti. E la riflessione dovrebbe partire dalla constatazione che esiste un diritto alla libera circolazione: il diritto a spostarsi, il diritto a scegliere dove vivere. Quel diritto a viaggiare, che un tempo e per secoli è stato considerato un fatto normale della vita, oggi invece non lo è più. Ed è una giovanissima scrittrice nigeriana, Chibundu Onuzo, a ricordarcelo: “non esistono barriere tanto alte da poter impedire agli esseri umani di avere aspirazioni. Eppure sempre di più il movimento di chi parte da certe zone del mondo viene interrotto. Solo poche persone con passaporti di certi colori sono libere di muoversi su questa Terra”. E coloro i quali che non riescono ad arrivare a realizzare il loro sogno, molto spesso scompaiono: morti in mare, o in mezzo al deserto, ed infine morti nelle nostre coscienze.

Per mettere la parola fine alle stragi dei migranti la soluzione non è quindi quella finora trovata dei blocchi e dei respingimenti: la soluzione deve guardare all’accoglienza, e all’apertura di un canale umanitario per il diritto d’asilo europeo. Solo così sarà possibile restituire un senso all’idea di Europa.




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