Che l’Italia
non sia un paese per giovani lo si sapeva giĂ . Ma la crisi dal 2008 ad oggi ha
avuto l’effetto di accelerare una tendenza che influisce negativamente sia sui
posti di lavoro, con la disoccupazione giovanile a livelli record, sia su chi
decide di rischiare in proprio mettendo su un’azienda.
Dal
2008 ad oggi i giovani imprenditori con meno di trenta anni sono 100mila in
meno.
Secondo
una ricerca del centro studi Datagiovani per il Sole24Ore, gli under 30 che
detengono una carica in azienda nel secondo trimestre 2014 sono 366.331 il –
20,8% rispetto al 2008.
Questo
significa che la crisi ha fatto saltare un giovane imprenditore su 5. Se si
analizzano soltanto i dati dell’ultimo anno tra i settori dove questa tendenza
negativa si è fatta sentire di più, spiccano le costruzioni con il – 11%, le
attività immobiliari al – 9,40%, le attività professionali con il – 8,30% e
l’agricoltura con il -5,30%.
Insomma
a pagare il prezzo più alto della recessione è come sempre chi ha le spalle
meno larghe e non sempre chi non sa fare il proprio mestiere.
E
questo succede anche nelle aree piĂą dinamiche del paese come il Nordest.
E se ci
sono province dove i giovani imprenditori sono ancora tanti come Prato con 63
imprenditori su 1000, Cuneo con 58, Savona con 57, ce ne sono tante altre dove
i ragazzi che decidono di mettere su un azienda sono sempre di meno.
Le tre ultime
province sono: al 103esimo posto Belluno con 29, al 104esimo posto Taranto con
28 e all’ultimo posto Cagliari con 28.
Vito
Piepoli