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martedì 21 aprile 2015
- Monica Altamura: situazione Ilva - Paolo Mariani: Crollo scuola Ostuni
IL PUNTO SULLA SITUAZIONE ILVA DI TARANTO
A un mese dallo spegnimento dell'Altoforno 5, il più grande d’Europa, sono iniziate le operazioni di blocco degli impianti dell'Acciaieria 1, reparto dell'area a caldo che rappresenta il cuore della produzione Ilva. Ufficialmente l'impianto sarà sottoposto a manutenzione nell'ambito dei lavori previsti dall'Aia, nella pratica sarà molto difficile reperire le ingenti finanze che serviranno per il suo ripristino. Il fermo dell’acciaieria 1, che fa il paio con lo spegnimento già avvenuto degli altiforni 1,3 e 5, la dicono lunga sullo stato di vetustà dell’industria tarantina ormai vicina al collasso totale, lasciando in marcia solo gli altiforni 2 e 4 e l'acciaieria 2. Questo ulteriore fermo comporterà una consistente revisione del numero degli operai, molti dei quali saranno costretti a contratti di solidarietà , si prevede che verranno coinvolti 2.310 dipendenti da subito, per arrivare a 3.178 unità in Giugno. Con due altiforni su quattro in attività , il volume di ghisa prodotto dall’Ilva si è notevolmente abbassato, giungendo a numeri compresi fra le 10mila e le 11mila tonnellate giornaliere. Con questa produzione estremamente ridotta, l’attività della sola acciaieria 2 (dove per altro avviene la trasformazione della ghisa in acciaio) sarà più che sufficiente. L’Ilva resterà in produzione con due soli altiforni almeno sino ad agosto quando dovrebbe ripartire l’Altoforno 1 fermato per i lavori dell’Aia a dicembre 2012. I lavori Aia sull’Altoforno 5 invece non sono ancora iniziati, né l’Ilva, dichiarano i sindacati nell’incontro di qualche giorno fa, ha fornito notizie in merito ai costi, tipologia degli interventi ed imprese assegnatarie. Il riavvio dell’Altoforno 5 è comunque previsto per il 2016. Nonostante i proclami ed i 7 decreti “SALVA ILVA†la situazione nello stabilimento appare chiara: l’acciaieria tarantina risulta inadeguata ed obsoleta da un punto di vista produttivo ed industriale, come anche affermato dall’Eurodeputata pentastellata Rosa D’amato, dopo la visita ispettiva dell’8 aprile scorso. Ad oggi risulta evidente che mantenere in vita l’azienda non è ciò che serve al capoluogo ionico e che sia del tutto controproducente continuare a sprecare denaro pubblico in questa impresa. È dovere delle istituzioni, dato che di fatto gestiscono la situazione, provvedere affinchè gli investimenti portino dei frutti reali e dei benefici per tutta la cittadinanza. Noi del MoVimento 5 Stelle – dichiara la candidata alle prossime elezioni regionali Monica Altamura - siamo convinti che ci siano altre strade da percorrere per poter lasciare alle generazioni future un ambiente sano e privo di inquinanti. Se la paura fino ad oggi è stata quella della perdita del posto di lavoro, forse sarebbe il caso che il governo si faccia finalmente promotore di vere alternative per questo territorio e che non costringa i cittadini, ormai allo strenuo, alla solita scelta fra lavoro e salute, sono entrambi un diritto che uno stato sano e democratico dovrebbe garantire e come tali li PRETENDIAMO! Per il MoVimento 5 stelle quella fabbrica è come un automobile malridotta e maltenuta ma soprattutto con 60 anni di usura alle spalle, la si può aggiustare o verniciare a nuovo, ma resterà sempre un catorcio da rottamare. Gridiamo a gran voce la sua chiusura definitiva ed il relativo avvio della bonifica dei terreni, garantendo così a tutti i lavoratori attualmente impiegati sia all’interno del siderurgico che a gli operatori dell’ indotto, ancora linfa vitale per svariati anni (quelli che la fabbrica non può ormai più garantire).
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OSTUNI, CROLLO SCUOLA. POLITICA PRIMA RESPONSABILE
Da giorni sento invocare chiarezza sui fatti accaduti Lunedì scorso all'istituto Pessina eppure, per me, è tutto chiaro. Certo, la magistratura dovrà accertare eventuali responsabilità penali, ma è ora di smetterla di attendere dagli inquirenti valutazioni e giudizi morali, etici e politici che, invece, spettano ad ogni singolo cittadino.
La storia del Pessina, della sua ristrutturazione è la più classica delle storie all'italiana che giunge all'attenzione dell'opinione pubblica solo quando ha conseguenze violente e drammatiche. La classica storia di appalti vinti al massimo ribasso, tanto poi in corso d'opera si recupera quello e ben altro. Infatti, lavori che dovevano durare un anno e costare un milione di euro sono durati quattro anni e costati due milioni e mezzo. Storia che è possibile ritrovare, con le dovute proporzioni, in tutti gli appalti e, quindi, non ci si deve meravigliare se poi i conti del comune non tornano e le casse sono sempre vuote. La classica storia in cui si trovano coinvolti parenti e aziende di politici locali. Tutto regolare e lecito. Semplici coincidenze che però, guarda caso, si ripetono mentre per i parenti e le aziende delle persone qualunque, invece, è riservata solo disoccupazione o, in alternativa, emigrazione. La classica storia in cui chi doveva controllare pare sia stato un pò distratto. La classica storia in cui lavori lautamente pagati sono da rifare dopo pochi mesi.
Non c'è bisogno della magistratura per farsi un opinione su tutto questo. La politica, che in questi giorni si è nascosta dietro frasi di circostanza, è la prima responsabile. Inutile girarci intorno. Da anni sostengono ed alimentano questo sistema e non possono certo tirarsi fuori o accampare scusanti ne tanto meno recitare la parte degli indignati quando, questo sistema, si manifesta in modo violento come successo nella 2° E dell'istituto Pessina.
Basta guardarsi intorno per verificare quanto ciò sia prassi consolidata. La casa della musica chiusa e abbandonata dopo essersi inghiottita un cospicuo finanziamento pubblico, il servizio di raccolta dei rifiuti che fa acqua da tutte le parti e ci costa molto di più di quanto previsto dall'appalto, la nuova ala dell'ospedale di Ostuni incompiuta nonostante sia già costata diversi milioni di euro, le strade cittadine rifatte pochi anni fa che sono un colabrodo, e potrei proseguire con un infinito elenco.
Serve la magistratura per dire che tutto ciò è inaccettabile e inammissibile e che chi lo ha perpetrato deve essere messo almeno in condizioni di non nuocere più oppure è un giudizio che spetta ad ognuno di noi?
Paolo Mariani, candidato consigliere regione Puglia per il Movimento 5 Stelle
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