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Taranto: cambiare strategia a partire dal
porto. Non siano i lavoratori della TCT ed il futuro della citta' ancora a
pagare per agevolare il polo industriale inquinante.
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Il futuro di Taranto e provincia è
strettamente legato anche all'uso che le amministrazioni vorranno fare del
porto.
In passato, la scelta di concedere il
fronte mare alla grande industria si è rivelata poco lungimirante, opprimendo
il destino del porto di Taranto impedendole sviluppi alternativi e,
soprattutto, concedendo una delle parti più nobili e pregiate di una città di
mare ad un regime di quasi monopolio.
La ottusa rinuncia alla diversificazione
del mercato portuale ha generato un meccanismo che ha imbrigliato il nostro
porto, con sporgenti ad uso esclusivo di un polo industriale inquinante che,
ormai, si avvia al suo declino inesorabile ed annunciato, impedendo lo sviluppo
delle infrastrutture necessarie ad uno sviluppo economico basato sulle vere
vocazioni della città : commercio e turismo.
In questo contesto, in cui è la cittÃ
intera a pagarne il prezzo più alto in termini di prospettive, si inserisce
quella che sembra essere l'ennesima lotta di potere a discapito dei lavoratori,
questa volta rappresentati dai dipendenti della Taranto Container Terminal.
Ho incontrato personalmente gli operatori
TCT, che caparbiamente e con invidiabile esempio di civiltà , hanno organizzato
un presidio permanente, che hanno sciolto dopo la sentenza favorevole del TAR
che ne sblocca alcuni lavori, col il quale chiedevano risposte concrete alla
semplice domanda del sacrosanto diritto al lavoro, sancito dalla nostra
Costituzione.
A questo quadro preoccupante, si aggiunge
la criticità del poco tempo a disposizione per guardare con ottimismo al
domani: sono infatti prossime le scadenze a cui sono sottoposti i lavoratori
della TCT, ed ogni giorno che scorre rappresenta un passo verso una strada
ignota.
E' evidente che bisogna cambiare strategia
e farlo in fretta, visto che gli altri porti lo stanno già facendo tramite
finanziamenti cospicui mentre noi restiamo a guardare, per non rischiare ancora
una volta di sbagliare scelte fondamentali che segneranno il nostro futuro.
Le richieste fatte per lo sviluppo,
indicano che il porto di Taranto non sia classificato come semplice hub di
transito, ma che debba dotarsi di tutte le infrastrutture necessarie nella
retroportualità per garantire intermodalità reale
strade/nave/ferrovia/aeroporto anche in chiave turistica, e che le merci
possano essere lavorate e trasformate, nell'ottica esclusiva della valorizzazione
e tutela delle risorse locali. E' necessario ridiscutere le concessioni
demaniali regalate alla grande industria per restituire il porto ai Tarantini.
E' giunto il tempo in cui Taranto deve
essere consapevole delle sue potenzialità .
Avanti tutta, Taranto!
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Rosa D'Amato
Portavoce M5S
Parlamento Europeo
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