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L'amore infedele è ...
lunedì 22 giugno 2015

di Pierfranco Bruni





Bisogna vivere le dimenticanze per non lasciarsi aggredire dal disamore

L’amore infedele è  la passione che ti strazia, è il senso dello strappo delle vele in mare aperto…

 

di Pierfranco Bruni

 

Bisogna vivere le dimenticanze per non lasciarsi aggredire dal disamore.

Garcia a Sarashil.  Soltanto le dimenticanze ci salvano dalle distanze del tempo che misurano gli anni nelle età che corrono…

Garcia pensava al suo romanzo e Sarashil, tra gli spazi della sua Medina, ascoltava le parole strappate al vento del Mediterraneo per legare le voci del suo viaggio alla pagina bianca.

 

Garcia: “La mia vita è stato un percorrere gli amori rendendoli indissolubili, cercando di renderli tali, tra le aurore delle dimenticanze”.

Sarashil: “L’indissolubile è una vacanza tra gli sguardi che chiedono consolazione”.

 

Non so se si sono ritrovati Garcia e Sarashil, ma i loro incontri non sono più storia e neppure ricerca del tempo perduto. La soffitta ha le sue ombre e i suoi fantasmi. Si incontrano. Dialogano e poi si abbandonano nell’attraversare le risonanze del mare. ma quando si sono ritrovati e poi abbandonati e poi… non è dato saperlo…

L’eco di una lieve musica ha sfondi di danze d’Oriente… 

 

Garcia: “Ogni cosa viene smarrendosi quando il tempo precipita nelle età…”.

Sarashil: “Perché mi parli della dispersione? Il tuo tragico ha la rivelazione del nulla…”.

Garcia: “Ti leggo i versi di Rumi: ‘Se sei saggio, rimuovi la perla dalla conchiglia’. Anzi la ripeto a me stesso”.

Sarashil: “Riuscirai a rimuovere la perla dalla conchiglia? Tu vivi nei tuoi Occidenti  dove le gazzelle non volano e dove i gabbiani toccano soltanto le distanze e sono semplicemente passaggi sulle onde. Sei andato via dal tuo Oriente e pensi di continuare a viverlo con i veli tra le mani, ma i veli che ondeggi sono fogli di ricordi che durano lo spazio del fiorire di una rosa e poi tutto si consuma…”.

Garcia: “Non ho rinunciato alle notti che diventano mille e oltre ancora in un Oriente di palme sul mare… Non credo che rinunciare possa renderci liberi… Liberi da cosa? Ho vissuto nella mia geometria le esistenze che ho raccontato e l’amore è sempre mistero… L’amore infedele è mistero, ma è anche segreto…”.

Sarashil: “Perché mi parli di amore infedele? Cosa sono gli amori fedeli? Io sono nel vissuto degli amori che incendiano pur vivendo le illuminazioni… Perché se non si sosta nell’incendio, nel fuoco, è incomprensibile la strada della illuminazione… e per questo non chiedo di comprendere la consolazione… Tu mi hai accompagnata in questo mio Oriente che ora abito come se ci fossi sempre vissuta e non so se riuscirò a scrivere il mio libro e a raccontare l’intreccio tra il segreto e il mistero, ma avrà un senso tutto questo?”.

Garcia: “Ho sempre creduto che c’è un senso a tutto… Ora non so se io e te abbiamo un senso o siamo in un orizzonte di senso… So che tu sei un incendio e il tuo corpo è una fiamma sulla fiamma del mio corpo… Questo so…e le parole hanno il nulla e il vuoto quando restano le sole a vivere una vita e a farci vivere ciò che chiamiamo vita… Non andare mai oltre la linea del vento, ma devi trovarla… Non andare mai oltre il silenzio della notte, ma devi conquistarlo… Non andare mai oltre il velo che svela, ma devi viverlo…”.

Sarashil: “Resterei in ascolto di queste parole che hanno il tono e il segno della preghiera… Conoscerai questo pensiero: ‘In una notte buia sul mare, nulla è tanto pericoloso come la lanterna appesa alla nave, perché essa inganna più delle tenebre’. Hai ben capito… Ma cosa è l’amore infedele?”.

Garcia: “Non è il titolo di un film soltanto… è il tema di un’esistenza che si incolla al destino… ma è anche una frase di Kierkegaard, lo stesso che ti ha dettato il pensiero che tu hai citato… L’amore infedele è soprattutto la passione che ti strazia, è il senso, appunto, dello strappo delle vele in mare aperto quando pensi di averle spiegate per il tuo viaggio e ti accorgi che sono strappate soltanto nel momento in cui la tua zattera si imbatte in un taglio di scoglio, è l’intreccio tra la notte del marinaio e la quiete del navigante che ha tra le mani la bussola rotta da un colpo di corda che la tempesta ha sfilacciato…”.

Sarashil: “Già, è anche la ferita che porto nell’anima…”.

 

Un dialogo che ha accenti cadenzati tra le pause e il canto soffuso di distanze arabe. Il mare resta una pianura. Le nuvole sono tocchi di bianco in un arcobaleno che lascia scie. Lo splendore delle luci è uno scintillare di colori nel paesaggio delle ore.

  


Garcia: “La ferita che porti nell’anima… Tu che abiti l’Oriente sai ricucire le ferite perché in te c’è il sole e c’è il tramonto e la bellezza lega la tua parola ai fiori che nascono tra le pietre e nella sabbia… Conosci il tremore e l’angoscia, ma sai che nell’amore infedele non c’è mai disamore… Io vivo di amori infedeli perché non voglio che il disamore e l’indifferenza possano lacerarmi…Le tue ferite d’anima sono la bellezza che porti nel cuore…”.

Sarashil: “Di ferite è fatta la mia anima e cammino sulla roccia e sulla sabbia e ho il mare negli occhi… Perché non ritorni ad essere la mia compagnia lungo le vie della casbah e a concedermi il tuo sorriso e il tuo silenzio… La tua solitudine è nella mia solitudine, ma io e te, non io soltanto, saremo il sole e il tramonto in questo Oriente che ha l’infinito tra le linee del limite… Io ti aspetto oltre il limite, qui dove le terre hanno l’eterno del mare…”.

 

Garcia tracciò le parole di Sarashil nei propri occhi e osservò il cangiare del tramonto tra un passo e l’altro mentre il Tevere scorreva tra le sue memorie… Il fiume non ha dimenticanze e il deserto custodisce segreti…

Si può vivere di dimenticanze quando il segreto è la perla nel mistero della conchiglia?

Al canto del Muazin lo sguardo incontra la luna…




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