C’è tanta gente che non ha la
possibilità di raccontarlo. È un incubo. E non tutti trovano poi una
sistemazione, dopo aver cessato il proprio lavoro autonomo.
Chi fa presente questo è
Alessandra Bommarito, imprenditrice e autrice di un libro, in cui racconta le
difficoltà incontrate nel mettere su una attività in proprio.
Una giovane imprenditrice alle
prime armi con il fisco che ha deciso di
raccontare la sua esperienza fra tasse, bolli e burocrazia e metterla per
iscritto in “Uccisa a colpi di tasseâ€, Walter Farina Editore.
Sulla
copertina c’è scritto :â€Avevo tanti sogni nel cassetto…ma poi mi hanno
pignorato il comodinoâ€.
In
questo libro si narra quello che potrebbe accadere quando si decide di avviare
un’impresa e cioè che anziché fare dubbi profitti vi sono delle perdite sicure
sotto forma di Iva,
Irap, Ires, Imu, Inps, Tares, Diaria, Dazio, Dogana, Pil, Ruef, Marca da bollo,
F23, F24.
“Leggete
la mia storia, prendete maggior coscienza delle condizioni economiche in cui,
noi italiani, siamo costretti a vivere. In mezzo a promesse di una politica
insana, tra tasse e imposte, ormai siamo dentro una vita che non ci appartiene
piùâ€, ha riferito la Bommarito.
Ci sono tanti casi di questo
tipo ed un elemento comune che colpisce, nonostante ciò, è che ci sia ancora
qualcuno che voglia fare impresa in Italia. È una cosa folle.
Leggendo la storia di Alessandra
e le tante altre storie simili, si capisce perché un giovane vuole andare
all’estero o un lavoro da dipendente.
In Italia, vi sono storie
incredibili su imprenditori ridotti al lastrico. C’è già difficoltà agli inizi,
in una prima fase in cui uno cerca di fare impresa, ma una volta che questa va
perché si è stati bravi a mettere in atto un’ idea particolarmente brillante
con un prodotto sui generis oppure con un servizio ben fatto, dopo un primo
anno, al secondo anno di vita, si viene massacrati. C’è qualcosa di peggio
delle normali tasse, che è l’avere la regolarità rispetto a tutte quante le
norme che se disattese, provocano multe che non sono altro che ulteriori tasse
sotto mentite spoglie.
Orbene, si parla di riduzione
del peso fiscale in questo paese, che è eccessiva, ma se ne parla solo, non si
riesce a metterci mano. Nessun governo, né di centro destra , né di centro
sinistra c’è mai riuscito più di tanto.
Se un imprenditore oggi decide
di aprire un’attività , già il primo anno è costretto a pagare non il 40 o il 50
%, ma bensì circa il 70 %, perché  oltre a pagare le tasse sul primo anno in
base alle entrate realizzate è costretto ad anticipare le stesse tasse per
l’anno successivo, ossia per delle entrate che poi non sa se effettivamente
realizzerà . Per cui, per dare un’idea, ad esempio su 30 mila euro ne pagherà 20
mila di tasse e gliene resteranno solo 10 mila per i compensi e per tutto il
resto indispensabile per andare avanti.
C’è
uno studio della Cgia di Mestre in cui si dice che nei prossimi mesi di novembre e di dicembre le imprese e le famiglie italiane
saranno chiamate a versare oltre 91 miliardi di euro di imposte.
Tra
il versamento delle ritenute Irpef dei dipendenti e dei collaboratori familiari, le ritenute
in capo ai lavoratori autonomi, l’Iva, gli acconti
Irpef, Ires
e Irap, il versamento dell’ultima rata dell’Imu e della Tasi, le aziende dovranno
onorare 25 scadenze fiscali, mediamente una
ogni 2 giorni.
 “Una pioggia di scadenze che potrebbe mettere in seria difficoltà moltissime piccole imprese a
causa della cronica mancanza di liquidità - secondoÂ
il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi - Un periodo, quello di fine d’anno, molto delicato per le aziende, visto
che oltre all’impegno con il fisco devono
corrispondere anche le tredicesime ai propri dipendenti.Â
Tra
addizionali, bolli, canoni, cedolare, concessioni, contributi, diritti,
imposte, maggiorazioni, ritenute, sovraimposte, tasse e tributi, l’Ufficio
studi della Cgia ha contate un
centinaio di tasse, e molte sono tanto curiose.
Quelle che generano un gettito
maggiore sono soltanto una decina. La cosa più drammatica è che non è facile
capire neanche le tasse che si devono pagare ed ogni governo di qualunque
colore sia stato ha avuto un dicastero per la semplificazione, ma fino ad ora si
è semplificato poco.
Lì dove esiste la necessità di
una spiegazione tecnica alla norma si crea una nuvola all’interno della quale
ci si perde.
La semplificazione sarebbe una
sola: quella per cui tutti possano capire.
Inoltre se si apre una azienda,
si impiega una o più persone, si deve avere un trattamento di favore perché si sta
creando lavoro per sé e per gli altri senza pretenderlo dallo stato.
Pertanto gli si potrebbe dire
di non pagare nessuna tassa per ben tre anni oppure gli si fa pagare una tassa
sola onnicomprensiva che sia uguale per tutti, per esempio del 10%.
Questo oltretutto sarebbe anche
un vantaggio per lo Stato perché nel momento in cui pagare le tasse è semplice,
lo Stato riesce con più sicurezza ad introitare quello che ha previsto.
È molto difficile pagare le
tasse perché soprattutto quando parliamo di Tasi o di Imu e i calcoli li devono
fare i contribuenti questi si trovano in grande difficoltà ad interpretare le
norme.
Vi sono anche tasse che il
contribuente non sa che deve pagare e inconsapevolmente non la paga e poi gli
arriva una cartella maggiorata.
Se ogni governo ci tassa di più,
di questo passo ad un certo punto non ci sarà più nulla da tassare. Purtroppo
non ci si rende conto di questo. Prima o poi non ci sarà più nulla da mungere,
ci saranno poche imprese e lo Stato come farà ad onorare i suoi debiti e il
dovuto ai suoi dipendenti.
Se non c’è lavoro non ci sono
tasse. Se le tasse sono esose, muore il lavoro. Ci saranno sempre meno
imprenditori e lavoratori autonomi e lo stato non potrà più sostentare il suo
apparato di dipendenti pubblici, magistrati, vigili, polizia e così via.
Intanto
per l’anno in corso, la Cgia fa sapere che tra imposte e tributi lo Stato e le
Autonomie locali incasseranno 487,5 miliardi di euro. Se
aggiungiamo anche i contributi sociali, pari a poco più di 216 miliardi, nel
2014 il gettito fiscale complessivo sfiorerà i 704
miliardi di euro. Una cifra da capogiro.
Vito Piepoli