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Aumenta la protesta civile degli autotrasportatori dell'indotto Ilva
venerdì 6 febbraio 2015

da Vito Piepoli





Approda per il “Fiore all’occhiello†al Teatro Alfieri di Torino dal 21 al 26 febbraio un autentico beniamino del pubblico italiano e americano: Massimo Lopez nello spettacolo Varie-Età

La protesta degli autotrasportatori che lavorano per l’Ilva ha sfilato per strada, in un corteo di circa trecento mezzi sulle statali 100 e 106. I camionisti, che manifestano da oltre due settimane rivendicando i crediti avanzati dall’azienda, hanno alzato il livello della protesta schierandosi non più solo davanti agli ingressi del siderurgico ma su alcune strade statali. In marcia con i loro tir, a velocità ridotta, sono andati sulle statali 100 da Taranto a Mottola San Basilio; una parte del corteo ha fatto una deviazione verso la statale 106 Taranto-Reggio Calabria, gli altri sono tornati indietro  e tutti si sono ricongiunti verso il capoluogo, non intaccando il centro urbano.

Antonio Americo e Giacinto Fallone, tra gli autotrasportatori manifestanti, hanno riferito del silenzio assordante delle reti nazionali sulla vicenda Taranto, mentre si rischiano di perdere 5000/6000 posti di lavoro. Si è voluto così sensibilizzare la popolazione del territorio, senza invadere la città, senza fare blocchi stradali, ma solo con una civile e pacifica manifestazione per far capire quanti posti di lavoro si perderebbero e quanti invece se ne potrebbero guadagnare se l’Ilva rimanesse aperta, ambientalizzata e produttiva. In effetti loro chiedono solamente il pagamento delle spettanze, non hanno bisogno di altro.

Hanno anche scritto una lettera a Matteo Renzi, con un out out: la situazione è diventata ormai insostenibile o un congruo anticipo degli arretrati entro un mese, si legge, o la protesta si inasprirà ulteriormente. Solidarietà ha dato a quella che secondo lui è l’anello forse più debole della catena di tutti i creditori del sistema indotto Ilva, il presidente di Confindustria Taranto, Vincenzo Cesareo, che si dichiara  fiducioso che il governo stia lavorando per le soluzioni nella speranza che queste avvengano prima che sia troppo tardi.

Intanto sarebbe il caso di rinviare per sei mesi o un anno tutti gli adempimenti di natura fiscale contributiva. Questo  potrebbe essere un tentativo per portare immediata linfa a quelle aziende che si trovano in gravi difficoltà.

L’Ilva non paga le aziende dell’indotto per lavori già effettuati, le aziende non pagano gli stipendi ai lavoratori, le aziende e i lavoratori non pagano bollette e tasse, e inoltre, non essendoci stipendi in circolazione, si contraggono naturalmente i consumi e tutta l’economia della provincia è andata in depressione mentre in altre parti d’Italia aumentano le esportazioni e si iniziano ad intravvedere i segnali della ripresa.

Taranto risulta essere una città colpita da un vero e proprio cataclisma economico e sociale non provocato dalla natura, ma bensì da uno stato che non ha saputo in tutti questi anni conciliare sviluppo ed ambiente con le conseguenze drammaticamente note.

 

Pertanto succede anche che, un gruppo di operai dell’area a freddo dell’Ilva si è autoconvocato in assemblea, perché  non si sentono rappresentati da nessuna delle organizzazioni sindacali.

“I sindacati hanno permesso dalle origini dell’Ilva fino ad oggi  il protrarsi di questo disastro che ci vede coinvolti e chiediamo le dimissioni immediate dei segretari localiâ€, si legge nella nota firmata dal Collettivo Operai Ilva Taranto. Gli operai di questo collettivo, chiedono un tavolo istituzionale permanente che tenga conto della vertenza e delle criticità della cittadinanza e dei lavoratori.

Per L’Ugl di Taranto, secondo il giovane segretario generale , Fabio Dimonte eletto nel recente congresso del 2014, la notizia della  riapertura delle linee di credito da parte di Banca Intesa per circa 200 milioni – esito dell’incontro conclusosi a Palazzo Chigi, presieduto dal premier Matteo Renzi -  è un segnale positivo in un momento di grandi incertezze non solo per i lavoratori dell’Ilva ma anche per quelli dell’indotto. “Il nostro auspicio è che la somma venga impiegata per le priorità e tra queste vi è sicuramente dare un po’ di ossigeno alle aziende dell’indotto e agli autotrasportatori†ha riferito Dimonte.

Intanto arriva al processo Ilva “ambiente svendutoâ€, la beffa del risarcimento mancato, l’addio ai risarcimenti per la popolazione. Il gup del tribunale di Taranto Vilma Gilli, infatti, nell’udienza preliminare per il presunto disastro ambientale provocato dall’Ilva, ha accolto le eccezioni dei legali di Ilva spa, Riva Fire e Riva Forni Elettrici, escludendo le tre società dalle pretese risarcitorie avanzate dai creditori in qualità di responsabili civili. Decisione motivata dal fatto che l’Ilva è entrata in amministrazione straordinaria e le altre due società non erano parti nell’incidente probatorio svolto a suo tempo.

È anche slittato al 19 febbraio l’interrogatorio del direttore di Arpa Puglia Giorgio Assennato previsto per il 4 febbraio,  e chiesto dallo stesso imputato (che risponde di favoreggiamento personale) nell’ambito dell’udienza preliminare del processo davanti al gup del Tribunale di Taranto Vilma Gilli per il presunto disastro ambientale provocato dall’Ilva. L’avvocato Emanuela Sborgia, difensore di Assennato, uno dei 49 imputati, ha fatto presente che il suo assistito per motivi di salute non poteva sostenere l’interrogatorio.

 

Vito Piepoli

 

 




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