Vertenza Teleperformance, Marco Musolino (Noi con
Salvini):
"Stop alla delocalizzazione, solidarietà ai
lavoratori"
"La
vertenza Teleperformance va inserita al più presto nella vertenza Taranto di
cui il Governo sta discutendo a Palazzo Chigi. Occorre fermare subito la
delocalizzazione perché delocalizzare significa tradire l'Italia". Così il
candidato consigliere alle prossime elezioni regionali della lista Noi
con Salvini, Marco Musolino, ha espresso solidarietà ai
lavoratori e alle sigle sindacali - SLC CGIL, FISTEL CISL, UILCOM UIL ed UGL
Telecomunicazioni - che oggi hanno organizzato un sit-in a seguito
dell'apertura della trattativa sulla vertenza Teleperformance.
Per
scongiurare la societarizzazione - ovvero il processo di avvio
all’esternalizzazione del call center che avrà inizio dal prossimo 3 giugno -
l'azienda ha presentato una serie di misure che prevedono: riduzione del part
time a 20 ore, demansionamento, blocco degli scatti di anzianità, taglio del
TFR e riduzione percentuale di oltre il 25% della tredicesima.
"Si
tratta di richieste che sono a dir poco inaccettabili e lesive della dignità
dei lavoratori, oltre che peggiorative della già non rosea situazione
retributiva", dice Musolino. "Esprimo quindi preoccupazione per le
dichiarazioni con cui l'azienda sta avviando la trattativa, una preoccupazione
tanto più forte se si considera che Teleperformance rappresenta attualmente a Taranto
la seconda realtà lavorativa dopo l'Ilva, a sua volta afflitta da una pesante
crisi".
A
dare il colpo di grazia alla situazione sono intervenuti anche il Jobs Act e
la legge di stabilità. "Gli incentivi a pioggia e la decontribuzione dei
nuovi assunti hanno incentivato la precarizzazione del mondo del lavoro, con
contestuale cancellazione di diritti acquisiti e la “delocalizzazione” delle
strutture in Paesi emergenti come Albania e Romania in primis", conclude
Musolino. "Mi impegnerò da subito e con forza, quindi, per portare il caso
Teleperformance a Palazzo Chigi, per fermare la delocalizzazione e garantire un
mercato competitivo non fondato sul massimo ribasso in fase di assegnazioni
degli appalti da parte dei grandi committenti pubblici e privati ai call
center".