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Il Cercatore di Conchiglie e la donna con la rosa bianca tra i capelli
giovedì 30 luglio 2015
di Pierfranco Bruni
Non so se il tempo cammina tra le favole o le favole leggono la vita. C’è, o forse c’era, la voce del mare che sa vivere la solitudine degli orizzonti, ma i disegni del destino sono scavi d’anima…
Forse c’erano una volta un Cercatore di Conchiglie e una donna con una rosa bianca tra i capelli… E così il Cercatore di Conchiglie incontrò la donna che portava una rosa bianca tra i capelli. Era bella. Si era fermata sullo spigolo della porta che introduceva alle vie della Medina. I venditori di collane portavano tra le mani perle rosse. La donna dalla rosa bianca si chiamava Isamael. Il Cercatore di Conchiglie portava un nome spagnolo e armeno: Garciariantian. Era stato a Istanbul e da lì un lungo camminare lo aveva condotto in Cappadocia.
![](http://www.delfinierranti.org/public/deassociazione/foto/3072015bru30l1.jpg)
Le pietre sono sguardi e gli sguardi hanno occhi di smeraldo. Isamael, la donna dalla rosa bianca tra i capelli, aveva il sorriso delle donne arabe. Forse raccontava il Mediterraneo. Ma la sua terra era Occidente ed Oriente in un unico viaggio. Tra i riccioli i petali della rosa. Conosceva la preghiera delle Moschee. Garciariantian portava con sé la Croce e l'Armenia. Il loro spazio fu un incontro. Il loro incontro si chiuse nello spazio e fu una recita.
Isamael disse: "Mi sembra di aver vissuto tante vite. Ma le mie vite sono un solo viaggio viaggiato tra le onde e la schiuma del mare. Ma se tutto ha una fine, tutto ha avuto un inizio. Non bisogna mai ripensare alla fine. Sempre l'inizio ha il senso della fine".
![](http://www.delfinierranti.org/public/deassociazione/foto/3072015bru30l2.jpg)
Il Cercatore di Conchiglie raccoglieva suoni. Portava nel ricordo una pietra d’Oriente. Ma Isamael era una pietra d’Oriente… Ascoltava suoni che sembravano perduti. Sapeva, comunque, che mai nulla è sconfitto. Mai perduto.
La donna disse ancora al Cercatore: "Io non ho mai navigato i mari. I mari hanno navigato la mia anima".
Il cercatore raccolse un filo di conchiglie e legò i due estremi intorno al collo della donna e così parlò: "Se dovessi avere paura, un giorno potrà accadere perché tutto accadere potrà nell'imprevedibile del mistero, non temere. Ascolta una delle conchiglie che ti scendono sul petto e lascia che sia l'eco a parlare. Sono tredici le conchiglie. Come le lune. Offriti alla pazienza e il Sole ti legherà alle stelle e se ciò non dovesse bastare affidati al silenzio. Nelle notti ti farà compagnia la solitudine". Si guardarono profondamente nel cavo dell'anima e partirono.
Il Cercatore di Conchiglie ora abita l'eco. La donna con la rosa nei capelli ha il mare tra le mani. C'è sempre una foglia d'erba tra la pausa di un segreto e il vento tra i rovi che raccoglie il mistero.
Il Cercatore di Conchiglie una volta, forse una volta, scrisse sulla sabbia: “NON TEMERE. SE CI SARÀ LA PAZIENZA LE VIE TI VERRANNO INCONTRO”.
![](http://www.delfinierranti.org/public/deassociazione/foto/3072015bru30l3.jpg)
Scrisse queste parole in lingua armena. La donna araba, in silenzio, raccolse la sabbia e la custodì in una mano. Poi guardò una pietra incisa nel deserto degli sguardi e si incamminò, per poco o per lungo tempo, con le onde tra i passi… In silenzio …
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