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L'ultima prescrizione dell'AIA Ilva può dare da lavorare agli operai di Isola Verde in sciopero della fame
venerdì 4 settembre 2015

da Alessandro Marescotti
Presidente di Peacelink



La protesta degli operai Isola Verde sul tetto della Prefettura


La protesta degli operai di Isola Verde a Taranto è finita ieri nel sangue: un lavoratore si è tagliato il ventre.

Alcuni lavoratori si sono arrampicati sul cornicione della Provincia, altri sono in sciopero della fame.

E’ il segno del precipitare della situazione a Taranto in assenza di un piano B di rilancio di una città allo sbando e priva di prospettive .

Eppure una concreta speranza di lavoro immediato ci sarebbe per i 230 lavoratori di Isola Verde, fra i cui compiti vi è anche la “pulizia della sede stradale” e la “pulizia degli immobili”, comprese le scuole.

La speranza concreta è quella di applicare l’Autorizzazione Integrale Ambientale (AIA) dell’ILVA fino all’ultima prescrizione.

Nell’ultima prescrizione dell’AIA è infatti scritto: “Si prescrive all’ILVA, su specifica richiesta dei Sindaci dei Comuni di Taranto e Statte, di garantire alle medesime autorità comunali il ristoro degli oneri derivanti ai comuni dalla pulizia delle strade prospicienti lo stabilimento e di tutte le aree pubbliche del quartiere Tamburi”. Questa prescrizione non è diventata operativa perché i sindaci di Taranto e Statte – a quanto ci risulta - non hanno chiesto all’ILVA il pagamento delle spese di pulizia delle aree su cui si depositano le polveri dell’ILVA. Si dovrebbero effettuare operazioni di pulizia supplementare e straordinaria sia nelle strade sia nelle scuole, con speciali apparecchiature che aspirino integralmente le polveri e lavino. Nelle scuole le operazioni dovrebbero prevedere un continuo lavaggio a vapore delle superfici con cui entrano a contatto i bambini, con integrale aspirazione della polvere per evitare fenomeni di risospensione del particolato.

Nel quartiere Tamburi vi sono tonnellate e tonnellate di polveri industriali che vanno aspirare o raschiate via. Attualmente sono così evidenti che si attaccano alla calamita (cliccare su https://youtu.be/KaNmrI80vYU e vedere il minuto 4 del filmato). Vanno completamente puliti i lastrici solari, le terrazze e i balconi da cui si risollevano le polveri quando c’è vento, ricadendo al suolo. Tutto il quartiere Tamburi è interessato da una risospensione delle polveri che è nociva alla salute. Occorre una bonifica generale delle polveri (e non solo di limitare aree verdi) che richiederebbe squadre di persone impegnate costantemente.

E’ un’operazione immane che non può essere compiuta solo dall'AMIU e che richiede forza lavoro aggiuntiva.

E' una bonifica delle polveri che non può essere fatta quando chiuderà l’ILVA o quando saranno coperti i parchi minerali, ma che va fatta subito, perché quella polvere è nociva per inalazione e ha un’azione quotidiana che danneggia la salute. Questo problema è stato gravemente sottovalutato da un punto di vista sanitario e va oggi posto rimedio.

E soprattutto quella pulizia generale la prescrive l’AIA dell'ILVA sulle aree urbane inquinate dalle polveri provenienti dallo stabilimento. Perché quella prescrizione, che doveva essere già stata attivata entro il 27 ottobre 2012, non viene attivata adesso per dare anche una garanzia di lavoro ai dipendenti di Isola Verde?

Il pagamento delle spese spetta all’ILVA.

Ripetiamo: è una applicazione dell’ultima prescrizione dell’AIA, ignorata in questi anni.




Quella prescrizione era una timida e parziale attuazione del principio europeo “chi inquina paga” (art. 1 direttiva 2004/35/CE).

E proprio per questo è stata dimenticata.


Alessandro Marescotti
Presidente di PeaceLink
http://www.peacelink.it




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