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Il 7 gennaio del 1978 la strage di Acca Larentia. Chi ha vissuto deve avere il coraggio di testimoniarsi!
giovedì 8 gennaio 2015

di Pierfranco Bruni


Sono passati anni lunghi o anni perduti o anni sconfitti. Acca Larentia. Tre giovani falcidiati solo perché non erano di sinistra. Anzi erano dei “topi neri”. Non bisogna dimenticare perché dimenticare è non ricordare. In quel 7 gennaio del 1978.
Io ero in quella Roma di fuoco dove “falce martello e stella” conosceva bene le skorpion. E con una di quelle skorpion viene ucciso uno di quei ragazzetti che avevano, allora, forse la mia età, uno, e altri due meno, molto meno, della mia età di quel tempo.
Allora c’erano i compagni che sbagliavano. Chi ha vissuto quegli anni sa e non solo ricorda. Venivano considerati sempre dei compagni, o Bella ciao, anche dei compagni che sbagliavano. Sino al 16 marzo dello stesso anno quando la strage colpì terribilmente il mondo cattocomunista.
Da Acca Larentia a Via Fani (ovvero alla uccisione dei cinque “ragazzi” della scorta di Moro e al rapimento dello statista (democristiano), e a Via Caetani cosa è accaduto?

I topi neri trucidati. Una forma stragista (io non ho mai accettato l’attribuzione del concetto di strage ad uno schieramento soltanto) e nuclearista combattente che scimmiottavano il checheravismo mai spiegato completamenmte e mai definito in quella lettura di una Cuba libera…
Cuba libera? Piuttosto the lost city come ebbe a dire l’attore Andy Garcia nel suo straordinario e famoso film.
Ma gli anni sono lunghi e restano indimenticabili tra le strade di una follia culminata in un terrorismo che aveva un senso (?) Non si può affermare che non ci fosse un senso in quegli anni. Eppure è stato tutto vero. Il terrorismo rosso era praticato dai compagni che sbagliavano, mentre i topi neri erano il fascismo o il neofascismo che usciva dalle fogne.
Quel Fronte della Gioventù non aveva armi ma parole manifesti linguaggi. Eppure i compagni che sbagliavano stavano in trincea e l’uccisione di Moro non toccò l’epilogo. Scrisse l’ipocrisia e la doppiezza di un Regime che viveva un tragico modello parallelo.
Perché vennero uccisi i giovani del Fronte della Gioventù di Acca Larentia?
Chi mai ci rivelerà questo mistero? Perché erano topi neri che uscivano dalla fogna?
Quanti anni di doppiezza ideologica sino a toccare il paradosso nel versante opposto quando si volle far passare le lettere scritte da Moro, nei cinquantacinque giorni del rapimento, come pagine scritte da un pazzo mentre si credeva alle sedute spiritiche che indicavano la via dove Moro era tenuto prigioniero.

Io non smetto di pensare a quegli anni, anche dopo i miei romanzi scritti su quegli anni. Ma quanti del mondo comunista e del mondo cattolico (in riferimento a Moro) hanno rimosso quel 1978?
Si inizia quell’anno uccidendo tre ragazzi che fortemente si erano dichiarati anticomunisti e va avanti sino alla strage di via Fani colpendo un cattolico che era stato amico di Paolo VI, ma che rinnega tutti e tutto quel mondo al quale faceva riferimento.

Si tocca il ridicolo e il macabro nel momento in cui si celebrano le esequie di Moro senza il cadavere di Moro, ovvero senza feretro, e in grande parata cattocomunista con messa celebrata addirittura dal Papa. Da qui comincia il mio allontanamento dai cattolici e dal mondo cattolico.

Una scena a rivederla ancora oggi, quella della messa senza feretro e non voluta e non accettata dalla famiglia Moro, che si celebra il vero funerale, ridicola e che sa di macabro.
Certo, ricordo quel tempo. Lo ricordo perché l’ho vissuto e chi ha vissuto deve testimoniarsi. Deve avere il coraggio di essere presente a quella storia che non è storia bella ciao.
Chi ha pagato in giustizia per quei tre ragazzi uccisi, e uno di questi addirittura da un poliziotto. Ma sì, i pasoliniani erano dei profeti alla rovescia quando recitavano quei versi conformisti e scoordnati in un tempo delle agonie che chiamavano figli di papà i sessantottini nella piazza affollata di inutilità dolorante a Valle Giulia.
Allora tutti gli specchi erano stati rotti. Anche dallo stesso Pasolini, che non smetterò di non stimare, nei suoi articoli considerati profetici che risalgono al 1974 e 1975.
Ma si sa, la storia siamo noi Bella ciao, e nell’anno in cui si “celebra” la Resistenza finita, (70 anni) che non finirà nel 1945 perché dentro questo concetto vanno inseriti anche gli anni delle Foibe e degli infoibati e si dimenticherà certamente la macelleria messicana di Piazzale Loreto con Claretta e Mussolini a testa in giù appesi dai piedi (70 anni fa), come poter ricordare la strage di Acca Larentia?
Quella storia bella ciao non mi appartiene e non siamo noi non sono io non ci saremo con onore e dignitĂ  in quella storia e non vogliamo esserci. Non si potrĂ  mai parlare di una storia condivisa. Non esiste. Ognuno di noi ha la propria storia. Ma ci vuole coerenza e dignitĂ .
Quei ragazzi uccisi il 7 gennaio del 1978 non vanno dimenticati. Perché nelle scuole italiane non si racconta che quel 7 gennaio del 1978 vennero trucidati tre ragazzi che gridavano con dignità di non essere comunisti e sono stati indegnamente definiti “topi neri”? Chi non ha il coraggio di ricordare la strage di Acca Larentia non ha la dignità di ricordare la strage di Via Fani a distanza di due mesi soltanto. Chi ha vissuto deve avere il coraggio di testimoniarsi!





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