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Dopo la morte del 68enne originario
di Margherita di Savoia (Foggia), il deputato Scagliusi (M5S) ha interrogato il
Ministero degli Affari Esteri per sapere i motivi che hanno impedito il
rimpatrio, richiesto più volte da Diaferio
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Salvatore
Diaferio era un cittadino romano, di 68 anni, originario di Margherita di
Savoia (Foggia).
Faceva il gelataio e aveva deciso di andare in Messico sicuro di poter fare
fortuna. Arrivato nel Paese centramericano i primi di luglio, aveva cercato
fortuna, ma è presto scivolato nell’indigenza, vivendo per strada o
all’aeroporto di Cancùn. Viveva di elemosina, per raccogliere qualche
moneta per il biglietto di ritorno in Italia. Voleva tornare a casa. Si era
rivolto anche al Consolato italiano per chiedere aiuto e il “prestito
consolare†che gli permettesse di ottenere un credito dal consolato, da
poter poi onorare una volta rientrato in patria, dove aveva un libretto postale
con qualche risparmio. Ma nulla, il prestito non gli è stato concesso e
mentre l’Ambasciata cercava parenti in Italia disposti a pagargli il biglietto
di ritorno, Salvatore, il 30 settembre, si è accasciato a terra per un
malore, morendo poi stroncato da un infarto, di fronte al Consolato
italiano a Playa del Carmen. Un altro episodio che rivela la superficialità con
la quale vengono gestite le sedi di rappresentanza italiane in Messico. La
vicenda è approdata a Montecitorio con una interrogazione parlamentare del deputato
pugliese Emanuele Scagliusi (M5S), componente della Commissione Affari Esteri
alla Camera.
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“Il
Console ha svelato retroscena non proprio esaltanti. Ha raccontato che nel
dicembre 2010, per far partire un aereo con a bordo il ministro Prestigiacomo,
visto il blocco della torre di controllo che autorizzava solo voli con carico
completo di carburante, l’Ambasciata aveva chiesto di precipitarsi lì e di
pagare, anticipando di tasca sua quasi 4.000 dollari di carburante – dichiara Emanuele Scagliusi (M5S)
– Per il signor Diaferio, indigente, solo indifferenza dall’Ambasciata alle
richieste del Console. E dal momento che quest’ultimo è stato rimosso
dall’incarico proprio in concomitanza con il caso Diaferio e delle sue
dichiarazioni, abbiamo chiesto al Ministero degli Esteri di chiarire la
dinamica della vicenda e di sapere quando abbia intenzione di riaprire la sede
consolare di Playa del Carmen, chiuso a tre giorni dalla morte di Diaferio con
decreto ministeriale – continua il deputato pugliese 5 Stelle -  Una
decisione che ha messo in difficoltà più di 15.000 italiani e più di una decina
di migliaia di turisti che, al momento, non hanno alcuna rappresentanza
consolareâ€.
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Quesiti
ai quali il sottosegretario Giro ha replicato sostenendo che il signor Diaferio
stesso non aveva voluto fornire la lista dei nominativi e che, in un secondo
momento, si era ricreduto facendo tuttavia perdere tempo prezioso al Consolato.
Un tempo che si è rivelato fatale. Giro ha poi slegato la vicenda Diaferio
dalla chiusura dello stesso Consolato di Playa del Carmen: gli italiani
potranno andare a Cancun, a circa 70 km di distanza.
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“Mi
auguro che in tempi rapidissimi venga ripristinata la situazione, al momento a
totale danno degli italiani in Messico – conclude il deputato pugliese
M5S – Se fino a ieri era un dovere, dopo la morte del signor Diaferio
diventa un obbligo morale nei confronti di tutti i cittadini italiani residenti
in Messico e di quelli che ancora guardano con ammirazione il nostro Paeseâ€.
Sulla vicenda Diaferio si è subito adoperato anche il deputato di Andria
Giuseppe D’Ambrosio (M5S), il quale con una missiva aveva chiesto
delucidazioni al Ministero: si attende una risposta.