Terni – Taranto-Piombino
Unica soluzione Nazionalizzare
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Venerdì 17 ottobre 2014 un territorio intero è sceso in piazza per
difendere la sua principale fonte di lavoro, l’Acciai Speciali di Terni con i
suoi 2700 dipendenti e 130 anni di storia oggi svenduto alla Thyssen Krupp. E’
stata una manifestazione imponente come c’era da aspettarsi, perché qui come a
Taranto e Piombino il futuro dei lavoratori coincide con il futuro delle
acciaierie.
Negli ultimi dieci anni la popolazione di Terni ha subito sulla propria
pelle una politica di deindustrializzazione selvaggia, che ha portato alla
chiusura del polo chimico cui nel tempo si è aggiunto il licenziamento di
centinaia di lavoratori delle cooperative, l’aumento della disoccupazione con
picchi del 36% tra i giovani e il conseguente collasso del salario medio dovuto
alla precarietà .
Questa situazione è la conseguenza diretta di atti politici che hanno
dei responsabili, ossia i governi nazionali che nel corso degli anni hanno
imposto le direttive europee sul polo chimico e sull’acciaio aprendo le porte
alla Thyssen Krupp.
La Thyssen Krupp punta a smobilitare l’acciaieria di Terni e a
trasferire quote di produzione su altri siti in Germania, Austria e Polonia;
Mittal probabilmente farà lo stesso a Taranto.
Il Governo ha abbandonato il settore strategico dell’acciaio e, in
perfetta coerenza, concede alla Thyssen i fondi che la multinazionale utilizza
per monetizzare le uscite e chiudere il sito.
Questo ci aiuta a capire il clima che si respira a Terni, le grandi attese
e le preoccupazioni intorno alla mobilitazione di questi giorni, che si sono
tradotte negli oltre 30mila partecipanti alla manifestazione che ha
accompagnato lo sciopero generale di venerdì 17 ottobre 2014.
I fischi più che meritati alla Camusso e Angeletti nascono dalla
diffidenza e dalla rabbia di chi, nel corso degli anni, ha visto e subito le
scelte conniventi delle segreterie confederali e teme, a ragione, l’ennesima
fregatura.
Con questo spirito abbiamo partecipato alla manifestazione del 17 ottobre
a Terni con uno striscione contro la chiusura e per la nazionalizzazione
dell'AST-TK. Per rilanciare il settore, difendere l’occupazione e mettere in
sicurezza il territorio e l'ambiente di lavoro occorrono investimenti
consistenti, che solo lo Stato può garantire.
Non crediamo affatto che l’uscita dalla crisi dell’acciaio possa essere
gestita da speculatori come la Thyssen, Mittal, Riva o Marcegaglia. I fatti
dimostrano che questi gruppi industriali tendono ad accaparrarsi fondi europei
o istituzionali e, per abbassare i costi, distruggono le competenze tecniche,
precarizzano il lavoro e sfruttano vergognosamente l’ambiente.
A Terni come a Taranto, abbiamo ribadito che l’unica soluzione è
riportare l’acciaio al centro delle politiche industriali del paese,
nazionalizzando le aziende siderurgiche. La decisione dell’AST-TK di mettere in
mobilità 550 lavoratori è avvenuta la stessa sera del voto di fiducia imposto
dal governo Renzi sulla legge delega “Jobs Actâ€. Una legge figlia del connubio
esistente tra il governo a guida PD e i settori industriali e finanziari
sostenuti dall’UE che da anni spingono per lo smantellamento dello statuto dei
lavoratori.
Contro questo profondo attacco alle condizioni dei lavoratori e ai
diritti sindacali l’USB ha proclamato, per Il 24 ottobre, lo sciopero generale
con manifestazioni regionali.
Di fronte al Jobs Act e alla manovra economica il presidente della
Confindustria Squinzi, ha dichiarato : “Ho sentito che si realizzava quasi un
sogno†, il 24 ottobre occorre uno scatto di orgoglio in difesa dei nostri
interessi e per disturbare i sogni di questa classe dirigente cialtrona e
speculatrice.