La
protesta degli autotrasportatori che lavorano per l’Ilva ha sfilato per strada,
in un corteo di circa trecento mezzi sulle statali 100 e 106. I camionisti, che
manifestano da oltre due settimane rivendicando i crediti avanzati dall’azienda,
hanno alzato il livello della protesta schierandosi non più solo davanti agli
ingressi del siderurgico ma su alcune strade statali. In marcia con i loro tir, a velocità ridotta, sono andati sulle statali
100 da Taranto a Mottola San Basilio; una parte del corteo ha fatto una
deviazione verso la statale 106 Taranto-Reggio Calabria, gli altri sono tornati
indietro e tutti si sono ricongiunti verso il capoluogo, non intaccando il
centro urbano.
Antonio Americo e Giacinto Fallone, tra gli
autotrasportatori manifestanti, hanno riferito del silenzio assordante delle
reti nazionali sulla vicenda Taranto, mentre si rischiano di perdere 5000/6000
posti di lavoro. Si è voluto così sensibilizzare la popolazione del territorio,
senza invadere la città , senza fare blocchi stradali, ma solo con una civile e
pacifica manifestazione per far capire quanti posti di lavoro si perderebbero e
quanti invece se ne potrebbero guadagnare se l’Ilva rimanesse aperta,
ambientalizzata e produttiva. In effetti loro chiedono solamente il pagamento
delle spettanze, non hanno bisogno di altro.
Hanno anche scritto una lettera a Matteo Renzi, con un
out out: la situazione è diventata ormai insostenibile o un congruo anticipo
degli arretrati entro un mese, si legge, o la protesta si inasprirÃ
ulteriormente. Solidarietà ha dato a quella che secondo lui è l’anello forse
più debole della catena di tutti i creditori del sistema indotto Ilva, il
presidente di Confindustria Taranto, Vincenzo Cesareo, che si dichiaraÂ
fiducioso che il governo stia lavorando per le soluzioni nella speranza che queste
avvengano prima che sia troppo tardi.
Intanto sarebbe il caso di rinviare per sei mesi o un
anno tutti gli adempimenti di natura fiscale contributiva. Questo potrebbe
essere un tentativo per portare immediata linfa a quelle aziende che si trovano
in gravi difficoltà .
L’Ilva non paga le aziende dell’indotto per lavori giÃ
effettuati, le aziende non pagano gli stipendi ai lavoratori, le aziende e i
lavoratori non pagano bollette e tasse, e inoltre, non essendoci stipendi in
circolazione, si contraggono naturalmente i consumi e tutta l’economia della
provincia è andata in depressione mentre in altre parti d’Italia aumentano le
esportazioni e si iniziano ad intravvedere i segnali della ripresa.
Taranto risulta essere una città colpita da un vero e
proprio cataclisma economico e sociale non provocato dalla natura, ma bensì da
uno stato che non ha saputo in tutti questi anni conciliare sviluppo ed
ambiente con le conseguenze drammaticamente note.
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Pertanto succede anche che, un gruppo di operai
dell’area a freddo dell’Ilva si è autoconvocato in assemblea, perché non si
sentono rappresentati da nessuna delle organizzazioni sindacali.
“I sindacati hanno permesso dalle origini dell’Ilva fino
ad oggi  il protrarsi di questo disastro che ci vede coinvolti e chiediamo le
dimissioni immediate dei segretari localiâ€, si legge nella nota firmata dal
Collettivo Operai Ilva Taranto. Gli operai di questo collettivo, chiedono un
tavolo istituzionale permanente che tenga conto della vertenza e delle
criticità della cittadinanza e dei lavoratori.
Per L’Ugl di Taranto, secondo il giovane segretario generale , Fabio Dimonte eletto nel recente congresso del 2014, la notizia della  riapertura delle linee di credito da parte di Banca
Intesa per circa 200 milioni – esito dell’incontro conclusosi a Palazzo Chigi,
presieduto dal premier Matteo Renzi -  è un segnale positivo in un momento di
grandi incertezze non solo per i lavoratori dell’Ilva ma anche per quelli
dell’indotto. “Il nostro auspicio è che la somma venga impiegata per le
priorità e tra queste vi è sicuramente dare un po’ di ossigeno alle aziende
dell’indotto e agli autotrasportatori†ha riferito Dimonte.
Intanto arriva al processo Ilva “ambiente svendutoâ€, la
beffa del risarcimento mancato, l’addio ai risarcimenti per la popolazione. Il
gup del tribunale di Taranto Vilma Gilli, infatti, nell’udienza preliminare per
il presunto disastro ambientale provocato dall’Ilva, ha accolto le eccezioni
dei legali di Ilva spa, Riva Fire e Riva Forni Elettrici, escludendo le tre
società dalle pretese risarcitorie avanzate dai creditori in qualità di
responsabili civili. Decisione motivata dal fatto che l’Ilva è entrata in
amministrazione straordinaria e le altre due società non erano parti nell’incidente
probatorio svolto a suo tempo.
È anche slittato al 19 febbraio l’interrogatorio del
direttore di Arpa Puglia Giorgio Assennato previsto per il 4 febbraio, e
chiesto dallo stesso imputato (che risponde di favoreggiamento personale)
nell’ambito dell’udienza preliminare del processo davanti al gup del Tribunale
di Taranto Vilma Gilli per il presunto disastro ambientale provocato dall’Ilva.
L’avvocato Emanuela Sborgia, difensore di Assennato, uno dei 49 imputati, ha
fatto presente che il suo assistito per motivi di salute non poteva sostenere
l’interrogatorio.
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Vito
Piepoli
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