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La morte di Lello Basile
venerdì 2 gennaio 2015

di Pierfranco Bruni



La morte di Lello Basile. Il suo cuore si è fermato nell'ultima stazione della vita

di Pierfranco Bruni

È morto Lello Basile. Mi ha telefonato Micol, da un città lontana, e mi ha detto: pa', hai saputo chi è morto? Ed io ho subito ribadito no, dimmi...
Caro Lello, ci eravamo sfottuti da poco e non sul piano politico, ma parlando degli innamoramenti di un poeta che si chiama Antoni Garcia...
Non mi chiederai più chi è Antoni Garcia. Per tante volte mi hai chiesto di questo scrittore che attraversava la politica come orizzonte e l'amore come senso. Me lo hai scritto anche su Facebook. Io ti risposto vagamente con la solita ironia che ci caratterizzava dai tempi antichi.
Ci eravamo visti da poco.
Ragazzi terribili per idee pesanti. Ex ragazzi alla Cocteau o alla Prevert... Ma sempre terribili...

I congressi da Sorrento a Verona. Ovvero dal dibattito che vedeva me dalla parte intellettualmente vicina a Pino Rauti e tu con il mio amico di sempre Pinuccio Tatarella.

Io che non ho mai fatto vita di partito ma vivevo tra le culture delle destre e tu che eri parte integrante del partito dentro il MSI. Io non sono mai stato dentro il MSI. Anzi mai organico e sempre eretico.
Pur scrivendo da una vita per il Secolo d'Italia" mi sono trovato ad essere il primo coordinatore di Alleanza Nazionale nella,Puglia tarantina per volere di "Punuccio" che volle che facessi poi l'Assessore e il Vice Presidente della Provincia di Taranto con riconoscimenti ampi da tutti e tu dovevi continuare ad essere riferimento politico. E lo sei stato.
Tu eri quello che doveva traghettare gli ex fascisti in Alleanza Nazionale. Ci sei riuscito. Nel 1994 tu eri il responsabile del MSI ed io il coordinatore unico di Alleanza Nazionale.

I candidati per le elezioni politiche di quando stravincemmo ed eravamo una forza dovevano avere il nostro consenso. Già, molti dimenticano. Ma fummo chiamati di notte a Manduria da Pinuccio per discutere di questo e poi il giorno successivo a Bari per definire il tutto chiusi in una stanza solo noi tre. I nostri candidati allora vennero tutti eletti.

Le urlate di Pinuccio erano la stima e l'affetto nei nostri confronti.
Certo, abbiamo fatto un tratto di strada insieme. La vita è camminare le strade ma tu hai sempre avuto una nobiltà che era quella della volontà di vivere la destra con la tradizione dei valori.

Un giorno ti dirò, caro Lello, chi è Antoni Garcia. So che su quei versi premevi mi piace e mi mandavi messaggi. Dalla politica come è stata da te attraversata alla letteratura non ci sono molte distanze perché è la persona che viene posta al centro.

La libertà si paga con denari ma con umanità rinunce lealtà. Essere liberi è essere veri. Tu sei stato libero e vero, amico mio.
Ma ti dirò chi è Antoni Garcia. Ti affidò proprio questi suoi versi. In questo momento in cui il finito, avrebbe detto Garcia, ha una memoria infinita perché il viaggio è un silenzio religioso e unico.

"Se il tempo misura la storia
noi non saremo la storia
e non vogliamo esserlo
perché abbiamo la via della civiltà
scritta nella Tradizione" (Antoni Garcia).

Caro Lello,
anche il dolore ha la sua ironia... So che ti sarebbe piaciuta questa frase: Quando si muore perché il cuore si ferma vuol dire che quella fermata era la stazione della vita. L'ultima stazione della vita.



***


Avvolto nel tricolore, in una chiesa gremita, la Chiesa del Carmine di Taranto, e con le cadenzate, importanti e penetranti parole di don Marco Girardi abbiamo dato l’ultimo saluto a Lello Basile. Il militante, il politico, l’intellettuale. Quel tricolore avvolgeva la bara, ovvero la storia di un uomo che non ha mai vissuto di politica, come ben ha detto don Marco (discorso perfetto, elegante e forte), ma ha cercato di mettersi al servizio della politica che è servizio, idea, progetto e pensiero.
Quel tricolore che racconta una storia e con il “pianto” finale urlato con il sempre Presente. Striscione che delineava una cordata antica. Di valori e di significati in una identità mai dimenticata e mai deviata. Non uso il verbo rinnegare, perché non era nel vocabolario di Lello, come non è in molti di noi che apparteniamo alla storia e ad una storia. Alla storia e non a quelli che dicono che la storia siamo noi bella ciao…
Bene ha sottolineato, nel suo dire, don Marco quando ha, con acutezza, sottolineato che in Lello, chiamandolo più volte proprio Lello, ciò che primeggiava non era il servirsi della politica, ma il vivere quotidianamente la politica come servizio in un paesaggio di conoscenza e di confronti e con quel suo essere sempre al servizio di un associazionismo cattolico, che pone al centro non l’individuo, ma la persona in un dialogo costante con l’Assoluto.
È stato un riferimento ma non solo politico. Ha sempre unito il dire e il fare della politica con la cultura. Già, le nostre discussioni erano proprio intavolate intorno a questo incastro tra politica e cultura.
D’altronde, lui molto prima, io dopo, abbiamo avuto un maestro indimenticabile e che nessuno ha mai potuto sostituire: Pinuccio Tatarella. La politica diventa valore dell’essere soltanto se alla base ci sono processi culturali: così insisteva Pinuccio.
Ma il ruolo di Lello era quello, negli anni del grande passaggio tra il MSI e AN, di innescare nel linguaggio tradizionale il concetto di cultura e il mio compito era quello di parlare il linguaggio della cultura.
Tante discussioni. Tanti viaggi. È una storia lunga. Ma quel tricolore avvolgente la bara di Lello nella chiesa gremita è una commozione e un orgoglio.
I figli, la famiglia, devono essere fieri di un padre che ha vissuto, nel tempo dei voltagabbani, come diceva il nostro Nino Tripodi parlando degli intellettuali e degli uomini tra due bandiere in un suo famoso libro, con il coraggio e il sangue della coerenza e coerente lo è stato non quando si è parlato di AN, ma di quando si parlava di MSI in una tradizione che andava dal dopo Salò sino al 1946 e da Almirante alle dialettiche in una destra articolata, che ha avuto le sue ferite e le sue diaspore, ma che aveva come principio i Principii della Politica.
Non so perché ho sempre davanti l’immagine di Lello al Congresso di Sorrento della fine degli anni Ottanta. E poi a Fiuggi e a Verona. In questi mesi passati non aveva mai perso la pazienza e il senso di ricostruire.
Nella serata di fine settembre dedicata a Cosimo Fornaro mi disse che bisognava rientrare nell’idea di un Progetto Cultura. Quello che abbiamo portato avanti a Taranto tra il 1994 e 1999.
Negli anni in cui ho rivestito la carica di Vice Presidente della Provincia di Taranto abbiamo consumato, nelle serate, tante discussioni avendo come base l’educare alla politica e di far gruppo e non altro.
Certo, quel tricolore mi ha commosso, come le parole di don Marco molte belle.
Così come quel Presente… Lello.
E poi i suoi libri non per raccontarsi, ma per raccontare pezzi di storia e di linguaggi politici…
In quella chiesa gremita Taranto, la nostra gente o il nostro popolo, lo ha stimato e continuerà a volergli bene perché per dimenticare bisogna non ricordare, ma noi coerenti sappiamo cosa è la memoria…
Avvolta nel tricolore quella bara… Lello Presente…















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