“Togliere
i diritti invece di ampliarli, deregolamentare i licenziamenti invece di
tutelare i posti di lavoro, riformare per l’ennesima volta il lavoro invece di
impegnarsi per crearlo. Questo è quello che è riuscito a produrre Renzi in nove
mesi di governo. Ed è giusto, come fatto dalla Cgil e dal popolo della sinistra
italiana oggi, manifestare per fargli cambiare direzione. Oggi da iscritto al
Pd è in quella piazza che ho trovato una risposta al bisogno di questo paese di
uscire della crisi. È in quella piazza che trovo gli stimoli giusti e
l’obiettivo da raggiungere: rifondare una nuova civiltà del lavoro. E
insieme a questa una politica industriale nuova e rispettosa delle persone e
dell’ambiente, di una politica energetica non subalterna ai diktat delle
multinazionali (come nel caso della Tap nel Salento), di un piano di tutela del
territorio e paesaggio, che non è certo quello che leggiamo oggi nel decreto ‘Sblocca
Italia’ (che mi sembra più uno ‘Sbanca Italia’, un ‘avanti tutta’ a beneficio delle ruspe e dei cementificatori). È in quella
piazza che trovo ciò che manca nell’azione di questo governo.
Buone
notizie, dunque: c’è un popolo, il popolo della sinistra, che non ha smesso di
muoversi per la costruzione di un paese migliore. Un popolo che va rispettato,
ascoltato, accompagnato nelle sue proposte, in particolare dal Pd. E non
dileggiato utilizzando una retorica antisindacale che punta a infierire su chi
è già vittima, a gettare il fardello della crisi su lavoratori già fiaccati da
politiche di precarizzazione sbagliate.
Oggi
chi è di sinistra, chi è cresciuto dentro la cultura del lavoro e del rispetto
per chi lavora, non può avere tentennamenti. Quella è la nostra piazza, lì c’è
il Pd. Non nelle parole del finanziere Davide Serra, che chiede di ridurre il
diritto di sciopero dal palco della Leopolda. Non negli slogan che tendono a far passare per
carnefice la vittima. Non in chi, consapevolmente o meno, si presta al gioco di
lobby e poteri ansiosi di riposizionarsi in una fase nella quale, per molti, è
importante che tutto cambi perché niente cambi.
È
triste invece constatare come invece in Puglia prevalga il silenzio. Provetti dirigenti e grossi ed
ambiziosi leader democratici, pronti ogni giorno ad esibire l’abilità nell’insulto
fra di loro oggi non trovano fiato per stigmatizzare la mutazione a cui il Leopolda
style rischia di sottoporre l’unico grande partito della sinistra italiana. Da
parte mia mi sento di schierarmi con Piazza San Giovanni, e non perché c’è
bisogno di un rigurgito identitario per ritrovarci e riconoscerci ma perché non
c’è da sottovalutare la delicatezza di questo passaggio politico. Oggi solo
chi tace, per mero opportunismo o per povertà di cultura politica, rivela la
propria inadeguatezza di fronte alle sfide che questo drammatico momento
storico impone alla sinistra e al suo maggiore partito”.
Lecce,
25 ottobre 2014