HOME D.E. GUEST BOOK SPORT ISCRIVITI DELFINARIO LINKS COOKIE POLICY


•   Taranto, tutto pronto per la Festa di Sant'Antonio 2019
•   “Storia e Architettura”
“San Pietro: l’altra Basilica”.

•   Attenti a quei due: confronto diretto tra Mare e Terra in una sfida tra grandi chef
•   “Percorsi educativi per una società interculturale”
•   MAGNA GRECIA AWARDS 2019


•   MANDURIA (TA): La Coldiretti nella gestione del Parco dei Messapi
•   RICONOSCIMENTO NAZIONALE PER IL PIZZAIOLO TARANTINO PROFESSIONISTA MICHELE DI BARI
•   PULSANO: IL COMUNE FA COPRIRE TUTTE LE BUCHE SU VIA TARANTO



•   Riesame AIA ex Ilva: le valutazioni e richieste di Legambiente
•   Il Dossier Taranto di Legambiente sull’ex Ilva
•   GRETA CHIAMA TARANTO


•  U Tarde nuestre -
rassegna quotidiana

•  Basket
•  Atletica
•  Delfini Erranti Touch Rugby Taranto
•  Altri


Notizie
Ricorrenze
Raccolta Foto


Google
Web DelfiniErranti.Org



stampa l'articolo
Plutarco e Leopardi dialogano sulla necessità della bellezza
domenica 11 gennaio 2015
Se l’ascolto ha la pazienza del silenzio la storia è un precipitato nel Tempo…

di Pierfranco Bruni



 
Nello areopago dove aveva predicato San Paolo si incontrano, per volere degli Dei o dello sciamano Anima in Volo, Plutarco e Leopardi.
Si osservano e dialogano.
Si scontrano e si incontrano.
Leopardi resta appoggiato su una mezza colonna. Si allontana e poi con una mano resta fermo sulla mezza colonna.
Da lì ascolta e dialoga.
Plutarco con la testa alta sembra guardare, sempre fisso, un punto oltre l’infinito. Non si ferma un solo istante. Camminante tra gli spazi dell’areopago.
Si parla di morte, di vita, di oblio e di bellezza…
Plutarco fu un grande viaggiatore. Dalla Grecia all’Asia, dall’Egitto a Roma. Visse tra il 46 dopo Cristo e il 120 dopo Cristo.
Leopardi visse tra il 1798 e il 1837. Da Recanati a Napoli, da Roma a Firenze.
Il tempo non ha orologio.
Il tempo metafisico è in un cerchio.
Non si racconta la storia con la cronaca e la realtà è solo una finzione.
Plutarco… Leopardi… è come se si sfidassero lacerando gli orizzonti di tempo…
Chi ha vissuto solo nella cronaca non resta e chi abita il viaggio dell’eterno è un intreccio di infinito nell’ascolto…
Il vento agita le pagine dei ricordi.
Il dialogare così ha inizio…
E c’è un debole vento che attraversa il teatro della vita…
 
Plutarco: "Non si muore soltanto perché siamo arrivati al punto in cui il tempo, il nostro tempo, è scaduto. Si muore per una tempesta d’anima. Si può morire per una anima che vive la tempesta e si trasforma in naufragio".
Leopardi: "Già, la Tempesta… il Naufragio. Io per non restare nella siepe sono andato oltre. Si può morire anche di noia. Ma tra il tempo e la noia c'è sempre un cammino parallelo".
Plutarco: "Vivi come se il silenzio non fosse soltanto l'ascolto perché nella mia Grecia la Parola è un tocco di campana e poi il resto è un corteo di ombre. Tu, oltre il tuo rimembrare e i tuoi sabati nelle melanconie hai conosciuto le ombre? Anzi il corteo delle ombre o ti se rifugiato nell’oblio…".
Leopardi: "Perché usi queste parole? Io porto le ferite nell’anima e la mia solitudine ha pieghe di infinito. Non ho più troppe virtù. La virtù appartiene a chi non conosce la bellezza del vizio. Io ormai vivo solo il vizio perché mi allontana dal suono della campana".
Plutarco: “Un tempo ho amato la tua poesia. Ti dirò che mi specchiavo in alcuni tuoi versi e il tuo venditore di almanacchi mi sembrava un mercante tra gli spazi dell’agorà. Poi ho capito che la poesia è un gioco per tentare di placare ciò che non si vede. La poesia come tutta la letteratura è una finzione. Anzi è la maschera che non riesce però a mascherare tutto il viso e dal viso si legge l’anima, si leggono le passioni, si leggono le bruttezze, si rigano le bellezze e tu sei stato un grande incannatore di malinconie perché nel tuo infinito si vive il finito…”.
 
Leopardi, molto sorpreso, interrompe Plutarco e con uno sguardo incavato risponde gesticolando con la mano destra.
 
Leopardi: “Io non ho maschere perché ogni mia parola, ogni mio verso, ogni mio inciso è sangue e il mio essere inquieto non è mai stato un giocare con lo specchio e neppure un duellare cercando vite parallele. Io ho vissuto con il dolore nel cuore…”.
Plutarco, ferma alzando le braccia, il discorrere di Leopardi e dice: “Silvia… Nerina… Ranieri… Conte Monaldo… La vita è sempre un discorrere tra una pagina bianca e una giornata perduta cercando di capire ciò che l’altro non ha cercato di dirti e tu ancora sfogli il cielo con i colori del luogo natìo.. Non esiste la nostalgia del luogo natìo… Noi restiamo in ascolto soltanto della morte che non consola e non libera ma è l’unica forma d’arte che non ha eguali e neppure il tempo può misurarsi con la morte ma tu hai sfiorato con le parole la morte ma non hai ascoltato la morte…”.
Leopardi: “Ti sento irrequieto. Lo sei, ma è come se tante vite ti abbiano attraversato ed ora che sei giunto ad un’età in cui gli anni non dovrebbero più raccogliersi nel giro delle lancette diventi impaziente…”.
Plutarco: “Ti sbagli, mio caro. Puoi dire che non credo più al giochetto della pazienza o delle impazienze, delle tolleranze o della ragione. Tu cosa sei? La maschera della Ragione o la Ragione che intreccia l’anima alle cose? Sai qual è la differenza tra noi due?”.
Leopardi: “Non credo che ci siamo molte diversità… Siamo entrambi alla ricerca della bellezza…”.
Plutarco: “Tu vivi ponendoti troppe domande…mentre la malinconia ti attraversa. Io vivo troppo in ascolto tanto che anche il silenzio è un ascolto metafisico oltre la storia e oltre la nostalgia della fine…”.
Leopardi: “Mi pongo domande sula bellezza? Bene. Ed è proprio questo che ci accomuna. Oltre a tutto il resto. Io mi pongo domande. Tu resti in ascolto. La bellezza ci lega. La ricerca della bellezza o la bellezza…”.
Plutarco: “Non sei tu che scrivi: ‘Cara bellezza… fai sobbalzare il mio cuore…tu che forse hai reso felice l’età dell’oro…’, ed è una dichiarazione della necessità della bellezza…”.
Leopardi: “Certo. Ma non sei tu che scrivi: ‘Come in un’opera d’arte la bellezza è il risultato di vari fattori…’ e vivi ascoltando la bellezza. La bellezza come necessità…”.
 
Poi Plutarco e Leopardi smettono le parole perché le parole, sono entrambi convinti di ciò,  sono maschere di vetro.
Mentre seduti al centro del teatro della vita San Paolo, Anima in Volo e gli Dei… abitano il silenzio.
Giocano a carte scoperte intorno al duettare di Plutarco e di Leopardi.
 
San Paolo: “La Bellezza? Ci condurrà alla salvezza…”.
 
Anima in Volo: “La Bellezza è uno scavo nella Pazienza… e la storia è un precipitato nel Tempo”.
 
Gli Dei hanno una voce sottile.
Osservano il fuggire del vento.
Sono in coro e sono un coro.
 
Recitano: “Bellezza, Salvezza, Pazienza… La morte ha una vita lunga e noi restiamo in ascolto… L’ascolto ha la pazienza del silenzio…”.
 
                





Segnala questa pagina
mappa del sito

Per un tuo commento scrivi sul Guest Book del Delfini Erranti


home   cookie policy guest book   sport   cultura   società   ambiente   delfinario   blunote